L’Asino d’oro emoziona all’Erba
Ottobre 21, 2008 in Spettacoli da Redazione
Una commedia lieve, garbata, mai banale, riuscita sotto molti punti vista.
Giocoso, leggero, sfumato, ricco di suggestioni.
L’Asino d’oro poteva sembrare un’operazione complessa da portare in scena, con tutta la sua successione incalzante di viaggi, incontri e avventure. Complicato, quasi scoraggiante, tentare una riduzione. O anche solo estrarre una trama lineare che, però, conservasse intatta l’atmosfera cumulativa del romanzo. E invece non è stato così.
Il prodotto finale di Mesturino e Angione si può definire una commedia lieve, garbata, mai banale, riuscita sotto molti punti vista.
Certo l’elaborazione ha richiesto tempo, passione, metodo. L’idea di realizzare una versione teatrale del capolavoro di Apuleio venne diversi anni fa a Gian Mesturino, da sempre appassionato di letteratura classica. Il progetto prese lentamente forma, con l’aggiunta progressiva di un’enorme quantità di materiale e documentazione.
Col passare dei mesi, si è poi affiancata la supervisione e la regia di Girolamo Angione, maturo professionista, che ha fornito al prodotto un taglio teatrale sicuro e competente. Il risultato è l’adattamento a due ore, che possiamo oggi ammirare con serena fiducia.
Fiducia ben riposta, si può dire, anche a livello filologico. La consulenza storica e letteraria, infatti, è stata affidata a Pierpaolo Fornaro, professore associato di Letteratura Greca all’Università di Torino, che non solo ha curato questo singolo spettacolo, ma in generale l’intero Festival di Cultura Classica.
Ad interpretare Lucio, il protagonista, è Mario Acampa, giovane ma già molto promettente. Sereno sul palco, si vede che l’attore si diverte e riesce a trasmettere il proprio equilibrio anche al pubblico. È il modo migliore per creare quel legame di empatia e simpatia così caro al teatro. Per conoscerlo meglio, vi invitiamo ad approfondire l’intervista che abbiamo realizzato, di cui trovate il link in fondo a questo articolo.
Avevamo già visto Acampa in precedenza nello spettacolo “Grazia Deledda” e da allora, anche se sono passati pochi mesi, è molto maturato. Capace di tenere la scena in ogni suo momento, Acampa si muove all’interno di una compagnia comunque molto affiatata, che dispiega ballerini, danze, canti, personaggi credibili e stuzzicanti come il simpatico Milone (Domenico Berardi) e la brava Fotide (Viola Sartoretto).
Il regista Girolamo Angione ha affrontato la rappresentazione nel modo più leggero e divertente, con un ottimo utilizzo delle luci, dei costumi e delle scenografie. Il mistero e la sensualità dell’opera non sarebbero tanto delicati senza un simile e accorto uso degli elementi di scena.
La pagoda centrale, versatile e mobile, si presta bene a sottolineare gli effetti di metamorfosi e incantesimo, anche se dallo staff questo spettacolo sarà probabilmente ricordato come “quello delle teste giganti” (vedi intervista).
Lo spettacolo si divide in due tempi per una durata complessiva di circa 2 h, mentre nella versione scolastica è ridotto di circa 40 min, con un sfoltimento consistente delle avventure da “asino” di Lucio.
E bisogna aggiungere anche questo, perché l’Asino d’oro di Mesturino/Angione è un’opera che si rivolge a tutti, non seleziona il proprio pubblico, ma lo coinvolge in tutte le sue fasce d’età.
Il capolavoro di Apuleio, infatti, contiene anche elementi piccanti e licenziosi che ne hanno fatto la fortuna e la sfortuna iconografica. La sensualità e la magia sono sempre al centro dell’attenzione di Mesturino e Angione, ma la loro esperienza ha saputo valorizzare gli aspetti più intelligenti ed educati del libro. Così, depurato da tutti gli elementi libertini (anche se resta un sottofondo birbante), l’Asino d’oro merita un plauso per la capacità di emozionare e divertire con intelligenza e leggerezza.
L’opera e l’autore.
Il libro fu scritto intorno alla seconda metà del I secolo d.C., in un ambiente culturale e mondano molto vario, modellato sul vasto patrimonio di conoscenze dell’autore. Quello di Apuleio può essere considerato il primo romanzo dell’antichità scritto non in versi, o almeno l’unico che ci è pervenuto completo. Molte sue opere sono andate perdute, ma quello che ci rimane di Apuleio è un corpus ben nutrito composto da due opere oratorie, tre trattati filosofici e un romanzo in 11 libri. L’asino d’oro, appunto.
Il libro aveva originalmente il titolo di “Libri delle trasformazioni” o semplicemente “Metamorfosi”. In seguito, ma fin dall’antichità, fu intitolato come ora lo conosciamo.
Apuleio fu un eclettico, un intellettuale e un’artista molto raffinato, supportato da una fantasia sorprendente, appassionato di misticismo e religioni a sfondo iniziatico. Tutto questo converge nella sua opera più celebre. La materia narrativa è molto complessa: i primi 10 libri descrivono l’ampio periodo di purificazione del protagonista, mentre l’ultimo è dedicato alla cerimonia in onore di Osiride. Al suo interno prendono posto ben due libri dedicati alla celebre favola di Amore e Psiche.
Lucio è il protagonista del romanzo, un giovane che, per la sua curiosità incauta verso la magia, finisce per essere tramutato in asino. Con tutte le complicazioni del caso. (La famosa “curiositas” descritta in II, 6: “Ma io che sono curioso per natura, appena sentii la parola magia, che sempre mi aveva sedotto, mi venne tanta voglia d’essere iniziato anch’io nell’arte magica”). Grazie ad un pasto di petali di rosa potrebbe tornare uomo, ma la vicenda si svolge in inverno e la primavera è ancora molto lontana.
Solo attraverso un lungo percorso di formazione e di riflessione, Lucio riuscirà a ritornare uomo, con l’intervento di Iside e delle arti magiche. Durante l’ampio viaggio, che suo malgrado deve affrontare, il giovane Lucio abbandona progressivamente la sua parte più carnale e passionale per consegnarsi al lato spirituale e mistico della vita.
Leggi l’intervista a Mario Acampa, l’attore principale dell’Asino d’oro
Asino d’oro
di Gian Mesturino e Girolamo Angione
Regia: Girolamo Angione
Con: Mario Acampa, Domenico Berardi, Valentina Battistone, Marisa Milanese, Viola Sartoretto.
Date:
Da giovedì 9 ottobre a domenica 19
TEATRO ERBA
Corso Moncalieri, 241
Tel. 011/661.15.447
di Davide Greco