Bestie, Santi, Divinità

Marzo 2, 2003 in Arte da Marinella Fugazza

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Nella splendida cornice e suggestione del Monte dei Cappuccini, è stata inaugurata, la sera di San Valentino, la mostra “Bestie, Santi, Divinità – Maschere Animali dell’Europa Tradizionale”. Una galleria di strane figure zoomorfe, nelle quali si potranno scoprire gli echi di tradizioni diverse, un viaggio onirico attraverso i rituali e le credenze dell’uomo. Le sale del Museo Nazionale della Montagna ospitano dal 15 febbraio al 27 aprile l’interessante rassegna che porta i visitatori fra le maschere che, nel nostro continente, scandiscono la fine e l’inizio della nuova annata agraria.

Inevitabilmente, una mostra di questo genere, trova la sua collocazione naturale durante il periodo carnevalesco, ma fino a primavera inoltrata sarà possibile ammirare decine di “pezzi” radunati grazie alla sinergia del Museo Nazionale della Montagna e della Regione Piemonte, con il Musée International du Masque di Binche (Belgio) e il Muzeul Taranului Roman di Bucarest (Romania) e con la collaborazione della Citta’ di Torino e del Cai.

Nel corso del secolo scorso, a causa del grande sviluppo industriale e dell’espansione massiccia delle metropoli, le pratiche e le forme rituali sono andate progressivamente sfumando, rimanendo attive solo in alcune aree montane isolate e marginali. Recentemente ed inaspettatamente esse sono oggi rinate rioccupando i tempi e gli spazi della società contemporanea e, in alcuni casi, invadendo le stesse aree urbane.

Le maschere animali, giunte a Torino dai due musei prima menzionati e da collezioni private, rappresentano i tratti etnici piu’ profondi del tempo festivo d’inizio anno di gran parte delle nazioni europee: la Romania, la Germania, l’Austria, la Bulgaria, la Polonia, l’Ungheria, la Svizzera, la Repubblica Ceca, la Slovacchia, il Belgio, la Bielorussia, l’Inghilterra. Gli orsi, le capre, i cervi, i lupi, gli uomini selvatici che si incontrano lungo la suggestiva galleria allestita nelle sale del Museo della Montagna, narrano di un paesaggio europeo mitico e di una “foresta” di simboli complessa e preziosa che, comparata con quella degli animali carnevaleschi del Piemonte della tradizione (Valle di Susa, Valle d’Aosta, Volvera nella cintura torinese), evidenzia un nesso tra le maschere dell’arco alpino occidentale e il resto dell’Europa.

Maschere di dimensioni diverse, realizzate con materiali differenti: dalle pellicce naturali al cuoio, dai tessuti alla paglia e al legno, fino al metallo, contribuiscono a creare un ambiente affascinante e misterioso, senza distogliere l’attenzione dal fatto che la mostra è l’esito di un impegnativo e fecondo lavoro di ricerca scientifica interdisciplinare, condotto da studiosi di diverse nazionalità, che hanno riflettuto questi temi giungendo a ricostruire il profilo dei nostri antenati. A quanti vorranno visitare questa mostra si propone un percorso simbolico che può attivamente spiegare ed interpretare ciò che è stato il nostro passato e ciò che può tornare a diventare il nostro presente.

di Marinella Fugazza