Eroi e Atleti

Febbraio 26, 2006 in Arte da Marcella Trapani

La mostra Eroi e Atleti. L’ideale estetico nell’arte da Olimpia a Roma, a Torino 2006 al Museo di Antichità fa rivivere in occasione delle Olimpiadi Invernali lo spirito eroico della Grecia antica

E’ aperta dal 9 febbraio al Museo di Antichità di Torino la mostra Eroi e Atleti. L’ideale estetico nell’arte da Olimpia a Roma, a Torino 2006. Il progetto tecnico-scientifico della mostra è della Soprintendente ai Beni Archeologici del Piemonte, la dott.ssa M. Sapelli Ragni, e della Direzione Generale per i Beni Archeologici del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, nella persona della dott.ssa A.M. Reggiani.

L’esposizione è allestita in una serie di locali ristrutturati che ospiteranno in futuro la sezione del Museo sull’archeologia urbana, ambienti che si sviluppano sotto la Manica Nuova di Palazzo Reale e che sono di una rara suggestione. In essi è presentata una scelta accurata di opere provenienti dai più importanti musei archeologici nazionali, dai Musei Capitolini al Museo Archeologico della Sibaritide, dal Museo Archeologico di Firenze a quello di Napoli, dal Museo Archeologico di Reggio Calabria a quello di Taranto, fino al Museo G. Whitaker di Mozia da cui proviene la straordinaria statua di giovane, detta l’“Auriga di Mozia” e risalente alla prima metà del V secolo a.C. Questa figura pone diversi interrogativi sui rapporti e le interferenze culturali fra la parte greca e quella punica dell’isola di Mozia.

Sono inoltre esposti capolavori della scultura ed esemplari della pittura su vasi con repertorio atletico che illustrano il significato estetico, storico ed ideologico dello sport nel mondo classico, come il “Kouros di Reggio Calabria”, databile tra il 510 e il 490 a.C. e rinvenuto nel corso di un sequestro della Guardia di Finanza a Reggio Calabria nel 1990; o come il corredo funerario di un guerriero-atleta da Lanuvio (Roma), risalente al V secolo a.C., e composto da una corazza in bronzo, un elmo, un disco da lancio, uno strigile, un vaso per unguenti e varie armi. Lo strigile era l’utensile composto da un manico terminante con una parte ricurva e concava, utilizzato dagli atleti per detergere il corpo dal sudore, dagli olii e dalla polvere. Nel guerriero di Lanuvio è stato riconosciuto un cavaliere di ventura che avrebbe partecipato alla battaglia del Lago Regillo, combattuta nel 496 a.C. tra Romani e Latini riuniti in Lega.

Da segnalare anche la Statua del Doriforo (portatore di lancia), proveniente dalla Palestra Sannitica di Pompei, statua romana in marmo di età tiberiana, che riprende un modello greco attribuito al grande scultore Policleto, attivo nel 450 a.C. circa. La scultura originale, realizzata in bronzo, fu considerata l’esempio più alto di armonia ed equilibrio nella rappresentazione del corpo umano: frutto di analisi delle proporzioni fra le varie parti del corpo, servì da modello per tutta la statuaria greca successiva.

A un Doriforo appartiene ugualmente il torso in marmo ritrovato nel criptoportico della Villa dell’imperatore Adriano a Tivoli e datato al II secolo d.C. Della cospicua produzione di Policleto ci rimangono principalmente due opere, note attraverso le copie: il Doriforo, di cui si è detto, e il Diadùmeno, ovvero la raffigurazione dell’atleta nell’atto di cingersi la testa con la benda, simbolo della vittoria. Al Museo di Antichità è esposta la testa del Diadùmeno del Museo Archeologico di Venosa (II secolo d.C.), che è la prima opera restituita al nostro paese dal Paul Getty Museum, dopo la firma del Memorandum di Intesa nel 2001 tra Stati Uniti e Italia per impedire il traffico illecito di opere d’arte.

Notevole anche il Torso di atleta in bronzo: in origine nella Collezione De’ Medici e oggi conservato al Museo Archeologico di Firenze è lavorato con la tecnica della cera persa ed è ritenuto un originale greco (molto raro) databile al 480-470 a.C., l’età d’oro della scultura greca classica.

Il reperto più antico esposto in mostra è la tabella in bronzo con dedica del vincitore Kleombrotos da Francavilla Marittima (Cosenza), risalente agli inizi del VI secolo a.C. Kleombrotos era un cittadino di Sibari che vinse una gara ad Olimpia e che dedicò ad Atena la decima parte del premio.

Infine menzioniamo il corredo dell’Atleta di Taranto, il vincitore che si fece seppellire con le quattro anfore panatenaiche, ciascuna delle quali illustra le gare in cui si era distinto. Le anfore traggono il nome da quello delle Panatenee, la festa celebrata ad Atene in onore della dea protettrice della città, Atena Poliade.

La mostra pone l’accento su una delle caratteristiche più originali dell’arte greca, la rappresentazione del “nudo atletico”, che esercitò un considerevole influsso anche nella vita religiosa e sociale. Infatti solo apparentemente arte e sport sono ambiti distanti nella Grecia antica: l’arte nasce e si sviluppa di pari passo con i giochi che si celebravano nelle Feste Panelleniche, mentre lo studio del corpo umano, osservato nel corso delle gare, contribuì a fissare un tipo di bellezza “canonico”, utilizzato per raffigurare divinità, eroi ed atleti, come dice appunto il titolo della mostra. Tale canone si trasmise all’arte romana e attraverso questa, all’Europa rinascimentale e moderna.

Le Olimpiadi erano la manifestazione di un ideale morale ed estetico al tempo stesso, quello del kalòs kai agatòs: l’atleta, l’uomo bello e virtuoso. Ed ancora oggi in un certo senso gli atleti rappresentano un ideale eroico a cui ispirarsi per i valori di cui lo sport sano è portatore: competizione leale, coraggio, condivisione nel gioco di squadra, impegno per ottenere un risultato.

Pregevole l’allestimento curato dall’architetto B. Camerana: l’accostamento tra i reperti archeologici e l’evento sportivo delle Olimpiadi invernali permette di guardare le sculture non solo come opere d’arte antica ma anche come rappresentazioni di atleti (o eroi) in azione (o pronti all’azione), sospesi come in un salto dalla sfera delle idee alla dimensione più realistica del movimento. Le statue sono disposte su pedane di ferro, tutte uguali, simili a piccoli palchi in cui gli atleti sono attori, mentre la luce, concentrata solo sulle figure, accresce il senso dell’azione.

L’accostamento con il mondo dello sport del nostro tempo è proposto attraverso l’esposizione di attrezzature sportive legate ad atleti di ieri e di oggi, campioni in alcune discipline invernali.

Inoltre la mostra è integrata da opere di M. Pistoletto, di cui sono esposti sette “specchi”, scelti sia tra quelli a tema sportivo (un atleta, uno sciatore) sia tra quelli che indagano il rapporto con il pubblico (un cameraman, un gruppo di visitatori).

Una mostra da consigliare, intrigante per gli accostamenti ma anche imperdibile per la qualità delle opere esposte tutte insieme nella nostra città.

Sede: Museo di Antichità

Via XX Settembre 88/c – Torino

Tel. 011-43 96 140 / 521 22 51

Costo: 4,00 euro (museo + mostra)

Date mostra: 9 febbraio-30 aprile 2006

Orari: Da martedì a domenica: 9.00-19.00

Lunedì: chiuso

Sito Internet: www. museoantichita.it

E-mail: [email protected]

di Marcella Trapani