Il borghese gentiluomo

Ottobre 25, 2006 in Spettacoli da Roberto Canavesi

Il Borghese GentiluomoTORINO – Tra i primi titoli in cartellone dell’edizione 2006-2007 di “Marginalia”, la rassegna-vetrina per giovani gruppi teatrali allestita dalla Compagnia Sperimentale Drammatica negli spazi dell’Espace di Torino, l’allestimento de “Il borghese gentiluomo” proposto dal torinese Gruppo Le Manine ha riaffermato la vivacità di un testo che non sembra conoscere il trascorrere del tempo.

“Commedia-balletto scritta nel 1670, “Il borghese gentiluomo” ha per protagonista Monsieur Jourdain, figlio di un ricco commerciante di stoffe, intento a compiere la scalata verso i salotti bene dell’aristocrazia: a questo scopo si impegna in lezioni di musica, di danza, d’armi e di filosofia, arrivando persino a farsi scroccare denaro da Dorante perché “parli di lui nelle stanze del re”. Come se non bastasse, Jourdain vuole che la figlia Lucilla sposi un gentiluomo; ma Coviello, valletto di quel Cleante innamorato di Lucilla, inventa uno stratagemma burlesco per raggirare Jourdain. Il servo, dopo aver presentato Cleante come il figlio del Gran Turco arrivato in Francia per sposare proprio Lucilla, convince Jourdain a farsi ricevere dal finto turco cui, in maniera goffa ed ingenua, arriverà a concedere la mano di Lucilla: alla stregua di Arpagone e Argante, monsieur Jourdain è un altro molieriano padre di famiglia che per soddisfare la sua folle mania non bada al malessere di coloro che lo circondano. Il prezzo da pagare è rappresentato dal turbinio di resistenze e reazioni che si scatenano attorno all’agire di un protagonista presto sopraffatto da un crescendo di prodigalità, impertinenza e debolezza.

Testo di straordinaria attualità, “Il borghese gentiluomo” ancor oggi impressiona per la feroce ironia e grottesca satira con cui il suo autore impietosamente scaglia i propri polemici strali: l’esaltazione stessa delle arti, all’interno di un raffinato e perverso congegno teatrale, è finalizzato alla loro stessa ridicolizzazione, con la conseguente messa alla berlina di gran parte di un’intera società impietosamente fotografata nelle sue più basse debolezze.

Double-face l’allestimento diretto a quattro mani da Antonello Panero e Sandro Calabrò, con una prima parte lenta e registicamente assai debole, cui segue un secondo tempo più vivace e brioso, dove piace rimarcare il Cleonte di Davide Bernardi ed il Coviello di Paolo Arnetoli: a tutto il cast sono comunque andati i meritati e convinti applausi finali.

di Roberto Canavesi