La cinquina del Campiello
Giugno 14, 2005 in Libri da Stefano Mola
L’edizione numero 43 del Premio Campiello si avvia allo sprint finale. Sabato 11 Giugno, a Padova, sono stati infatti proclamati i cinque finalisti. Dobbiamo pensare a questo evento come alla sorgente di un fiume carsico (tanto per restare in tema di nord-est). I cinque libri sono stati proclamati alla luce del giorno, ma d’ora in poi si inabissano in trecento sotterranei rivoli: tanti sono per l’appunto gli anonimi lettori che avranno il compito di scegliere il vincitore. I loro nomi saranno resi noti soltanto la sera della cerimonia di premiazione, a Venezia.
Per capire se il vostro vicino di ombrellone potrebbe essere uno di loro, dovete appuntarvi titoli e autori dei cinque libri. Per lasciare sul tavolo briciole di suspense, vi ricordiamo prima che la scelta è stata fatta dalla giuria dei letterati, presieduta dall’oncologo Umberto Veronesi, e composta da Gian Luigi Beccaria, Paola Bianchi De Vecchi, Domenico De Masi, Paolo Di Stefano, Elena Loewenthal, Lorenzo Mondo, Folco Quilici e Umberto Vattani.
Ed ora, ecco i finalisti. Gianni Celati che in Fata Morgana (Feltrinelli) rimescola realtà e fantasia, avventura e realtà inventando e descrivendo un immaginario paese africano e il suo popolo. Il napoletano cresciuto a Venezia Antonio Scurati: ne Il sopravvissuto (Bompiani) mette in scena il dramma di un esaminatore scampato alla mattanza perpetrata da un suo studente. Il giornalista radiofonico Ennio Cavalli con Quattro errori di Dio (Aragno): un thriller alla ricerca di Dio, un piccolo romanzo che solleva grandi interrogativi e che racconta il bisogno di spiritualità in un’epoca di fondamentalismi. Raffaele Nigro, già vincitore del Campiello nel 1987 con I fuochi del Basento, torna in cinquina con Malvarosa (Rizzoli), dove mette in scena il confronto fra l’anima cristiana e quella islamica attraverso i vivaci racconti di due prigionieri tenuti nel buio di una cella da un gruppo di guerriglieri algerini. Infine, sul filo di lana, ancora un autore Bompiani: Pino Roveredo con Mandami a dire. Un autore dalla biografia intensa: militante di gruppi umanitari dopo essere stato operaio in fabbrica e operatore di strada, passato anche per il carcere e l’ospedale psichiatrico. E proprio gli emarginati, ritratti con partecipazione e notevole capacità di scrittura, sono al centro del suo libro.
Il Premio Autore Esordiente è stato invece conferito al caso letterario dell’anno, capace di scalare le classifiche e di stimolare discussioni agguerrite, osannato da Giuliano Ferrara e da Antonio D’Orrico, bollato invece da Aldo Nove, accostato a nomi ingombranti (di volta in volta Proust, Tolstoj, Philip Roth). Insomma avrete capito tutti che si tratta di Alessandro Piperno, e del suo Con le peggiori intenzioni (Mondadori). Noi lo stiamo leggendo, ve ne parleremo presto. E su queste pagine, come da ormai cinque anni a questa parte, troverete le recensioni di tutti gli altri finalisti.
di Stefano Mola