Versi a Capo – Christian Sinicco

Giugno 2, 2005 in Poesie da Sandra Origliasso

Il Friuli Venezia Giulia è stata nel Novecento una fucina di poeti particolarmente ricca. Basti fare due nomi: Pierpaolo Pasolini e Umberto Saba, solo per citare i più noti. Per uno strano giro del destino il nostro viaggio nella poesia del terzo millennio ritorna proprio lì dove era iniziato: a Trieste. Un ambiente pieno di spazi d’iniziativa dove opera sul territorio l’associazione degli Ammutinati Triestini. Una realtà viva di cui fanno parte giovani poeti come Luigi Nacci e Christian Sinicco. Quest’ultimo ha pubblicato e presentato di recente la silloge poetica “Passando per New York” (Lietocolle). In questo spazio anticipiamo tre componimenti inediti che usciranno nella prossima raccolta “Ingegneria dei materiali”.

Il passato trasformato in bianco, e poco più in là

l’amore, le ultime sbiadite parole e la repubblica

dei bambini a Beirut, i disegni nella disperazione

di quale guerra? Sul divano, dimenticata l’identità,

ritrovarsi e con i guanti ancora trascinare brandelli

nella notte; dopo, qualcuno parlerà… Ma la madre grida e,

poi, dice che sono lettere i fiori e in fotografia i paesaggi:

lì vedi un Golan e le mani di sposa che lo impugnano,

ma guarda le sue mani, sono cerchi che impugnano

altre mani – gli occhi a questa collina non li vedi

lavorare la pelle olivastra, ancora a quelle linee

ondulate del viso, poiché già si incontrano come gli anni

portati via, come se gli anni portassero via, ma non più lì,

più vicini, tornando a casa, distanti quanto grandi lampioni,

numeri muti tanto lontani quanto calcolati… Solo

potendo illuminare i crocevia vuoti, ridare vita da Ber Sheva

al deserto e sui camion scavare gialli ritorni

nei tragitti, i silenzi, le bandiere, la felicità

e i traccianti nell’aria sarebbero questa scintilla ingenua.

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Ci sono attimi come perderti

dove sei e dove hai chiuso, ma quale ansia

hanno truccato sulle labbra e quale carta hai scelto?

Dove le strade sarebbero state non guardasti

la pioggia,

quale fosse il giorno, la goccia

dove questa convulsa e luminosa corsa allunga

dove sfogli la pagina, soffiando

come in uno specchio, sopra i detriti

camminando nelle pozzanghere, qualsiasi fango sbricioli

e chiunque non abbia mai pensato

sui vetri opachi.

I segni non cancellano,

il materiale le cui infrante labbra appoggi non è tuo,

l’hanno truccato. La storia, i battiti

elettrizzano l’aria, la gravità

sostituita con qualsiasi cosa. E quale carta hai scelto?

Questa, il braccio che le conficcasti, è un cuore.

Qualcosa di forte

si ferma,

continua a piovere dove sei, continua a piovere.

Sapremo mai cosa c’è oltre

dove non sei più invisibile

di ciò che stringi?

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Per quali geometrie

come maschere dell’oceano sopra l’oceano, sospesi

in questi dove, sopra questi perché essere qui

rincasate? E’ già un attimo

il tempo, i gradini

il vento di novembre li strappa. Infine

con lo sguardo di ciò che è dietro l’aria,

il vero e il falso annullano, le pareti accanto

i nostri no staccano dalla bocca

e ci sono colonne che portano i segni di questa marea

costruite di là da campi, ogni sera

nella cucina, seppellite assieme a una sigaretta.

Tra gli abiti stesi, risalendo

i palazzi, i silenzi, il signore morente con piante alla finestra

di fronte pare quasi quel ritratto, e a battere

sono i martelli del suo carattere

ma questo non battere più

incudini di ingranaggi si inabissa

come a portarci negli uomini, a riempire di materiale

mancanze che non si possono riempire.

Nella nostra immaginaria devozione

un programma, lo stesso di ieri e la ripetizione,

questo sarà un sogno e tutti questi potrebbe

oltre ogni accensione, dispositivo –

e l’erba di un giardino, la crescita ad ogni rassegnazione,

dentro casa non avrebbe potuto più rassicurare

e questo nome, con il cancro allo stomaco,

fu prima la libertà senza i nostri specchi

nel dimenticare, farsi città e germoglio.

Ma come sottrarre allora alla menzogna?

Come dimenticarsi in questa costruzione

il dolore, le finalità, il non sapere

il nostro amore? I tavoli sono rovesciati, i punto

rappresentazioni di infinito, le aperture sul vuoto

l’eco di sentirvi questa periferia

e questa instancabile sconfitta non è altro

che la nudità di cui abbiamo bisogno.

Chi è Christian Sinicco

christian siniccoNato a Trieste il 19 giugno 1975. Nel 1999 fonda l’Associazione Culturale “Gli Ammutinati”. Con i poeti de “Gli Ammutinati” Massimo Palme, Luigi Nacci, Francesca Spessot, Ambra Zorat, Matteo Danieli, Luciano Dobrilovic, Velvet Afri, Furio Pillan, Zita Fusco, Michele Alessio, Angelo Claut, organizza letture presso lo storico Caffè S.Marco di Trieste. Nel 2000 pubblica suoi testi nell’antologia edita da Italo Svevo che raccoglie le “voci giovani” di Trieste (“Gli Ammutinati”, 116 pagine). E’ stato pubblicato in diverse antologie, tra le quali ricorda volentieri “Gli Ammutinati” (Italo Svevo, 2000) a cura di Cristina Benussi, docente all’Università degli Studi di Trieste, critico e attuale Vicepresidente del Teatro Stabile del Friuli-Venezia Giulia Il Politeama Rossetti; “Ragioni e canoni del corpo” (Ed. Asefi, 2001) a cura di Luciano Troisio, docente all’Università di Padova; “Di sale, sole e altre parole – La nuova generazione di poesia in Trieste” (ZTT_EST, 2004), antologia bilingue (italiano-sloveno) a cura dei poeti Roberto dedenaro e Marko Kravos. I suoi testi sono apparsi su riviste, siti web, e ad aprile 2002 su “Lo Specchio”, settimanale de “La Stampa”, nella rubrica “Scuola di Poesia” tenuta da Maurizio Cucchi. Ha partecipato in Italia a manifestazioni di carattere nazionale e internazionale; è stato Direttore Organizzativo a Trieste della manifestazione “PIANETA POESIA” (settembre 2002 – Patrocinio del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, della Provincia di Trieste, del Comune di Trieste, della Regione Autonoma Friuli – Venezia Giulia). Ha partecipato come relatore a convegni e tesi di laurea in qualità di critico. E’ giornalista pubblicista: è stato caporedattore di FUCINE MUTE – www.fucine.com, di cui è redattore e responsabile della sezione poesia. Ha scritto alcuni testi di teatro e collaborato a parte della sceneggiatura del cortometraggio “L’assassinio di via Belpoggio” di Alberto Guiducci, tratto da un racconto di Italo Svevo. Il suo primo libro “Passando per New York” (Lietocollelibri, Collana Aretusa, 2005 – www.lietocolle.com) è uscito quest’anno.

di Sandra Origliasso