LA MACCHINA DEL FANGO
Novembre 19, 2010 in Racconti da Meno Pelnaso
Un uomo alla televisione si lamenta che altri uomini hanno denigrato il suo lavoro e insultato la sua dignità … parla di diffamazione, denigrazione, di “macchina del fango”.
La televisione ultimo modello, spande nell’aria l’indignazione dell’uomo a tutto volume, mentre lo spettatore appoggia i piedi sul sofà.
Nei giorni successivi i mass media riprendono le parole del presentatore e le amplificano in tutta la nazione.
L’indignazione si gonfia.
Non vengono garantiti i compensi agli invitati alla trasmissione.
Indignazione si aggiunge ad indignazione.
Fa freddo, … piove …
Un altro uomo guarda impietrito di fronte a sé.
La casa in fondo alla strada, quella dove da bambino andava a giocare, si sta accasciando come un sacco di patate.
Le pareti si sgretolano e le pietre rotolano lontano scendendo lungo la strada.
Una valanga di acqua e detriti sta travolgendo le case alle porte del paese.
L’uomo sente che le gambe cedono, non rispondono ai suoi comandi.
La sua mente è confusa e non sa decidersi se fuggire o se continuare a pregare, mentre i momenti della sua infanzia, i visi a cui era affezionato scorrono nella sua mente.
La valanga marrone e nera trascina pietre, travi, piante, mobili e suppellettili, che nel frattempo si sono aggiunti al resto del magma variegato che scende lungo la strada principale.
Finalmente l’uomo si schioda e comincia a correre verso valle.
Il cuore rimbomba nel petto e si divincola come se volesse uscire dalla cassa toracica per correre più forte via da lì.
Il fango raggiunge i piedi dell’uomo che corre come il vento scavalcando le pietre ed i rami che cercano di fargli lo sgambetto.
Un ramo però s’infila tra le gambe del poveretto e lo fa cadere.
È un attimo.
L’uomo non fa a tempo a cadere sul selciato che un’onda di fango e detriti prima lo sovrasta e poi lo travolge.
Trattiene il fiato.
Un corpo duro lo colpisce ai reni, poi un altro al collo facendogli provare un dolore intenso.
L’uomo recita le sue preghiere.
La cosa che più lo angoscia è il ricordo del sorriso dei suoi bambini.
La forza di ribellarsi quindi lo scuote e lo pervade come una furia.
L’uomo si divincola dall’abbraccio freddo della slavina di fango.
Ma un altro colpo gli spezza un osso.
Gli occhi, le orecchie e la bocca pieni di terra gli impediscono di vedere, sentire e respirare.
Annaspa con le mani ma non ci sono appigli.
Ciò che tocca cede e crolla con lui nel buio.
È finita.
Signore aiuta la mia famiglia …
Poi improvvisamente qualche cosa di viscido gli afferra il braccio annaspante tra le pietre, mentre le gambe vengono schiacciate da un tronco contro una pietra.
Il “qualcosa” è freddo e scivoloso.
Le paure ancestrali lo scuotono.
Quale sordido animale potrebbe attaccare un essere umano in un momento simile.
Si divincola tra dolori lancinanti per scappare da questo nuovo pericolo, … cerca di scivolare via.
Quel “qualcosa” scorre e molla la presa … ma solo per un attimo … subito lo afferra nuovamente.
Questa volta l’uomo non ha più la forza di ribellarsi, … va bene , … facciamola finita …
Una forza sovraumana prima lo strattona, poi lo solleva … le gambe schiacciate gli provocano una dolore intenso che quasi lo fa svenire.
Addio … Signore aiuta i miei …
… ma non è un animale, è una mano dalla presa ferrea ciò che lo ha acchiappato … un’altra lo prende per i vestiti …
Lo solleva … no … sono in tanti che lo issano.
Da un terrapieno alcune persone hanno visto arrivare un braccio affiorante dalla melma in movimento, si sono sporti e hanno provato a sollevare il corpo.
Sputa, mezzo soffocato, non vede accecato dalla terra negli occhi … ma è salvo …
Un altro braccio scorre lontano, … ormai non c’è più nulla da fare … cala il buio.
Grazie Signore …
Estate. A migliaia di chilometri di distanza una famiglia ha perso tutto ciò che aveva.
Vivevano in povere abitazioni assieme agli animali che erano la loro fonte di sostentamento … e che ora non ci sono più.
Bestiame, infrastrutture stradali, telecomunicazioni, impianti per l’elettricità e l’acqua, monumenti storici, scuole, strutture sanitarie sono stati tutti travolti … oltre 14 milioni di persone, salvo correzione dei conteggi per difetto, sono state colpite dalle recenti alluvioni in Pakistan.
Alcuni ponti sono stati travolti ed interi villaggi sono rimasti senza approvvigionamenti.
In certi casi gli appelli della popolazione affamata ed ammalata hanno ricevuto risposte con ritardo.
Ironia della sorte, l’acqua ed il fango hanno travolto tutto ed è proprio l’acqua (potabile) ciò che viene a mancare per prima.
Le carcasse degli animali morti, ricoperte di fango, maceravano all’aperto, … il rischio epidemie è alto.
L’odore di putridume infesta l’aria per chilometri.
L’ONU continua a chiedere aiuti economici.
È arrivato l’autunno.
Una melma di fango rosso invade una villaggio.
Sono i fanghi velenosi provenienti dalle lavorazioni industriali di un’azienda nei dintorni.
Un disastro ecologico di enormi dimensioni a poche centinaia di chilometri da noi.
Ci vorranno mesi e mesi … anni prima di poter bonificare la zona di oltre 40 chilometri quadrati e la popolazione si preoccupa per il futuro delle falde acquifere che rischiano di essere irrimediabilmente inquinate.
Non si riescono a prevedere le conseguenze a lungo termine della tossicità dei liquami che si sono infiltrati nel terreno.
Pochi giorni fa, in Italia, anziani soli, che ricevono €400,00 di pensione, hanno la casa piena di fango e vengono aiutati dai loro vicini di casa.
Anche i vicini hanno la casa piena di fango, ma si sono tirati su le maniche ed hanno fatto forza comune per aiutare anche i più deboli.
I danni sono enormi. Le coltivazioni agricole distrutte, il bestiame affogato.
Anche qui molti hanno perso quasi tutto ciò che avevano.
Vengono richieste misure d’emergenza per risollevare le aziende agricole in ginocchio.
… lo spettatore nella sua casa confortevole solleva il telecomando e cambia canale.
Un telegiornale dopo l’altro descrive l’indignazione del presentatore, l’indignazione delle escort, le indignazioni delle … l’ascoltatore cambia nuovamente canale.
Altre accuse a qualcun altro per qualcosa d’altro escono dal televisore ultrapiatto.
Cambia ancora canale … finalmente le risate di una maggiorata in abiti succinti squillano allegre tra le pareti e il telecomando viene appoggiato sul comodino.
Le indignazioni hanno soffocato le decisioni, la vedova in Pakistan si avvolge nella coperta aspettando gli aiuti, il contadino raccoglie le sue cose per andarsene dal suo campo avvelenato, la pensionata bacia le mani al suo vicino, l’uomo salvato abbraccia i suoi bambini …
… UFFA! … Non c’è proprio nulla alla tele … chissà se domani potremo tornare ad indignarci …
Affettuosamente Vostro
Meno Pelnaso
di Meno Pelnaso