Zatoichi
Giugno 6, 2004 in Cinema da Redazione
Titolo: | Zatoichi |
Regia: | Takeshi Kitano |
Con: | Takeshi Kitano, Tadanobu Asano |
Girato: | Giappone 2003 |
Spinti da una amica cinefila, che ce lo ha descritto “Meglio di Kill Bill”, ci siamo avvicinati alla pellicola proveniente dal Giappone con curiosità e qualche pregiudizio. Abbiamo dovuto darle ragione…
Il regista
Takeshi Kitano, giapponese, noto anche come Beat Takeshi, è ormai arrivato alla sua undicesima regia. Nato nei quartieri poveri di Tokyo nel 1947, esordì in teatro nel 1972, ma divenne famoso in Giappone come attore comico televisivo, per passare poi al cinema, peraltro con scarsa fortuna. Il suo primo ruolo degno di nota è del 1983, nel film “Furyo”, “Merry Christmas Mr. Lawrence”.
Alla fine degli anni 80 l’esordio come regista, con varie pellicole ambientate nel mondo della mafia giapponese, la Yakuza, tra cui ricordiamo “Violent Cop” (1989) e “Boiling Point” (1990).
Nel 1997 con “Hana-Bi” arrivano il Leone D’oro a Venezia e la notorietà internazionale. Da quel momento, Takeshi comincia a lavorare in Occidente, e dirige (tra gli altri) il violento “Brother”, e lo struggente “Dolls”.
Il DVD
Zatoichi è il primo lavoro in cui Takeshi dirige un film d’epoca, ma è soprattutto la prima volta in cui l’idea del film non è sua. Zatoichi, massaggiatore cieco, vaga nel Giappone del diciannovesimo secolo, e si guadagna da vivere con i massaggi e le scommesse. Ma… Zatoichi, che maneggia la spada con grandissima abilità, in difesa dei deboli e degli oppressi, è un personaggio famosissimo in Giappone, quasi come lo è Zorro da noi, ed è stato protagonista di ben 26 film realizzati in Giappone dal 1962 in poi.
Nel film di Takeshi, la storia del vagabondo cieco si intreccia con quella di due geishe che vivono di piccoli furti, e quella di un Samurai che accetta di diventare guardia del corpo di un malvivente per poter curare la moglie malata. Takeshi rende omaggio ad un genere ben consolidato nel cinema Giapponese, inserendo nella pellicola tutti i riferimenti corretti, ma inserendo alcuni particolari di rottura con il canone (come i capelli biondi di Zatoichi), e utilizzando liberamente alcuni trucchi (i frequenti flash back, o le scene irreali di “danza”) riesce anche a rendere la pellicola attuale e moderna.
La visione del film ci regala continue sorprese, ci attrae, ci incuriosisce, ci meraviglia con le sue splendide sequenze di combattimento, ci stupisce con gli intrecci tra i vari personaggi, svelati a poco a poco, e ci affascina con l’uso incredibile delle musiche e con un tip-tap finale che è un vero e proprio inno alla vita e al bel cinema.
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di Mario Bertola