Francesco Rosi da Lezioni di cinema

Giugno 20, 2004 in Cinema da Adriana Cesarò

Francesco RosiApplausi a profusione per la lezione di cinema del regista Francesco Rosi, premiato con il Taormina Arte Award for Cinematic Excellence. I suoi film, basati sulla realtà sociale italiana e la vita politica, viene ampiamente rilevata nelle sue opere come: “La Sfida” e “I Magliari”, caratterizzandone la sua vena artistica. Molto importante è stata la ricostruzione dell’intricata storia sulla vita del bandito “Salvatore Giuliano”. Felice Laudadio, Direttore Artistico del Taormina BNL FilmFest, lo ha presentato dicendo Francesco Rosi è stato una nave scuola, sia per me che per tutti quelli della mia generazione del ’68. I temi affrontati, dal regista, sono la base della vita, della realtà i pilastri del cinema italiano e internazionale. Salvatore Giuliano è un film avvolto dall’ambiguità – spiega Francesco Rosi – una tra le storie più intrigate e complicate che arriva fino ai giorni nostri. Alcuni storici hanno potuto esaminare i documenti custoditi in America e finalmente resi pubblici. Malgrado ciò, di sicuro c’è soltanto che Salvatore Giuliano è morto. Il regista non si è mai fermato, i suoi “racconti di vita” hanno interessato il folto pubblico presente che, con molta attenzione, seguiva ogni sua parola. Nella strage di Portella della Ginestra, non ho inserito nella scena, né Giuliano né la sua banda in quanto non c’era nessuna certezza della sua sparatoria. Una sola certezza veniva evidenziata, il 1 maggio del 1947 fu la prima strage politica.

Nel film, il bandito Giuliano è un importante pretesto per raccontare la tragedia del popolo siciliano che viveva ancora sotto il dominio latifondista. Nel film non esiste una cronologia dei fatti, in quanto, molti avvenimenti non erano stati chiariti o rivelati. Importanti invece, erano i contenuti che sono stati inseriti in momenti diversi. Una storia tra le montagne rocciose del palermitano, si stendeva tra servizi segreti, mafia, americani e una miriade di sospetti. La storia che racconto nel mio film è frutto dei riferimenti giuridici, degli atti della Corte di Viterbo – ha detto il regista – molto importante sono state anche le mie intuizioni, ho girato il film, pochi anni dopo gli avvenimenti a Montelepri, sotto gli occhi della gente che aveva vissuto i tragici momenti. Chi vuole fare dei film sulla verità, deve scoprirsi come ho fatto tra le persone che hanno conosciuto e vissuto la storia del Bandito Giuliano. Il regista ha ottenuto la fiducia dei siciliani che hanno preso parte alla realizzazione del suo film. Durante le riprese della strage di Portella della Ginestra, alcuni di loro andavano dal regista dicendogli “è proprio tale e quale”. Un contadino alla domanda del regista “cosa c’era nel giorno della strage” gli ha risposto: “Movimento dei partiti”. Alberto Moravia scrisse nel lontano 1962: Francesco Rosi ha dovuto narrare un nuovo realismo che consiste di una visione panoramica dell’intreccio.

di Adriana Cesarò