Intervista a Davide Nonino

Giugno 2, 2008 in Libri da Redazione

Davide NoninoDa quale pensiero, riflessione lettura o esperienza ..insomma da cosa è scaturita l’idea del tuo libro composto di due racconti assai diversi tra loro?

Dalla volontà di condividere i racconti che nascevano dalla mia penna per lasciarli liberi di incontrare la fantasia e i pensieri del lettore. Ho sentito che era il momento di mettersi in gioco e di farlo con l’entusiasmo e la voglia di un giovane autore esordiente.

Come definiresti il tuo linguaggio? Quale tipo di emozione vorresti che il lettore riuscisse a ricevere dal tuo modus narrante?

Un linguaggio semplice, fresco e sincero. Che viaggia per immagini e sogni senza dimenticare i paradossi della realtà di ogni giorno. Vorrei che al lettore arrivasse il senso di una storia ma anche della sorpresa e della magia che si nasconde fra la righe di un racconto. Quell’emozione che tocca il cuore perchè possiamo riconoscerla nel nostro mondo e viverla allo stesso tempo con gli occhi dei personaggi che attraversano le pagine.

Quale aspetto del tuo lavoro hai amato di più? A quale personaggio sei stato più legato?

Mi piace acciuffare le idee, trovare tra le mille possibilità delle parole la giusta combinazione, lo spunto, l’ispirazione. E poi rintracciare nei miei pensieri le situazioni, figurarle e scriverle come se fossero state create per la prima volta. I personaggi sono dei piccoli pezzi di me per come nascono e trasferiscono con le loro azioni gli scopi narrativi. In una bimba come la Matilde della fiaba che accompagna l’antologia di racconti, rivedo la spontaneità e la freschezza della mia penna a caccia di nuove avventure.

C’è un aneddoto che ricordi con piacere legato al periodo in cui hai lavorato sul libro?

La ricerca dell’immagine della copertina. L’ho vista per caso e adorata da subito sul blog di una signora di Brescia. Ho scritto al sito americano da cui lei l’aveva scaricata per chiedere se potevo in qualche modo averla ma mi è stato risposto che non era utilizzabile a scopi commerciali. Due giorni dopo ho navigato per pura fortuna sulle immagini dell’illustratore inglese che l’aveva realizzata e che mi ha ceduto i diritti. Destino digitale.

Per te è più importante cosa si scrive, o come lo si scrive?

Non credo che una cosa sia più importante dell’altra. Quando si scrive quello che conta è scrivere la cosa giusta nel modo giusto. Bisogna trovare un’alchimia: è lì che scatta la scintilla.

La copertina è molto importante. L’immagine l’hai scelta tu? Come la leghi al tuo libro?

L’immagine l’ho fortemente voluta. Sin dal primo momento sapevo che sarebbe stato un motivo floreale scribacchiato e un po’ vintage. In quell’illustrazione vedo la passione, la fragilità, il bello dell’imperfezione e tutte le dimensioni dei sensi. E’ un riflesso diretto dei racconti che sbocciano da “La nostra occasione”.

Quali sono gli autori che consideri pietre miliari della tua formazione, come lettore e come scrittore?

I grandi autori del romanzo classico: Hugo, Austen, Tolstoj… Persone che hanno saputo scrivere storie di un respiro enorme in grado di andare oltre l’intreccio e la solidità dei personaggi. Sono loro che mi hanno fatto mangiare centinaia di pagine da ragazzo.

Nelle tue presentazioni al pubblico abbini parole e musiche. Quali riscontri ricevi? qual è il genere musicale che accompagna la lettura?

Nelle presentazioni cerco di proporre un’esperienza che sia tanto spettacolo quanto pensiero e riflessione. Musica e parole servono a creare un’atmosfera ma anche a dare alla lettura e alla canzone una dimensione in più, che in realtà è la forza della pagina di un libro. Le persone che ascoltano sono felici di aver vissuto qualcosa di unico mai percorso prima e riescono a percepire l’entusiasmo delle storie raccontate. E’ un’ora che passa in un minuto.

di Cinzia Modena e Stefano Mola