Oldenburg e van Bruggen al Castello di Rivoli

Febbraio 18, 2007 in Arte da Stefano Mola

OldenburgMi piacciono le opere d’arte di grandi dimensioni. Per due motivi, probabilmente. Perché piace trovarmi davanti a oggetti che rovesciano le proporzioni abituali tra me e le cose. Perché mi attirano le cose che suggeriscono un modo diverso di guardare il mondo. Accostamento inconsueti, che generano domande, suggestioni. Perché se oggetti che nella vita di tutti i giorni, come un fiore, per esempio, mi sovrastano, in un certo senso mi riportano a un periodo della vita in cui questa cosa era abituale. A quando ero bambino.

Mi piacciono anche le opere d’arte molto colorate. E anche questo aspetto credo sia legato all’infanzia. Avete presente quelle scatole enormi di matite colorate, o di pennarelli, con un numero di colori maggiore di 24? Fantastiche. Me le comprerei ancora adesso, anche se a disegnare sono negato. Per il solo piacere di averle. Per la sola possibilità di aprirla e magari scrivere un bigliettino con un certo colore.

Entrambe gli aspetti (il rovesciamento delle proporzioni, la presenza di molti e vivi colori), quando li incontro, mi aiutano il sorriso. Ecco più o meno che cosa ho provato aggirandomi per le sale del Castello di Rivoli. Lì c’è la mostra Scultura per caso. Opere di Claes Oldenburg e Coosje van Bruggen. Per esempio, un papavero enorme che riempie un’intera sala, appoggiato per terra, come appena colto. Sembra difficile anche solo pensare come abbiano potuto farcelo entrare. Gli giri intorno come a un dinosauro. Ti aspetti che qualcuno si possa mettere dentro la corolla, e da lì magari sorriderti. È qualcosa di comune (tutti abbiamo visto un papavero) eppure non sembra di questo mondo. È strano, ma non assurdo. È un punto di vista diverso.

Ripensandoci, aveva un senso che quel giorno il Castello fosse pieno di scolaresche. Soprattutto di bambini piccoli. Forse potevano apprezzare meglio di me. Un altro aspetto delle opere in mostra è un certo aspetto big bubble. Sembravano morbide, mettevano la tentazione di toccarle. Questa morbidezza si rifletteva in una certa modificabilità. Se il papavero riprende la forma del papavero vero, ci sono strumenti musicali attorcigliati, o piegati, o inclinati. Come se seguendo una specie di istinto interno, cambiando la materia, la forma avesse scelto una maggiore libertà. Molti oggetti poi paiono sorpresi nel mezzo di un movimento interrotto. Ho passato un bellissimo pomeriggio, in quelle sale.

Scultura per caso

Castello di Rivoli

fino al 25 Febbraio 2007

di Stefano Mola