Addio a Ferré, l’architetto della moda

Giugno 19, 2007 in Moda da Tiziana Fissore

Se n’è andato con discrezione e riservatezza come ha sempre vissuto. Le sue geometrie plasmavano il corpo femminile, regalando suggestioni.

ferréQuesta volta la pagina dedicata alla moda non sarà come sempre basata sulle nuove tendenze, perderà per un attimo quel suo aspetto un po’ frivolo per salutare un ‘grande’ della moda che ci ha lasciato, una persona che della moda ne ha fatto una ragione di vita: Gianfranco Ferré.

Se n’è andato Ferré con discrezione e riservatezza come ha sempre vissuto ed è questo lato del suo carattere che è sempre piaciuto come la sua voglia di lavorare e creare. E’ stato definito “Un vero lombardo, ruvido e generoso” da Beppe Modenese, ex presidente della Camera Nazionale della Moda e nonché suo amico e da vero lombardo un grande lavoratore. Lo ricordano passare intere nottate quando doveva presentare una nuova collezione ma senza perdere la calma, senza sudare (nonostante la sua mole non indifferente), pronto alla battuta ironica e pungente ma sempre intelligente perché Ferré era soprattutto un uomo di grande cultura, un artista che poteva disegnare qualsiasi cosa. Era sì un architetto ma anche un poeta, ecco il perché delle sue creazioni, quelle geometrie che oltre a vestirlo, plasmavano un corpo femminile, raccontando suggestioni differenti con coerenza quasi come una trama sottile di quell’arazzo, di quell’universo chiamato:vita.

Ferré parlando del suo lavoro amava dire : “Ogni abito, ogni collezione concretizza un’infinità di emozioni ed insieme molte più esperienze, molte più conquiste…”.

La donna che amava vestire era una donna moderna e soprattutto intelligente. Sovente ripeteva che si sarebbe rifiutato di vestire una donna ignorante che non capiva ciò che si metteva addosso, perché per lui era essenziale la differenza tra vestire un corpo e vestire le spinte interne che ha quel corpo: il carattere e la personalità. Forse è per questo che sono nate quelle che sarebbero diventate il suo simbolo: le famose camicie bianche che erano sì un modo di vestire la donna in modo elegante e raffinato quasi un’architettura sul corpo, ma anche una forma di poesia che variava a seconda del soggetto che le indossava.

Terminiamo questo articolo, dunque, con un saluto ad un uomo di grande talento e personalità e lo ringraziamo per averci dato un esempio di come si lavora seriamente, con semplicità e discrezione, un uomo in continua crescita basata su rigore e progetto ma anche fantasia e poesia che ci ha dato arricchendo la nostra vista con immagini eleganti e raffinate. Salutiamo un artista ed un vero signore.

di Tiziana Fissore