La poesia italiana dal 1960 a oggi
Novembre 10, 2005 in Libri da Redazione
Titolo: | La poesia italiana dal 1960 a oggi |
Autore: | DANIELE PICCINI |
Casa editrice: | BUR Editore |
Prezzo: | € 17,00 |
Pagine: | non pervenuto |
Se un’antologia, come scrisse Giorgio Manganelli, è in primo luogo una «legittima strage», un catalogo il cui valore dovrebbe essere dato sì dalle presenze che annovera, ma almeno altrettanto dalle assenze, dai nomi che decide di escludere, si potrebbe cominciare a dire del volume di Daniele Piccini discutendo di quanto possa apparire motivato spendere poche righe per alcuni poeti che comunemente la critica che si occupa dell’ultimo Novecento ritiene quasi imprescindibili. Non è compreso tra gli antologizzati, ad esempio, Gabriele Frasca: e la concomitante assenza di Patrizia Valduga fa pensare che per Piccini quel recupero delle forme metriche tradizionali, fenomeno da molti considerato tra i più appariscenti del panorama poetico di fine secolo, non sia davvero da considerarsi qualitativamente rilevante. Più esplicitamente poi, viene accantonata quella che, nell’antologia uscita pochi anni addietro a cura di Niva Lorenzini, era una chiave di lettura portante della poesia recente: il tema dello sguardo che si rivolge al corpo e alla sua esperienza.
Notando poi che la rassegna si apre con due poeti nati nella prima metà degli anni Venti, Luciano Erba ed Elio Pagliarani, spicca l’assenza di Andrea Zanzotto, ma è però un fatto pienamente giustificabile considerando i criteri scelti per la periodizzazione: non più di una raccolta importante uscita prima del 1960, mentre i libri di Zanzotto usciti negli anni Cinquanta sono ben tre (analogamente volendo si può spiegare l’assenza di Alda Merini).
Gli ultimi ad essere inclusi invece sono Roberto Mussapi (preferito a un poeta con cui condivide sia il recupero del mito che l’opzione per lo sviluppo poematico, cioè Giuseppe Conte) e Alessandro Ceni, di cui vengono rilevate «la furia visionaria, alogica e irrazionalmente dispiegata» e «la materialità e densità del suo lavoro verbale».
Al di là del catalogo dei nomi, comunque dell’antologia di Piccini risulta convincente la struttura: le pagine che introducono ogni poeta sono tanto esaurienti da sembrare piccole monografie e la parte finale dedicata alla bibliografia critica è uno strumento utilissimo (aggiornato e completo). Questa antologia, inoltre, merita di essere ben accolta anche per il buon apparato di note che accompagnano i testi: se nel 1980 poteva considerarsi già un gran passo avanti quello di Dante Isella che annotava i Mottetti montaliani, venticinque anni dopo ci si potrebbe auspicare un analogo lavoro per molte raccolte poetiche del secondo Novecento, lavoro ancora tutto da fare.
* dottoranda in italianistica e docente di lingua italiana presso l’università di Torino
di Claudia Bussolino*