Quattro errori di Dio

Luglio 6, 2005 in Libri da Stefano Mola

Titolo: Quattro errori di Dio
Autore: Ennio Cavalli
Casa editrice: Aragno
Prezzo: € 13,00
Pagine: 136

quattro erro di dioParlare di Dio non è una cosa facile, soprattutto di questi tempi. A essere irriverenti, soggetto ingombrante. Eppure viene da chiedersi se a volte un po’ di irriverenza non faccia bene, o sia addirittura necessaria. In fondo quando possiamo permetterci una strizzatina d’occhio, una boutade, un’ombra di ironia riuscendo a rimanere ben al di qua del confine dell’offesa, significa che il rapporto con l’altro (in questo caso, l’Altro) è sicuro, sano. Nel senso che il vero affetto, il vero rapporto amoroso, deve permettere la leggerezza (intesa in senso calviniano) dello scherzo. Perché è la sola qualità che, a volte, riesce a raggiungere il senso vero e profondo delle cose

Soggetto ingombrante, e anche contraddittorio. Ente supremo dell’amore, e al tempo stesso miccia che corre lungo tutta la storia dell’umanità, alla minima scintilla pronta ad esplodere in fragore di incommensurabile violenza. Ecco dunque la necessità di accostarsi all’argomento con estrema serietà, ma al tempo stesso, con leggerezza, dismettendo gli abiti del fondamentalisimo, consapevoli che ogni aspetto dell’umana vicenda è soggetto a una gamma interpretativa dalle mille sfumature, da cui nemmeno il sacro e la divinità riescono a sfuggire (forse noi uomini abbiamo più religioni che lingue).

Che cosa potrebbe succedere poi, se l’Entità depositaria dell’amore supremo non fosse aliena dall’errore? È quanto immagina per l’appunto Ennio Cavalli, poeta, narratore, caporedattore culturale del Giornale Radio Rai nel suo romanzo Quattro errori di Dio, (Aragno), nella cinquina del Campiello 2005, e primo dei finalisti che anche quest’anno ci accingiamo a presentare. Un Dio per esempio che punisce l’uomo colpevole di eccessiva sfrenatezza e cupidigia con un diluvio che è però l’effetto collaterale di una epica nevicata. Degli altri errori nulla vogliamo svelare, per lasciare spazio alla ricerca personale del lettore, che dovrà coniugarsi con quella dei quattro protagonisti, quattro storie variamente intrecciate nel tempo. Sir Barry viaggiatore simil Phlieas Fogg, che dà l’inizio alla narrazione in un fumoso ed elitario club londinese. Un vecchio conducente di taxi, Mohammed, un tempo probabilmente suo amante o forse solo suo protetto. Roselius, professore americano di storia del pensiero religioso e Martha, la giovane allieva e, per un breve periodo, amante. I quattro personaggi si sfiorano, si inseguono, intrattengono rapporti di varia profondità, scrivono lettere che poi non si spediranno mai, viaggiano.

Perché l’avvicinamento a Dio non può che essere ricerca e dubbio e domande, così come l’amore tra le persone. E quindi viaggio, dentro se stessi e nel mondo. La lingua scelta da Cavalli è del tutto coerente con il punto di vista sulla materia divina che abbiamo cercato di illustrate all’inizio. Leggera, eppure capace di elevata densità poetica, divertita e divertente, eppure generatrice di atmosfere a metà tra un circo lunare e il sogno.

di Stefano Mola