Teoria del corpo amoroso. Per un’erotica solare.

Settembre 29, 2006 in Libri da Marcella Trapani

Teoria del corpo amorosoTITOLO: Teoria del corpo amoroso. Per un’erotica solare.

AUTORE: M. Onfray

CASA EDITRICE: Fazi Editore

PREZZO: 14 euro

PAGINE: 209

Il filosofo M. Onfray firma il libro Teoria del corpo amoroso, sottotitolo Per un’erotica solare, uscito in Italia per i tipi della Fazi Editori, ben sei anni dopo l’edizione originale francese. Come spesso accade, il sottotitolo è quasi più eloquente del titolo vero e proprio, trattandosi infatti più di un’esaltazione dell’homo (e soprattutto della mulier) heroticus che di uno studio dei sentimenti.

L’autore esamina coscienziosamente una serie di teorie filosofiche antiche, in particolare l’epicureismo e il platonismo, vedendo nel primo l’origine di una percezione liberata dell’erotismo e nel secondo, con i suoi epigoni, la nascita di un ideale ascetico.

Quest’ultimo implica la misoginia, l’odio del desiderio e dei piaceri, la condanna della carne, il disprezzo del corpo, tutti concetti che attraverso il cristianesimo si sono trasmessi alla società moderna.

La teoria platonica dell’essere ermafrodito originario che a un certo punto viene scisso è il punto di inizio dell’idea tutta occidentale di una tensione continua verso la riunione dei due esseri maschio e femmina, che rappresenta la perfezione, e di una ricerca dell’amore come fusione tra due persone. Questo desiderio di amalgama è un’idea falsa così come la visione della coppia come unica forma perfetta di vita che conduce inevitabilmente gli individui all’infelicità.

Il desiderio, secondo Onfray, non è “mancanza” ma piuttosto “eccesso, straripamento” e “perturbazione della materia” a cui il piacere pone rimedio ristabilendo l’equilibrio. Segue un’esaltazione del libertinaggio il cui inventore sarebbe stato il poeta Lucrezio (I secolo a.C.) che nel De Rerum Natura “propone un corpo libertino incurante dei pesi sociali, degli inviti e degli affetti collettivi” (p. 74).

Il vero saggio è il libertino che è perfettamente cosciente dell’incapacità reale di comunicare tra due esseri umani e che conserva il sangue freddo necessario per godere i piaceri dell’amore senza esserne posseduto, padroneggia la propria carne e non è da essa dominato. Le uniche regole che il libertino segue sono “restare libero, abitare il presente, rifiutare la pesantezza, praticare il gioco (p. 123).”

Naturalmente questi princìpi fondamentali valgono anche per le donne che nel corso dei secoli sono state private della loro facoltà di godere a causa dell’ideale ascetico che ha dominato la società europea.

Unica alternativa alla famiglia, vista come luogo di immobilità, contraria a tutto ciò che è in perenne movimento (la poligamia, l’infedeltà, la sterilità, la solitudine, la libertà), è l’amicizia che attua la giusta distanza. Lascia gli individui liberi di realizzarsi autonomamente, garantisce la sicurezza affettiva contro il resto del mondo.

Se queste teorie possono apparire blasfeme, soprattutto nei confronti della sacralità della procreazione, qui di fatto del tutto negata, basti pensare che l’infedeltà, la solitudine, la sterilità sono già realtà nelle società avanzate, dove la famiglia tradizionale è ormai in declino e le persone che vivono da sole, spesso per scelta, sono sempre più numerose. A loro non resta che mettere in pratica i precetti di Onfray, cosa che già fanno anche inconsapevolmente, e crearsi una rete di rapporti amicali basata su principi diversi da quelli propugnati dall’ideale ascetico.

Un altro discorso riguarderebbe come mettere in relazione la società occidentale avanzata, dedita a questa “erotica solare” auspicata dall’autore, con le realtà più tradizionali, a noi sempre più vicine fisicamente ma non idealmente, basate su un’etica collettiva e non sull’esaltazione del singolo. Ma si tratta appunto di un altro problema che qui non viene affrontato e che potrebbe costituire materiale per un altro libro.

Il testo si conclude con una Bibliografia. Avanzi del topo di biblioteca suddivisa in opere che illustrano la tradizione dell’ideale edonistico nel periodo compreso tra il VII secolo a.C. e il IV secolo d.C., e opere che invece mortificano questo ideale. Tra le prime risaltano le poesie di Saffo (VII secolo a.C.), le opere dei filosofi atomisti Leucippo e Democrito di Abdera (V secolo a.C.), naturalmente Epicureo (341-271 a.C.) e, tra i letterati, il già citato Lucrezio, Catullo e Ovidio, tutti vissuti nel I secolo a.C.

di Marcella Trapani