Suspect

Settembre 18, 2003 in Medley da Sonia Gallesio

Al momento la mia arte si colloca tra la tendenza pornografica a rivelare tutto e l’inclinazione erotica a nasconderne ogni aspetto.

[Marlene Dumas, Tendenza pornografica, 1986]

Nell’anticamera mi presento, stavolta non come pittore o buffone di corte, ma come fabbricante di bare…

[Marlene Dumas, da L’anticamera, tratto dal catalogo della mostra, ed. Skira]

Dumas 1.1Oggi la pittura può ancora ricoprire un ruolo di primissimo piano nel mondo dell’arte, la produzione di Marlene Dumas (Sudafrica, 1953) ne è un significativo esempio. Tra le artiste più celebrate degli anni Novanta, l’autrice ha al suo attivo svariate mostre ospitate in noti spazi internazionali quali il Centre Georges Pompidou di Parigi, il New Museum of Contemporary Art di New York, la Tate Gallery di Londra.

Escludendo l’evento che il Castello di Rivoli (To) le dedicò nel 1995, affiancando i suoi pezzi alle opere di Francis Bacon, l’esposizione veneziana voluta dalla Fondazione Bevilacqua La Masa può essere considerata la sua prima personale in un’istituzione museale italiana.

“I quadri vanno guardati, uno ad uno […]. I quadri sono gelosi!”: è questo il monito che Marlene Dumas rivolge agli spettatori. Se osserviamo consapevolmente i lavori raccolti presso Palazzetto Tito – ma altresì se da essi ci lasciamo osservare – questi finiranno col generare in noi un certo sospetto. La sensazione che possa esserci qualcosa di equivoco, il sentore che ciò che vediamo potrebbe non essere esattamente come lo percepiamo.

E’ innegabile, la pittura non elargisce risposte. Eppure può insinuare in noi il dubbio, fornirci spunti atti alla riflessione. E’ un invito al confronto, all’analisi. Non risolve alcun conflitto, ma traduce accadimenti, esperienze, fatti e misfatti.

Dumas 1.2L’arte di Marlene Dumas è diretta, senza scrupoli. Ma al contempo ambigua, inafferrabile, tentatrice. Volta non tanto ad imitare la realtà, o a restituirne una cronaca fedele, quanto ad interpretarla liberamente.

Giocando con il mezzo pittorico senza timore di spingersi troppo oltre, l’autrice narra di verità ed illusioni, seduzioni ed avversioni, consapevolezze e colpe. Il suo è un erotismo esplicito ed intenso, energico, segno di vitalità ed apertura (Miss Pompadour e Fingers, 1999).

Un’interessante peculiarità è costituita dall’abitudine di Dumas di allegare ai suoi lavori, sia che si tratti di disegni che di dipinti, dei brani scritti. “Scrivo perché amo scrivere” racconta, “Scrivo d’arte perché mi fa sentire al sicuro. E’ un privilegio poter leggere ed essere letta. Che piacere intrattenere conversazioni con essere umani (vivi e morti) senza doverli vedere” (Marlene Dumas, da Perché scrivo (d’arte), 1998).

Il testo diviene così un elemento integrativo, una sorta di preparazione all’immagine che dev’essere in qualche modo introdotta, perché “in sé non contiene tutte le informazioni necessarie alla sua comprensione” (Gianni Romano).

Dumas 1.3Dumas si concentra maggiormente sulla figura umana, dipinge persone. Prima di ogni altro particolare, sono i suoi personaggi ad essere sospettabili e sospetti. Anonimi ma non per questo passivi, al tempo stesso vittime e carnefici.

A lato del disegno Death is a Womb (1992, inchiostro su carta) sono annotate queste parole: “La morte è un utero attraverso il quale l’anima viene guidata dagli angeli”. Quello della morte, in verità, è un tema affrontato frequentemente, soprattutto nei lavori più recenti.

Per gran parte dei dipinti riproducenti cadaveri, Marlene Dumas trae spunto da fotografie presenti sui giornali. E’ il caso di Death through Mistaken Identity (Morte per errore d’identità, 2002), ispirato da un’immagine di un uomo palestinese ucciso sulla striscia di Gaza.

“La morte deve esprimere l’essenza più profonda dell’essere, in ancor maggior misura della vita” ha affermato Jean-Jacques Rousseau: sarà per via della medesima convinzione che la tecnica di Dumas trasfonde ai defunti una fascino del tutto singolare, dona loro un’aura densa di significati?

Tra le opere di maggior intensità, da ricordare le tele che appartengono alla serie Imaginary (2002/2003): raffiguranti minute ragazzine impiccate delle quali non si scorge il volto, rimandano all’impossibilità di immaginare la propria morte.

Sempre a Venezia, alcuni lavori dell’artista sono esposti nell’ambito della mostra Pittura/Painting: da Rauschenberg a Murakami allestita presso Palazzo Correr (Biennale di Venezia, fino al 2 novembre, aperto tutti i giorni dalle 10.00 alle 18.00).

Marlene Dumas – Suspect

Palazzetto Tito

San Barnaba 2826 Dorsoduro Venezia

Fino al 25 settembre 2003

Ingresso: libero

Orari: dalle 11.00 alle 17.00, chiuso martedì

Per info: Fondazione Bevilacqua La Masa

tel. 041 52.07.797 o 041 52.08.879

e-mail: [email protected]

Sito consigliato: www.bevilacqualamasa.it

Le citazioni riportate nel presente articolo sono state interamente tratte dal catalogo della mostra “Suspect – Marlene Dumas”, edito da Skira. ]

di Sonia Gallesio