Gilberto Gil: il Marley brasilero

Luglio 11, 2003 in Musica da Gino Steiner Strippoli

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Dopo essere stato eletto Ministro della Cultura del suo paese Gilberto Gil ha espressamento precisato: “accetto questo incarico per aiutare il mio Brasile”. La sua nomina ha fatto eco in tutto il mondo tanto che il New York Times ha ironizzato con una battuta: “sembra quasi che sia stato eletto Bob Marley”. Difficile spiegare quali siano le aspettative che circolano nelle menti dei brasiliani, guardando un loro mito oggi al Governo, che con la musica è sempre stato dalla parte del popolo. Di sicuro l’immagine di Gil è un immagine, e non solo, di speranza e di lotta, come ha sempre fatto a ritmo di bossanova, come quando negli anni sessanta le sue canzoni erano di protesta contro il regime militare di allora e denunciavano il razzismo esistente. E per chi fa protesta come ha fatto lui, insieme all’amico Caetano Veloso, il risultato è uno solo: l’esilio.

Oggi Gil ha oltre sessant’anni e sino a ieri ha sempre cantato a tempo pieno. L’ultima sua incisione è un tributo a Bob Marley, un altro che con la musica reggae ha lottato contro ogni tipo di dittatura e razzismo. Ecco sicuramente Gil è forse l’artista che incarna meglio il mito del grande Bob giamaicano. In Italia arrivo al grande successo solo nel 1979 con un album, prodotto da Sergio Mendes, intitolato “Nightingale” che conteneva delle bossanova-dance pregevoli come “Maracatu Atomico” e “Alapalà”. Questo il suo successo commerciale ma poi le vere perle le sforna nel 1985 in un disco che richiama la lotta al razzismo: “Raca Humana”.

In questo lavoro Gil fa esplodere in tutta la sua violenza il problema del razzismo con la canzone “ A mao de limpeza”. Un brano pieni di accenti polemici e Gil canta: “ Il bianco ha inventato che il negro quando non sporca l’entrata, sporca l’uscita. Che bugia dannata, in verità la mano dello schiavo passava la vita pulendo ciò che il bianco sporcava. Anche dopo l’abolizione della schiavitù è negra la mano di chi pulisce, negra è la mano, la mano della purezza”. Parole che dicono tutto, parole di fuoco che il futuro Ministro non ebbe paura di cantare.

Quel disco, tra l’altro, segnerà una svolta artistica per Gil visto che musicalmente è imperniato sul reggae, tanto da essere realizzato oltre che in Brasile, anche a New York ed in Giamaica insieme, guarda caso, agli Wailers, la band di Bob Marley di cui Gil era grande amico (nel 1976 Gil tradusse in portoghese “No Woman No Cry”).

Il 12 luglio al Palastampa, per l’Extrafestival di Torino, lo spettacolo è assicurato, anche grazie alla presenza di Maria Bethania, grande voce della musica popolare brasiliana. Sentirla cantare vuol dire rischiare di rimanere incantati, tanto è la dolcezza della sua voce.

Un concerto in cui si fonderanno lotta, protesta e speranza di un artista che è diventato un Ministro ma non ha dimenticato da dove è partito.

Adesso –ha dichiarato Gil – dovrò dedicarmi molto di più al mio paese, diciamo che per l’80% sarò il Ministro della Cultura e per il rimanente 20% sarò il Gil della musica, quindi potrò stare almeno venti giorni all’anno in tournè.

Ma per la cultura in Brasile cosa vuole fare?

Noi abbiamo una grande cultura c’è il meglio dell’Europa, dell’Africa e dell’America. Dobbiamo valorizzarla e renderla libera a tutti, anche agli indios delle foreste amazzoniche e ai poveri delle favelas. Dobbiamo dare a tutti la possibilità di esprimere la loro creatività”.

Prima del concerto a Gil sarà consegnato il Premio Grinzane Poesia 2003, nelle passate stagioni era stato dato a Bob Dylan (1999), Lawrence Ferlinghetti (2000), Patti Smith (2001), Lou Reed e Laurie Anderson (2002).

di Gino Steiner Strippoli