Piemonte, la via dei sapori

Ottobre 13, 2002 in Libri da Gustare da Stefano Mola

Mario Busso, Carlo Vischi, “Piemonte, la via dei sapori”, Gribaudo, pp. 299

30757(1)Se devo trovare un tema dominante tra i libri di questa edizioni di libridagustare, dico l’immagine. Molti sono veramente degli oggetti bellissimi, ricchi di fotografie stupende, che viene voglia quasi solo di sfogliare e risfogliare, un viaggio di piacere per l’occhio.

E il volume di Mario Busso, giornalista attento ai problemi del vino, e Carlo Vischi, appassionato di vini e gastronomia, rientra pienamente nella categoria degli oggetti di piacere per gli occhi. Le fotografie di paesaggi, persone, piatti, vigneti, sono stupende, mettono voglia di andare a vedere, di ripercorrere il viaggio degli autori. Le tappe di questo percorso nell’enogastronomia piemontese (e nei paesaggi, grazie alle stupende fotografie che corredano il libro) sono scandite dai vini: dai più famosi, Barbera, Barolo, Nebiolo, Barbaresco… alle produzioni di nicchia: il Bramaterra, il Sizzano, l’Albugnano, il Favorita, il Loazzolo passito (tanto per citare solo qualche nome, impossibile qui essere esaustivi). Per ogni vino è riportata la storia, le uve, gli abbinamenti.

Ad esempio, sapevate che il Bramaterra, o meglio, il suo antenato, il vino di Masserano, sventò un tentativo francese di appropriarsi della Sindone? Nel 1543, quando il piemonte era conteso tra Francesi e Spagnoli, Carlo III di Savoia si era rifugiato a Vercelli portando con sé la Sindone. Il canonico Costa, che la custodiva, offrì da bere il vino di Masserano in così grande abbondanza agli ufficiali francesi che questi, il mattino dopo, non ricordarono più il motivo della loro presenza a Vercelli, che era, appunto, impossessarsi della sacro telo.

Ma accanto a questo e ad altri aneddoti, per ogni zona geografica sono presentate le ricette tipiche. La parte più “squisitamente” (in ogni senso) gastronomica è inoltre impreziosita dalla collaborazione delle grandi firme della ristorazione piemontese: trendadue rinomati chef presentano due ricette ciascuno. Una legata alla tradizione e al territorio, e una invece più personale, elaborazione attraverso la creatività e la fantasia dei prodotti che sempre il territorio offre (e chiaramente, per ogni ricetta è presentato il vino “giusto”).

di Stefano Mola