Se la follia diventa arte

Novembre 17, 2005 in Arte da Barbara Novarese

“Atmosfera festosa e grande successo di pubblico e di vendite per Artissima 12, la Fiera Internazionale d’Arte Contemporanea, che si è conclusa domenica 13 Novembre a Torino”.

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Artissima 12 ha fatto 13!:

  • 152 gallerie selezionate

  • 19 paesi

  • 50% di espositori stranieri

  • 1200 artisti

  • più di 4.000 opere

  • 15 istituzioni pubbliche e artistiche

  • oltre 40 riviste, case editrici di settore e siti web dall’Italia e dall’estero

  • 12.000 mq l’area del padiglione

  • 300 top collectors, direttori e curatori di museo invitati da tutto il mondo

  • 700 giornalisti accreditati

  • 32.500 visitatori in 3 giorni di fiera con un incremento del 10% rispetto al 2004”

    Numeri alla mano, Artissima è stata un successone da ogni punto di vista, ma chi sono i partecipanti? Chi visita la manifestazione più underground dell’anno?

    Non è facile sentirsi a proprio agio in un bazar d’arte alternativa che esprime a volte stati d’animo, a volte una gozzoviglia di idee gettate alla rinfusa, senza apparente filo conduttore.

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    Tuttavia la città, che da sempre sfoggia la sua attitudine per l’arte e che non arresta la corsa verso il futuro, non può redimersi dal rappresentare il quotidiano attraverso un’espressività quasi sconcertante.

    Stand affollati da un pubblico sbalordito propongono oggetti semplici, dall’utilizzo comune, che hanno mutato la loro forma per trasformarsi in sculture buffe e disarmoniche! A questo punto accade (quasi) un miracolo: un uomo, con jeans e giacca scura, domanda il prezzo di una “fantasiosa metamorfosi” e si accomoda per avere informazioni. Probabilmente l’acquisterà.

    Ammetto di essermi stupita. Di preciso, non comprendo il significato di una montagna di calzettoni o di un monolite in cemento che ruota lentamente su se stesso producendo un frastuono inquietante, ma qualcun altro, certamente, saprà spiegare il suo significato recondito.

    Nomi illustri si alternano ad artisti meno conosciuti, in un folcloristico gioco di forme e colori; una sorta di sfilata in maschera, in cui la normalità si riduce all’ “oggetto che non c’entra con gli altri” dei quiz psico-attitudinali e, come per quest’ultimi, con il tempo s’impara il trucco.

    Perciò, chi si è avvicinato ad Artissima per la prima volta senza riuscire a capirla, non si crucci: il prossimo anno la vedrà con occhi diversi e chissà… forse acquisterà anche un pezzo da esposizione (conto corrente, permettendo).

    di Barbara Novarese