Ennio Cavalli per Traspi.net
Luglio 29, 2005 in Libri da Stefano Mola
Immaginare il diluvio universale come conseguenza di una nevicata. Intrecciare con profondità lieve storie di personaggi che sfiorano il mistero di Dio. Tutto questo e altro ancora abbiamo trovato in Quattro errori di Dio (Nino Aragno Editore) finalista al Premio Campiello 2005. Allora ci è venuta la curiosità di porre qualche domanda all’autore, Ennio Cavalli, nato a Forlì nel 1947, inviato speciale e caporedattore del Giornale Radio Rai. Ecco l’intervista.
Ci può raccontare come è nata l’idea di questo libro? E in particolare, il diluvio universale come conseguenza dello scioglimento di una colossale nevicata?
L’idea di questo libro è nata più di dieci anni fa. In origine era un racconto e si intitolava Due errori di Dio. Adesso gli errori sono quattro, anzi quattro e mezzo ed è diventato un romanzo. Ma il titolo completo, se ci fosse un sottotitolo, sarebbe Quattro errori di Dio (per non parlare dei nostri). Dio infatti continua a essere infallibile e perfettissimo, come da catechismo e anche di più. È l’idea che noi ci facciamo di Lui che fa acqua da tutte le parti. Fa tanta di quell’acqua, l’idea che noi ci facciamo di Lui, che siamo riusciti ad attribuirGli perfino il diluvio universale come strumento di punizione. Invece Dio non voleva annegare nessuno, neanche i malvagi. Voleva solo ammonirci col candore di un’immensa, interminabile nevicata. Appena l’uomo chinò la testa, smise di nevicare. L’errore di Dio fu non avere pensato, nella sua estrema bontà, che tutta quella neve, sciogliendosi dalla cima del Paradiso al fondo del Mar Morto, avrebbe mandato a picco il Creato peggio di uno tsunami
Pensare a un Dio che commette o abbia commesso degli errori, può aiutare l’uomo a sentirlo più vicino?
A volte penso a Dio come a un bambino. Innocente, inscalfibile. Se tornassimo tutti un po’ più bambini, si sentirebbe meno solo. Gli faremmo più compagnia.
I personaggi compiono una duplice ricerca: quella del mistero di Dio e quella dell’amore per l’altro/a. Due aspetti dello stesso mistero?
Il professor Roselius, lucido e un po’ cinico studioso di storia del pensiero religioso, finisce per innamorarsi di Koori (donna bellissima che ha molto sofferto) e inizia con lei un viaggio mistico senza sicure. Martha, l’allieva ed ex amante del professore, ritrova un equilibrio arrivando a capire i sensi di colpa del nuovo fidanzato, Omar, pittore afgano che dal figurativo passa all’astrattismo per non rischiare di sfiorare, nei suoi quadri, l’immagine di Dio. Il libro si conclude con una preghiera: Dio, se ci sei, resisti. Anche così lontano. Sì, credo che circoli una storia d’amore all’ombra del mio ethic-thriller.
Viviamo un tempo in cui sembra che lo scontro tra religioni non sembra purtroppo una prospettiva così lontana. Eppure il libro sembra permeato dalla possibilità di convivenza pacifica nella comune esplorazione del divino. È una strada possibile?
Per quanto riguarda i tre surriscaldati monoteismi, basterebbe rifarsi a quella novella di Boccaccio che Martha, a un certo punto commenta. In sintesi. Un padre vuol lasciare il suo anello a ciascuno dei suoi tre figli. Ne fa fare due copie perfette. Da quel momento nessuno saprà più distinguerle dall’originale. Così per le tre Leggi date da Dio Padre a ebrei, musulmani e cristiani. Qual è il vero anello, chi è il vero erede? Domande superflue, se continuassimo a sentirci fratelli.
di Stefano Mola