Fuori concorso
Novembre 22, 2004 in Spettacoli da Redazione
Senza ombra di dubbio la sezione più amata dal pubblico. Quest’anno il livello dei film – presentati di norma all’ultimo spettacolo – era decisamente superiore alla norma e gli spettatori se ne sono accorti tributando gli applausi più lunghi del Festival a Johnnie To. L’autore hongkonghese era presente con due film. Breaking news ha entusiasmato per la capacità di mantenere la tensione altissima dal primo all’ultimo momento nonostante i contraltari ironici disseminati ad ogni angolo. Un noir tesissimo, con un piano sequenza iniziale degno di De Palma e Welles, Ma tutto il film è un esercizio di fachirismo degli operatori chiamati agli straordinari da un regista che ogni anno sforna tre o quattro film. Una prova? Yesterday once more è una commedia sentimentale condotta con grande ironia e con due attori – Andy Lau e Cheng Sammi – che sembrano usciti da una commedia sofisticata degli anni Trenta.
Before sunset di Richard Linklater ha riproposto il cinema di parola già messo in scena otto anni fa con “Prima dell’alba”. Una lunga passeggiata di Ethan Hawke e Julie Delpy per le strade di Parigi a parlare, parlare, parlare, parlarsi addosso, spesso contraddicendosi pure. Film furbetto, fatto alla veloce, ma che ha tutte le componenti decisive per piacere al pubblico. Ma siamo ancora lontani da Rohmer. Bab el shams (La porte du soleil) di Yousry Nasrallah racconta cinquant’anni di conflitto israelo-palestinese visti dalla parte di questi ultimi. Un film-fiume di ben 278 minuti dal taglio televisivo, ineccepibile dal punto di vista della sceneggiatura e della messinscena. Una storia raccontata con grande semplicità, ma in grado di arrivare al cuore degli spettatori, dote sempre più rara nel cinema dei giorni nostri. Sideways di Alexander Payne è l’ironico resoconto di uan settimana di sfigatissime scorribande prematrimoniali di Miles, un romanziere fallito, e Jack, attore di spot televisivi. Si ride parecchio, ma il retrogusto amaro è evidente, così come il gusto per i particolari e un’innata capacità di raccontare il disagio riuscendo a essere credibile. Dias de campo di Raoul Ruiz un racconto grottesco, borgesiano, sulla morte, sulla vita, sull’amicizia e l’affetto fraterno, materno e filiale.
di Davide Mazzocco