Arte e storia in tavola

Dicembre 1, 2004 in Libri da Gustare da Simona Margarino

Titolo: Arte e storia in tavola
Autore: Maurizio Campiverdi, Gianni Franceschi, Francesco Ricciardi
Casa editrice: Accademia Italiana della Cucina
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Arte e storia in tavolaRaffinatezza e classe, vien da dire, pensando a una recente mostra tenuta a Milano nella Sala del tesoro della Biblioteca Trivulziana, all’interno del Castello Sforzesco, e all’opera che ne è seguita, i.e. “Arte e storia in tavola. Il gusto e la civilta’ della tavola attraverso l’evoluzione della lista delle vivande. Una storia lunga due secoli”, a cura di Maurizio Campiverdi, Gianni Franceschi e Francesco Ricciardi.

Sin dallo stile ricercato della copertina e delle pagine che sembrano un monumento all’eleganza si rimanda a un’esposizione del nostro passato di gastronomia sfiziosa. E, in verità, non vi è alcunché da eccepire alla nobiltà di un tale argomento: il cibo, le sue vesti, i suoi ricordi.

Con questo esperimento, voluto dall’Accademia Italiana della Cucina per celebrare i suoi cinquant’anni di attività, non soltanto si rievocano felicemente antiche tradizioni, ma si valorizza altresì la cultura culinaria locale, si rammentano aneddoti, si rende conto di costumi legati alla tavola e si spiegano abitudini ormai consolidate (ad esempio quella di servire le portate secondo un protocollo e un ordine temporale ben precisi, “alla Russa”, e non simultaneamente come tempo fa era di prammatica nelle migliori famiglie, quelle aristocratiche insomma).

Attraverso la storia di due secoli, dall’inizio dell’Ottocento fino ad ora, riaffiorano menù e ineluttabili cambiamenti di gusti. Una semplice lista di vivande, la sua presentazione, le sue raffigurazioni, la sua policromia e il suo contenuto tutto sono infatti sufficienti a tratteggiare epoche, a ricostruire scenari di matrimoni o incontri della diplomazia, a riprodurre l’atmosfera irreale di rendez-vous in ristoranti chiusi dentro alberghi, treni, persino navi.

Ma se nei pranzi ufficiali un cartoncino rallegra le nostre tovaglie con i nomi più variopinti di pietanze e vini lo dobbiamo anche chi ancora ci tiene a preservare intatta una simile usanza. Ringraziamo dunque gli interessati, e speriamo un giorno possano ritornare i disegni di futuri Marc Chagall o Salvator Dalì sui menù o i “Medaglioni di filetto Imam Bayeldi” nei piatti; anche senza saper di che si tratta, già se ne sente l’odore…

di Simona Margarino