La macchina del tempo
Febbraio 18, 2007 in Libri da Redazione
Titolo: | La macchina del tempo |
Autore: | H. G. Wells |
Casa editrice: | Mursia |
Prezzo: | € 10,50 |
Pagine: | 140 |
Il Viaggiatore del tempo siede. Intorno a lui, una serie di commensali, in fibrillazione per il racconto. Perchè lui è partito. Non per terre lontane. Ma per Ere lontane. Oltre l’anno 800.000. Oltre ciò che possiamo lontanamente concepire. Cosa sarà dell’Umanità? Esisterà ancora o la sua intelligenza prepotente l’avrà portata alla distruzione? In Pace con l’universo o in preda alla belligeranza più umiliante? Quali esseri viventi misteriosi saranno, su questa terra, in questo posto, tra qualche millennio? Perché le cose, col passare del Tempo, non solo cambiano, ma hanno possibilità molto ampie di essere stravolte. Ed il Viaggiatore del Tempo lo sa. Nonostante il Medico pensi sia pazzo. O il Giornalista rifletta sulla possibilità di deriderlo sul suo quotidiano. Solo lo Psicologo sente il dovere di andare a fondo nella vicenda, quasi per deformazione professionale. Perché, presto o tardi, si tende a divenire ciò che si fa. Il proprio impiego diventa la propria personalità.
Possibile che questo porti a un capovolgimento della realtà che oggi conosciamo? O questo processo si interromperà, con il raggiungimento del Karma intellettuale? Queste e altre sono le domande che si pone Wells, nel suo stupendo “La macchina del Tempo”. Domande che hanno, effettivamente, delle plausibili risposte. Il protagonista del romanzo breve, infatti, incontra due popoli che convivono, non proprio pacificamente, nel regno futuro. I nomi delle due tribù sono Eloi e Morlocchi. Gli Eloi sono esseri minuscoli e sorridenti, felici e totalmente inconsapevoli. I Morlocchi, invece, sono creature oscure, orripilanti, viventi nel sottosuolo. Come è forse logico, il loro cibo di base è costituito dagli Eloi stessi. Naturalmente, entrambe le razze sono frutto di una mutazione umana. Ed è qui che Wells diventa assolutamente geniale.
Non solo, in questo libro, incontriamo per la prima volta in assoluto il concetto di viaggio nel tempo utilizzando un mezzo meccanico (cosa che sarà ripresa nei decenni a venire, dal cinema e dalla letteratura in generale), ma soprattutto l’autore filosofeggia sull’avvenire umano, basandosi sulla realtà di allora. Si sofferma soprattutto sul campo lavorativo, sulla differenza tra ricchi e poveri e le conseguenze che, a lungo andare, questa divisione di classi potrebbe portare. Anche la scelta, dapprincipio risultante singolare, di non assegnare nomi ai personaggi del romanzo, ma di identificarli con il loro mestiere, risulta quasi fondamentale per comprendere che proprio la professione è colonna portante per lo sviluppo della nostra civiltà. Il trasportare il Viaggiatore nel Tempo tanto lontano gli permette, dunque, di azzardare ipotesi che, in tempi brevi, possono sembrare azzardate ed esagerate, ma a lungo andare potrebbero benissimo avverarsi. Insomma, una sorta di denuncia sociale mescolata a sana fantascienza.
Chiudendo il volume, sapendo che il Viaggiatore del Tempo è qui, da qualche parte (forse proprio nel nostro tempo) viene da chiedersi se questa non sia l’ultima occasione per l’umanità di redimersi e di rendersi soprattutto conto dell’autodistruzione a cui si sta inconsapevolmente portando. Se non sia questa, l’ultima epoca ancora vivibile della Storia dell’Uomo. Domande che forse avranno una risposta. O forse no.
di Alice Suella