Ventuno | Sudate Carte Racconti I edizione
Gennaio 26, 2003 in Sudate Carte da Redazione
Driiiiiin. Driiiin.
-“Dannata sveglia!”-
La testa sotto il cuscino e la mano svogliata e distratta alla ricerca di quel diabolico oggetto da azzittire.
Emo, sveglia o farai tardi.
La forza attrattiva del letto annulla la tua debole volontà.
No, non ne vuoi proprio sapere di interrompere quel magnifico sogno che presto senti diverrà realtà.
Perché aprire gli occhi quando puoi continuare a cantare sul quel palco, attorniato da migliaia di persone estasiate dalla tua musica?
…Perché rischieresti di fare tardi.
E’ davvero troppo piccolo quel letto da una piazza per contenere la scarica di energia che ti ha pervaso durante il concerto di questa notte, ti alzi grondante di sudore diretto verso la doccia.
Accidenti è il secondo anno che prendi in affitto quel monolocale e la proprietaria non si decide a cambiare quello scaldabagno che ad intermittenza ti distilla acqua calda.
Poco male la doccia fredda ti ha rinvigorito e riattivato:
– “1967.Legge Ponte.Prima legge che istituisce gli standard.
1968. D.M. Decreto applicativo per gli standard.”-
Emo, fai in fretta a prepararti o farai in ritardo come al solito.
Le 8.20 e ancora non sei pronto, continui ad atteggiarti da rockstar davanti allo specchio con un manico di scopa per microfono, avvolto nel tuo buffo accappatoio a pois colorati.
Intanto il tempo scorre.
Per fortuna il tuo sguardo si posa inavvertitamente sul diabolico oggetto che già questa mattina ti ha destato dal tuo bel sogno, come prima ti riporta alla realtà, al mostruoso ritardo in cui ti ritrovi per aver perso tempo davanti allo specchio, perché continui a sognare ad occhi aperti.
Eccoti a dover correre.
Inutile sperare di prendere il 16, potresti sprecare minuti preziosi nell’attesa. Meglio contare sulle proprie gambe. Afferri la tua vecchia ma sempre fedele bici da corsa e via, voli deciso verso il Valentino.
-“1971. Legge per la casa. Espropri per aree di pubblica utilità.
1977. Legge Bucalossi. Licenze edilizie.”-
Corri Emo su per il cavalcavia di Corso Sommelier.
Pensi che ora i tuoi polpacci cederanno per lo sforzo disumano, senti i tuoi polmoni aprirsi alla ricerca disperata di ossigeno e il cuore pulsare sempre più forte, esploderti nel petto, la tua testa cinta da una corona di sudore, il tuo viso rovente, la tua gola prosciugata, vuoi cedere ma non puoi, sei in ritardo e devi pedalare con tutte le tue forze.
Davvero sembra non finire quest’odiosa salita ma più aumenta lo sforzo più si avvicina la discesa ed eccoti finalmente librare, lasci andare i piedi e senti l’aria asciugarti la fatica traspirata dai pori.
Via Valperga, svolti a sinistra in Corso Massimo, ormai
sei arrivato, pochi metri e tagli il tuo traguardo, immagini una folla ad applaudirti e ad incitarti.
Emo, stai di nuovo sognando a occhi aperti, non c’ è tempo.
Incateni la tua bici alla ringhiera dell’ingresso, e controlli in bacheca dove avverrà il tuo supplizio:
ESAME DI URBANISTICA.
PROF. BOZZI AULA 8.
Con passo spedito ti porti verso l’aula 8.
Varchi la porta giusto in tempo per l’appello:
-“ONISCO EMILIANO?”-
-“Si, ci sono.”-
Terzo a passare.
Due persone prima di te per consentirti di riprenderti da quel bagno di sudore che comincia ad emanare un forte odore.
Pensi a ripassare chiarendo qua e là i molti dubbi che attanagliano la tua mente, ma senti che non c’è tempo, perché il primo studente è già stato giustiziato, chiudi gli occhi e speri di smaterializzarti, di sparire di qua, di sottrarti da quest’ingiusta esibizione del tuo sapere, non vuoi essere il migliore, non vuoi competere per dimostrare le tue capacità intellettive… ti avvii verso la exit ma proprio in quell’istante è giunto il tuo turno, senti il cuore battere, non sei pronto ma non puoi abbandonare ora, inverti la rotta e ti dirigi alla cattedra, dove ti attende un annoiato Bozzi che dopo convenevoli è pronto ad attaccare, a scandagliare la tua mente con incomprensibili domande per capire quanto hai metabolizzato la materia, e anche se vuoi dominare la situazione non puoi, ti senti in svantaggio, cominci ad avvertire le poche ore di sonno, perché neanche alla vigilia dell’esame hai rinunciato alle prove con il gruppo.
Coltivare un sogno costa caro.
Le domande proseguono sempre più dettagliate ma Emo ha sempre avuto buone doti espositive che lo aiutano a sopperire in modo dignitoso anche questa volta.
Troppo presto per parlare…
E’ giunta la fatidica domanda, quella per cui si annulla una faticosissima ora di interrogatorio perché ignori la risposta, questo il professore lo ha capito e non intende passare oltre.
Emo non scoraggiarti, non ora.
Cerchi un appiglio, speri che la tua mente ricominci ad elaborare…ma niente.
Cominci ad essere a disagio, ad avvertire caldo, hai bisogno di aria, senti nascere dalla fronte una gocciolina, attraversarti lentamente la guancia…
-“Senta io potrei anche promuoverla ma certamente non posso darle più di 21.”-
E staccarsi per precipitare a terra.
-“Cosa fa? Accetta?”-
Ti senti avvolto da quello strano liquido incolore e ti chiedi come sia possibile che dopo tanto sudore tutto quello che sei riuscito ad ottenere è un misero 21.
-“Rifiuto.”-
Ti alzi. Sei incazzato ma dura poco, recuperi la tua due ruote e tutta l’energia la scarichi sui pedali, vorresti poter raggiungere Nina ma lei ama un altro, adesso.
Boys dont’ cry.
Sono le giornate come queste che ti stimolano a scrivere dei fantastici pezzi…
di Flavia Caterina Ianni