Malosti e Cadot al Festival delle Colline
Giugno 12, 2006 in Spettacoli da Roberto Canavesi
TORINO – Giunto all’undicesima edizione, più che mai fedele alla sua natura itinerante nel sempre tortuoso universo del teatro di ricerca, il Festival delle Colline Torinesi emana in questi giorni i primi vagiti di un’edizione essere ricca di interessanti proposte: sotto l’attenta direzione di Sergio Ariotti, la rassegna ha preso il via alla Fondazione Merz di Torino con una gustosa anteprima dell’ultima fatica di Valter Malosti, un approccio al ”Nietzsche Ecce Homo” che l’artista torinese propone fino al 29 giugno alla Pinacoteca dell’Accademia Albertina.
Con una performance di teatro danza di assoluta suggestione, all’interno di uno spazio simbolo della vita culturale torinese, Valter Malosti inizia il suo percorso di studio ed avvicinamento alla figura ed opera di un Nietzsche molto legato alla città di Torino, personalità ambigua e complessa, ancor oggi ricca di fascino e mistero, che il regista torinese scandaglia e analizza, attraverso un itinerario trasversale all’interno del suo corpus letterario, con un lavoro sulla memoria improntato sul linguaggio del corpo agevolato dalle coreografie danzate di Massimo Guglielmi Giordani. Un primo assaggio, quello offerto alla Fondazione Merz, dello spettacolo in scena all’Accademia Albertina che vede anche la presenza di Michela Lucenti, Francesco Gabrielli e Margherita De Virgilio Malosti.
Di tutt’altra natura il “Fairy queen” di Olivier Cadiot che la Compagnia di Ludovic Lagarde ha presentato alla Cavallerizza Reale in prima nazionale: omaggio al mito di Gertrude Stein, l’allestimento racconta di una visita che una misteriosa donna, una artista alle prima armi, o forse una creatura angelicata, compie nella casa parigina della grande scrittrice americana, dimora angusta che la Stein condivide con il suo fedele factotum Alice Toklas. Uno spettacolo visionario dove il pranzo diventa per la giovane protagonista l’occasione per presentare, in un’atmosfera metafisica condita da musica indiana e feste a sorpresa, il frutto della sua fantasia creativa.
Creatura vera o solo immaginata, l’aspirante artista rappresenta, nella lettura proposta da Lagard, il nuovo che avanza, la modernità che, nel tributare un doveroso omaggio ad un mostro sacro dell’avanguardia letteraria del Novecento, intende aprire una finestra di dialogo e confronto con un universo artistico, letterario, e forse esistenziale, assai lontano dai canoni della moderna percezione della vita e dell’arte. Qual’è la strada migliore per cambiare oggi il mondo? Forse quella di intraprendere gli stessi itinerari che Gertrude Stein percorse all’inizio del Novecento nel tentativo di cambiare il suo di mondo.
Ed ecco allora, nell’interpretazione transgenerazionale di Lagarde portata in scena dai bravi Valerie Dashwood, Philippe Duquesne e Laurent Poitrenaux, le avanguardie novecentesche, unite ad una particolare capacità di lettura e comprensione del concetto di arte, diventare gli strumenti fondamentali per poter anche oggi iniziare un lungo ma inesorabile viaggio verso un mondo migliore.
“Verso Nietzsche Ecce Homo”, di e con Valter Malosti.
“Fairy queen”, di Olivier Cadot: uno spettacolo della Compagnia Ludovic Lagarde.
di Roberto Canavesi