50 anni fa la scoperta della doppia elica
Luglio 31, 2005 in Medley da Redazione
Fra le grandi domande che da sempre si pone l’uomo, le più frequenti e profonde sono chi siamo e da dove veniamo.
Gli strumenti di conoscenza disponibili nel corso dei secoli e dei millenni, le credenze religiose e i momenti storici hanno via via fornito risposte diverse e fatto nascere disparate teorie in proposito: talora fantastiche, talora metaforiche (vedi la scala naturae aristotelica, metafora teologica e morale della gerarchia e dell’armonia della creazione) ma sempre incomplete, almeno fino alle prime grandi scoperte paleontologiche.
L’uomo, ultimo arrivato nei tre miliardi e mezzo di anni di evoluzione della vita, ha cominciato a capire qualcosa della sua avventura e della storia del mondo da poco più di un secolo.
Agli strumenti classici e diretti della paleontologia, ritrovamento e analisi dei reperti fossili, si sono affiancati quelli indiretti della biologia evoluzionista: il riconoscimento e l’interpretazione delle variazioni dei caratteri degli organismi nel corso del tempo, cioè l’evoluzione o adattamento degli organismi all’ambiente in cui vivono. Negli ultimi anni sono state la biologia molecolare e la genetica a squarciare il velo di Maya e a far luce sul passato e sul presente dell’uomo.
Sì, è proprio lei, sempre lei, la doppia elica del DNA la fonte storica che, portando nella sua struttura la capacità di duplicarsi trasmette, di generazione in generazione, il materiale genetico proveniente dai nostri antenati. All’interno del DNA, cioè nelle cellule di ognuno di noi, è iscritta non solo la propria storia individuale, ma la storia di tutta la razza umana.
E la storia dell’uomo altro non è che la storia di errori ripetuti: le mutazioni genetiche. Nonostante l’estrema precisione con cui il materiale genetico si replica, avviene talvolta che uno degli elementi della sequenza viene copiato, spontaneamente, in modo sbagliato.
Se gli errori di trascrizione riguardano le cellule somatiche, non hanno alcun significato evolutivo, restano cioè solo in quel determinato organismo ma non si ereditano, se riguardano i gameti (spermatozoi e cellule uovo) le mutazioni vengono trasmesse alle generazioni successive.
Attraverso le mutazioni, nel corso di milioni di anni, è avvenuta la speciazione, ossia la comparsa di specie differenti ben distinte tra loro. A un certo punto del nostro albero genealogico, durante un periodo di circa sei milioni di anni gli esseri umani e le grandi scimmie antropomorfe (gorilla, oranghi, scimpazè, i nostri parenti più vicini) si sono separati da un antenato comune. Si è verificata una fusione cromosomica, (mutazione): due cromosomi che nelle grandi scimmie sono ancora separati si sono fusi insieme e hanno dato origine al cromosoma 2, questa è la sola differenza fra noi e gli scimpanzé, quella di possedere un cromosoma in più rispetto a noi.
La fusione cromosomica ha fatto nascere l’Homo sapiens, che divenne inizialmente la specie dominante e poi l’unica specie umana, poiché nel corso dell’evoluzione eliminò completamente le forme più antiche.
Innumerevoli test sul DNA estratto da fossili umani hanno fornito la prova inconfutabile di una continuità genetica, di un legame ininterrotto fra noi, oggi viventi, e questi antichissimi predecessori vissuti quando la terra non era che una distesa di ghiacci e di gelide foreste.
La pubblicazione di questo articolo rientra negli accordi di partnership tra il nostro magazine e Cidimu.it, sito specializzato nella diagnostica e medicina on line.
50 anni fa la scoperta della doppia elica
La ricostruzione della storia dell’uomo: racconti di viaggio da un passato lontanissimo e che vive in ognuno di noi
Redazione cidimu
1 ago 2005
Fra le grandi domande che da sempre si pone l’uomo, le più frequenti e profonde sono chi siamo e da dove veniamo.
Gli strumenti di conoscenza disponibili nel corso dei secoli e dei millenni, le credenze religiose e i momenti storici hanno via via fornito risposte diverse e fatto nascere disparate teorie in proposito: talora fantastiche, talora metaforiche (vedi la scala naturae aristotelica, metafora teologica e morale della gerarchia e dell’armonia della creazione) ma sempre incomplete, almeno fino alle prime grandi scoperte paleontologiche.
L’uomo, ultimo arrivato nei tre miliardi e mezzo di anni di evoluzione della vita, ha cominciato a capire qualcosa della sua avventura e della storia del mondo da poco più di un secolo.
Agli strumenti classici e diretti della paleontologia, ritrovamento e analisi dei reperti fossili, si sono affiancati quelli indiretti della biologia evoluzionista: il riconoscimento e l’interpretazione delle variazioni dei caratteri degli organismi nel corso del tempo, cioè l’evoluzione o adattamento degli organismi all’ambiente in cui vivono. Negli ultimi anni sono state la biologia molecolare e la genetica a squarciare il velo di Maya e a far luce sul passato e sul presente dell’uomo.
Sì, è proprio lei, sempre lei, la doppia elica del DNA la fonte storica che, portando nella sua struttura la capacità di duplicarsi trasmette, di generazione in generazione, il materiale genetico proveniente dai nostri antenati. All’interno del DNA, cioè nelle cellule di ognuno di noi, è iscritta non solo la propria storia individuale, ma la storia di tutta la razza umana.
E la storia dell’uomo altro non è che la storia di errori ripetuti: le mutazioni genetiche. Nonostante l’estrema precisione con cui il materiale genetico si replica, avviene talvolta che uno degli elementi della sequenza viene copiato, spontaneamente, in modo sbagliato.
Se gli errori di trascrizione riguardano le cellule somatiche, non hanno alcun significato evolutivo, restano cioè solo in quel determinato organismo ma non si ereditano, se riguardano i gameti (spermatozoi e cellule uovo) le mutazioni vengono trasmesse alle generazioni successive.
Attraverso le mutazioni, nel corso di milioni di anni, è avvenuta la speciazione, ossia la comparsa di specie differenti ben distinte tra loro. A un certo punto del nostro albero genealogico, durante un periodo di circa sei milioni di anni gli esseri umani e le grandi scimmie antropomorfe (gorilla, oranghi, scimpazè, i nostri parenti più vicini) si sono separati da un antenato comune. Si è verificata una fusione cromosomica, (mutazione): due cromosomi che nelle grandi scimmie sono ancora separati si sono fusi insieme e hanno dato origine al cromosoma 2, questa è la sola differenza fra noi e gli scimpanzé, quella di possedere un cromosoma in più rispetto a noi.
La fusione cromosomica ha fatto nascere l’Homo sapiens, che divenne inizialmente la specie dominante e poi l’unica specie umana, poiché nel corso dell’evoluzione eliminò completamente le forme più antiche.
Innumerevoli test sul DNA estratto da fossili umani hanno fornito la prova inconfutabile di una continuità genetica, di un legame ininterrotto fra noi, oggi viventi, e questi antichissimi predecessori vissuti quando la terra non era che una distesa di ghiacci e di gelide foreste.
La pubblicazione di questo articolo rientra negli accordi di partnership tra il nostro magazine e Cidimu.it, sito specializzato
nella diagnostica e medicina on line.
di redazione cidimu