Apromiximacion a la idea de desconfianza
Luglio 3, 2006 in Spettacoli da Roberto Canavesi
TORINO – La conferma di come anche a teatro non tutte le ciambelle escano con il buco la si è avuta assistendo ad “Apromiximacion a la idea de desconfianza”, l’ultima fatica scritta e diretta da Rodrigo Garcia ed arrivata in prima nazionale assoluta per il Festival delle Colline Torinesi. Intenzionalmente impostato “a ritmo di tartaruga”, come lo stesso Garcia tiene a precisare nella scheda introduttiva, lo spettacolo suona tanto come un déjà-vu teatrale, talvolta anche un po’ stucchevole, dove solo a tratti si può scorgere traccia delle feroce critica sociale e politica che da sempre contraddistingue il teatro di Garcia.
Considerando pure la definizione di spettacolo in via di costruzione, di prodotto in continua evoluzione e non ancora definito, l’impressione che si è avuta è quella di esser stati testimoni di un gran minestrone di immagini, colori, messaggi, privi di un effettivo collante: nelle azioni dal forte impatto visivo, marchio di fabbrica indiscusso per il teatro di Rodrigo, i corpi degli attori risultano schermi su cui proiettare video, oggetti inanimati su cui gettare acqua, da ricoprire con terra o cospargere di miele e marmellata.
Immagini di sicuro impatto che però, se presentate in maniera ripetitiva e seriale, rischiano di anestetizzare l’attenzione dello spettatore, piuttosto che colpirla e stimolarla alla riflessione: un’ora di un teatro, potenzialmente di grande impatto, ma che certo non rimarrà scolpito nella memoria e che forse, anche a giudicare dagli applausi un po’ forzati di fine spettacolo, ha in parte tradito le molte attese.
“Apromiximacion a la idea de desconfianza”,
testo e regia di Rodrigo Garcia.
di Roberto Canavesi