Prima del gelo

Febbraio 15, 2004 in Libri da Tiziana Fissore

Henning Mankell: “Prima del gelo” – Mondadori, pp. 413, Euro 18,00

Prima del geloNel 2003, più o meno verso Aprile, sono usciti contemporaneamente due libri dello scrittore svedese Henning Mankell: ‘Prima del Gelo’ edito Mondadori e ‘La leonessa bianca’ edito Marsilio.

Io ho ricevuto in regalo il primo citato e per me è stato un vero piacere scoprire questo scrittore che si dimostra un vero conoscitore dell’animo umano.

La trama, che si svolge nel 2001, è basata sulla follia di una setta religiosa, che per raggiungere lo scopo di purificazione del genere umano, in nome di un Verbo fasullo, compie una serie di riti, tipo: dar fuoco a cigni ed altri animali per poi passare ad omicidi umani.

La setta è naturalmente capeggiata da un uomo, divenuto loro ‘sacerdote’, dopo essere scampato ad un grave suicidio di massa avvenuto anni prima in Gujana.

Per dare inizio ad un nuovo personaggio, l’autore affianca al commissario Kurt Wallander la figura della figlia Linda, che dopo aver frequentato l’Accademia di polizia, seguendo le orme paterne, è in attesa di prendere servizio ad Ystad, nello stesso commissariato dove lavora il padre.

Le cose che mi sono piaciute in questo libro sono parecchie: innanzitutto il rapporto padre-figlia, che come in tutte le famiglie può risentire di momenti di competizione ed antagonismo, di divergenze umane dovute alla diversità di generazione (segno che anche in Svezia, con una società più aperta, queste cose succedono), anche quando il rapporto ritorna il solito che esiste tra padri e figli (e cioè di protezione da parte del genitore e di ammirazione e di voglia di affidarsi da parte del figlio).

In secondo luogo, questo libro mi ha fatto molto riflettere sulla natura delle persone e i fatti della vita. Mi è piaciuta molto la descrizione che l’autore fa dire al nonno a proposito delle persone moleste: “Non si possono evitare completamente le persone moleste… sono come le anguille. Si cerca di tenerle a bada, ma loro riescono sempre a sgusciare via. Inoltre le anguille si muovono solo quand’è buio… il loro buio è di un altro genere. E’ la grande tenebra che albergano dentro di sé, l’ignoranza della loro indiscrezione…”.

Emergono inoltre in questo romanzo alcune trappole nelle quali è facile cadere durante la vita. Per prima cosa: com’è facile commettere il peccato di presunzione. Secondo: è facile cadere nelle mani di falsi profeti. Terzo: l’estremismo è sempre pericoloso, anche quando si tratta di religione, qualsiasi tipo di religione. Simbolica la frase detta dal ‘sacerdote’ e che si trova a pag. 277: “Dio esige la nostra presenza, Dio esige la lotta”. Questa frase, se giustamente interpretata, può portare a grandi cose ma, se portata all’eccesso (come nel contesto del libro), può portare ad una forma di lotta che sfocia nel terrorismo e non per niente la conclusione della vicenda coincide con una data, l’11 settembre, quando arriva una notizia per televisione, riguardante un qualche cosa di grave che è successo negli Stati Uniti…

Mi è piaciuto questo Mankell, perché, come si legge in una sua frase in sovraccoperta “Non ho mai pensato di scrivere un giallo fine a se stesso. Mi riconosco piuttosto in quella lunga tradizione di scrittori che utilizzano il crimine come uno specchio per capire la società”, dimostra di essere un ottimo psicologo ed un valido esponente della letteratura nordica, riscoperta con successo al Salone del libro di Francoforte.

di Tiziana Fissore