JazzAscona: festa o festival?
Luglio 3, 2005 in Musica da Momy
Festival: derivato dal latino medievale festivalis, il termine indicava in origine le feste popolari e tradizionali.
Rifacendoci a questa definizione possiamo considerare, a tutti gli effetti, visto che anche l’etimologia lo consente, il Festival come una vera e propria festa. Proseguiamo su questa linea di pensiero, chiedendoci quali sono gli ingredienti che non possono assolutamente mancare in una festa.
Possiamo quindi affermare con assoluta certezza che, se c’è la contemporanea presenza di tutti questi ingredienti, siamo in presenza di una festa. Applicando la proprietà transitiva, e constatando che ad Ascona, dal 24 giugno al 3 luglio questi ingredienti sono presenti 24 hours a day, è possibile concludere, con ragionevole certezza che siamo in presenza di una festa. Declinando ulteriormente quesa voce, possiamo tranquillamente spingerci più avanti, decretando che titolo di Festival mai fu più meritato.
Analizziamo ora uno per uno i punti elencati in precedenza. La buona compagnia, qui al Jazz Ascona, non manca di certo. Ci sono gli amici, come Luca, Nicolas, Claudia e Alessandro, che con il loro entusiasmo ed il loro lavoro rendono questo Festival una realtà unica nel panorama jazzistico europeo. Ci sono gli sponsor, che con il loro supporto trasformano un progetto scritto su carta in qualcosa di tangibile. C’è il pubblico, tanto, che ogni anno affolla allegramente il lungolago, giorvagando tra i palchi alla scoperta di realtà sempre nuove, scovate pazientemente dai talent-scuot del Festival. Ci sono, appunto, i musicisti, che qui ad Ascona amano giorovagare durante il giorno per le strette viuzze del borgo antico, o sdraiarsi al sole sul lungolago, confondendosi con i tanti turisti che in questo periodo dell’anno invadono questo angolo elitario del Canton Ticino.
Proseguiamo con la musica: 53 tra solisti e band calcano ogni giorno i 13 luoghi che ospitano, dalle 11.30 di mattina sino a tarda notte (qui in realtà dovreste schierarvi: se siete dei nottambuli le 5 a.m. sono effettivamente tarda notte, mentre, se siete mattinieri, sono le prime luci dell’alba…) concerti e jam session. In 10 giorni l’indigestione è assicurata! Oltre al numero impressionante di “sessioni musicali” previste (200 in tutto) segaliamo la varietàdellestesse, che spazia dal jazz classico al soul, dal gospel al ryhtm&blues, passando per lo swing.
Eccoci arrivati alla conclusione: gli ultimi due punti, cibo e bevande, rientrano sotto l’unico cappello dell’enogastronomia.
Fino a qualche anno fa una delle critiche maggiori che veniva mossa al Festival era proprio una scelta limitata per quanto riguardava il “sostentamento”, oggi non si può dire altrettanto. Con una gestione a 360 gradi dell’evento, il comitato organizzatore ha coinvolto maggiormente la città e coloro che da questo festival traggono un effettivo beneficio indotto, come i proprieteri dei locali sul lungolago e quelli dei locali che si affacciano sul lido di Ascona.
Andiamo, in ordine cronologico, a ripercorrere la possibile settimana-tipo enojazzgastronomica.
Venerdì sera aperitivo di inaugurazione allo stand Dannemann, alla presenza del direttore artistico del Festival, Nicolas Gilliet, e del sindaco di Ascona.Aldo Rampazzi. Ottimo prosecco e cestoni di frutta fresca hanno accompagnato i discorsi delle autorità.
Sabato sera appuntamento classico con il galà di apertura del Festival nella splendida cornice dell’Eden Roc. Dalle 18.30, sul pontile dell’hotel, lo champagne scorre a fiumi, accompagnato da deliziose tartine al salmone, al caviale, al tartufo… una vera delizia per il palato! Il rischio è quelo di esagerare ma gli esperti, sapendo quello che li attende durante la cena, seppur a malincuore, si trattengono dall’avventarsi voracemente su tali prelibatezze.
Alle 19.30 infatti, quando il sole ancora brilla sul lago, si aprono le danze, e la tavole si popolano. Subito fa la sua comparsa l’aragosta, servita con un’insalatina impreziosita da miele e champagne. Poi è la volta del tartufo, che usa il riso come pretesto per comparire nei piatti, adagiato in un cestino di sfoglia di parmigiano. Come secondo, per non scontentare nessuno, ecco prima una dèlice de daurade servita su un letto di carciofi e poi un filetto, appena scottato, accompagnato da un vino rosso californiano, ultimo baluardo prima del dolce, nel quale il cioccolato e… il violino, dipinto sul pandispagna, si danno battaglia a colpi di cucchiaino. Un plauso allo chef che, pur accostandosi alla nouvelle cuisine, riesce a non mescolare i sapori, ma ad esaltarli con tocchi preziosi, quali ad esempio l’uso delle violette di campo.
Proseguiamo il percorso con il pranzo: anche in questo momento della giornata si può respirare una ventata di novità, con il brunch preparato all’hotel Tamaro. Quest’anno la signora Witzig si è avvalsa della preziosa consulenza della chef show man di New Orleans, Nora Dejoie, per aggiungere ai sapori tipici e tradizionali della cucina europea quelli più piccanti ed audaci della Lousiana. Così, accanto al roast-beaf e ad uno splendido plateau di formaggi, fanno la loro comparsa la jambalaya (piatto a base di gamberi, salsiccia e peperoni in salsa piccante), il gombo e i fagioli neri, il tutto accompagnato rigorosamente da steamed rise.
Per dolce, oltre alla torta al cioccolato (essendo in Svizzera, questo è un ingrediente che non può mancare in nessun menù…) Nora prepara il suo pancake, con pane raffermo e uva, una vera delizia per il palato! Se siete curiosi, e volete saperne di più su queste ricette, provate a sintonizzarvi, parabola permettendo, sulla CBS, channel Four, dove per sei mesi all’anno tiene una rubrica di cucina. Negli altri sei girovaga per il mondo portando in giro la cucina di New Orleans, e ascoltando jazz che per lei, come ci ha confidato in un’intervista, è “Louis Armstrong e Miles Davis”.
Lasciamo il brunch per passare al buffet etnico, che il ristorante Piazza allestisce ogni sera dalle 19 a tarda notte: un simpaticissimo cuoco dello Sri Lanka prepara per gli avventori, tra i quali non mancano alcuni habituè, polpettine di granchio, gamberi fritti e spiedini di pollo, serviti con salse piccanti tipiche del sud-est asiatico. Qui ad Ascona sono ottime, ma se volete un consiglio spassionato, da viaggiatrice incallita e da sperimentatrice mai doma, andate a gustarli nei loro luoghi di origine. Soprattutto in questo momento, queste popolazioni hanno bisogno del nostro supporto!
Se invece proprio preferite “viaggiare stando fermi”, fate un salto allo stand della Coop, dove ogni ser è possibile degustare i vini del mondo. Visto il caldo torrido di questi giorni, la gestione dei bianchi è un po complessa, e quindi la scelta è limitata. Sui rossi invece potrete divagare tra la Spagna e il Cile, la Toscana (per i vini italiani, vista l’enorme offerta, l’indicazione della nazione non è sufficiente) e la California, il Sud Africa e l’Australia.
Degna conclusione del Festival, infine, è la serata di Gala all’hotel Giardino. In una cornice sempre fiorita, camerieri in livrea si aggirano silenziosi tra le bouganville, con vassoi colmi di calici di champagne, sorseggiati avidamente dai commensali, mentre la Pegasus Brass Band, capitanata dal grand Marshall Earl Conway girovoga
tra i tavoli, il patio e la piscina. Durante la cena la voci sudenti di Niki Harris e di Freddy Cole (fratello del celebre Nat ‘King’ Cole) accompagneranno un superbo menù corredato da una prestigiosa carta carta dei vini, adatta soddisfare anche i palati più esigenti. Poi un rullo di tamburi e via con il bufet finale: tavole e tavole imbandite con formaggi e dolci, presentate con una scenografia mozzafiato, sono la conclusione perfetta per 10 giorni da sogno…
PS. Dimenticavo: la birra! La Heineken, con i suoi stand disseminati qua è là sul lungo lago, è la regina incntrastata delle notti di Ascona. A farle onore anche i prodi musicisti che, pare, ne consumino in media 60 latine per concerto!
di Monica Mautino