Al via il Grinzane XXIII

Gennaio 18, 2004 in Attualità da Stefano Mola

Ecco una cronaca sentimentale della giornata di sabato, che parte un po’ da lontano. Ma se avrete pazienza, arriverà anche ai premiati.

Arrivando al Carignano

Sabato mattina a Torino è stata visitata dalla sua luce ideale. Scendeva direttamente da un cielo uniformemente azzurro. Si depositava sulle geometrie dei palazzi intorno a Piazza San Carlo, avvolgeva le curve di Palazzo Carignano, sbalzandole fuori, esaltandone la bellezza matematica. Una luce trasparente ma non immateriale si metteva tra noi e le cose, per ristabilire in maniera esatta distanze e proporzioni. Una luce che potrebbe essere adatta a illuminare la lettura dei canti del Paradiso di Dante. Torino, come forse anche altre città, raramente sopporta la luce dell’estate, si intampa in una pesantezza umida e spesso grigiastra dove tutto si mescola come in una soffocante betoniera. In più, per la sua dignitosa ritrosia, per la serietà talvolta noiosa, mal si adatta a bermuda e ombelichi. Meglio sfilate di cappotti, che tirano dritti sotto i portici, senza fretta eccessiva ma anche senza indugio, in una temperatura che aiuta a segnare in maniera netta la differenza tra la nostra testa e il mondo intorno a noi.

Arrivando al Teatro Carignano

È come entrare in un cuore. Fisicamente, a parte alcuni film di fantascienza, non è possibile entrare nell’organo che con il cervello si disputa il trofeo di “più importante”. Non è però così sbagliato immaginarlo così, il cuore: pieno di velluti rossi, con qualche luce sì ma sostanzialmente buio. È anche giusto che ci siano delle quinte, e un sipario, in cuore, perché non tutto lì dentro, per qualcuno che provi ad entrarci da fuori, non sarà mai possibile conoscere. I palchi sono sicuramente poi scaffali e cassetti della sua memoria, in cui volti e affetti vengono ordinati o semplicemente si affacciano inaspettati, talvolta addirittura sconosciuti, o che avremmo preferito dimenticati. Ma un cuore non è solo ordine, spesso non è che un velleitario tentativo di farne: per questo deve esserci ora questa platea di ragazzi brulicante, disordinata e rumorosa (un pensiero ai ragazzi e alle ragazze del Grinzane che hanno avuto il loro daffare a cercare di mantenere il silenzio, ma si sa che raramente al cuore si comanda).

La cerimonia

Delle righe precedenti, recuperiamo due cose: il cuore e quella luce da Paradiso di Dante. Il primo rimanda al mondo degli affetti e della passione (che non può mancare nei libri e nella cultura); la seconda invece, in senso lato, anche a chi non c’è più (e dunque, anche al dolore degli affetti).

La cerimonia di proclamazione dei vincitori della XXIII edizione del Premio Grinzane Cavour è stata infatti racchiusa tra i ricordi di due recenti scomparse: Norberto Bobbio e Manuel Vázquez Montalbán. Al filosofo è stato reso omaggio da Giuliano Soria nella sua introduzione, con una bella citazione sul valore della cultura, sulla difficoltà del suo insegnamento, che deve essere alieno a ogni nozionismo, ma rappresentare un accompagnamento discreto accanto al difficile sentiero che ognuno deve tracciare nella ricerca della propria individuale dignità.

Allo scrittore spagnolo, praticamente tutti coloro che sono intervenuti hanno dedicato qualche parola o un breve ricordo. Impossibile qui citare tutti. Scegliamo i due interventi che maggiormente ci hanno colpito. Hado Lyria (premio Grinzane per la traduzione, consegnatole dal sindaco Chiamparino) ha ripercorso la sua lunghissima amicizia con lo scrittore, iniziata ai tempi della scuola di giornalismo a Barcellona, passata attraverso gli anni del franchismo, e consolidata infine nella traduzione in italiano di ben 41 opere di Manolo. Ci è piaciuta la serena passione nelle sue parole, come se sul dolore della scomparsa riuscisse a prevalere la gioia di aver potuto condividere un rapporto umano ricco e fecondo (cosa che del resto è spesso una rara fortuna).

Infine, la presenza sul palco del figlio, Daniel Vázquez Sallés. Visibilmente commosso, sembrava timidamente sospeso tra il lutto recente e la confusa gratitudine per l’affetto tributato da tutti. Ha letto in italiano una poesia di Montalbán, compresa nel volume che il Premio Grinzane ha voluto dedicare alla sua memoria (Il viaggio in Italia. Omaggio del Premio Grinzane a Manuel Vázquez Montalbán, Frassinelli).

Resta la sensazione che aver saputo toccare in profondità con le proprie parole come hanno saputo fare, seppure in modi così diversi, Bobbio e Montalbán, sia uno dei modi più belli e sicuri per far sì che qualcosa di noi resti anche dopo. E sabato mattina, questo era ben presente.

Premi e premiati

Di Hado Lyria e Fernando Savater, rispettivamente premio per la Traduzione e la Lettura, abbiamo già detto nell’articolo della settimana scorsa. Diamo qui conto dei premi annunciati sabato. Innanzi tutto, il premio Internazionale è andato allo scrittore peruviano Mario Vargas Llosa. Una scelta (mi si scusi l’immodestia) che mi trova pienamente ed entusiasticamente d’accordo. Lo meriterebbe anche soltanto per quel libro meraviglioso che è La zia Julia e lo scribacchino (Einaudi). Lì dentro ci sono due bellissime storie d’amore: per una donna, e per la scrittura. Vargas Llosa riesce a tracciare benissimo non solo storie e personaggi originali, ma anche a farci capire, senza lezioni cattedratiche, quanto sia importante e profondo, per tutti noi, il bisogno di ascoltare e raccontare storie. Raccogliamo quindi senz’altro l’auspicio di Luis Sepulveda: che come lo scorso anno per Coetzee, la scelta del Grinzane sia anche l’anticipo del Nobel.

Ecco invece l’elenco degli altri premiati (i dettagli, come già detto, li troverete nelle recensioni che potrete leggere qui nei prossimi mesi):

Sezione Narrativa Italiana:

Elena Giannini Belotti, Prima della quiete, (Rizzoli)

Marina Jarre, Ritorno in Lettonia, (Einaudi)

Andrea Vitali, Una finestra vistalago, (Garzanti)

Sezione Narrativa Straniera:

Péter Esterházy, Harmonia Caelestis, (Feltrinelli)

Édouard Glissant, Il quarto di secolo, (Einaudi)

Natasha Radojcic-Kane, Ritorno a casa, (Adelphi)

Premio autore esordiente

Sayed Kashua, Arabi danzanti, (Guanda)

I supervincitori delle sezioni italiana e straniera verranno proclamati nel corso della cerimonia che si terrà il 19 giugno, come di consueto al castello di Grinzane Cavour.

Il Grinzane e il mondo

Ma prima di tutto, il Grinzane, la città e il Piemonte. La presenza e le parole di Chiamparino, Ghigo, Leo, Alfieri, dei sindaci di Alba e Grinzane, del presidente della fondazione CRF confermano, al di là dell’occasione, come il rapporto tra le istituzioni e il premio sia sempre più stretto. Soprattutto, come questo diventi sempre più biunivoco. Non sono soltanto le istituzioni a essere importanti per il Premio, grazie al loro sostegno, ma è quest’ultimo rappresenta sempre più il Piemonte nel mondo e grazie alle sue numerose manifestazioni, ad essere anche motore economico. Ecco un esempio di, scusate le parole usurate, “circolo virtuoso”.

E mondo, n
ell’elenco fatto da Soria all’inizio, significa Parigi, Avana, Montevideo, Mosca… tutte prossime sedi di iniziative del Premio.

di Stefano Mola