News dalle imprese artigiane del Piemonte

Dicembre 20, 2014 in Attualità, Medley, Net Journal da Claris

CNA Piemonte è la federazione regionale delle sedi piemontesi della Confederazione Nazionale dell’Artigianato e rappresenta 36.000 artigiani, piccole imprese, soci e pensionati in Piemonte operando in 65 sedi territoriali con circa 500 addetti. Pensando che di queste persone tante siano nostri lettori e soprattutto che tantissimi siano le persone interessate agli aggiornamenti di CNA e delle imprese associate in qualità di clienti, in queste pagine vi proponiamo utili novità al riguardo.

 
18 dicembre 2014
Impianti termici, bollino verdi e obblighi relativi all’efficienza energetica
Confartigianato, Cna e Casartigiani del Piemonte hanno chiesto e ottenuto che la Giunta regionale rivedesse la sua decisione di far pagare il bollino verde connesso agli interventi assistenziali sugli impianti termici. Questo onere si sarebbe aggiunto alle problematiche di mal funzionamento della procedura on line del C.I.T. (Catasto Impianti Termici), alla diffusa disinformazione degli utenti circa l’obbligo della registrazione del proprio impianto termico ed i relativi costi tecnici connessi. Pertanto, apprezzando la decisione della Giunta regionale, le confederazioni artigiane auspicano e vigileranno affinché il Consiglio regionale confermi tale decisione.
Questa notizia è molto importante per tutti gli utenti, in quanto non tutti i cittadini, le imprese e le pubbliche Amministrazioni sanno che sono responsabili in modo specifico dell’efficienza energetica dei propri impianti di riscaldamento e di condizionamento. Non sanno sicuramente che gli installatori e i manutentori degli stessi hanno l’obbligo, all’atto del primo intervento manutentivo, di comunicare i dati relativi al loro funzionamento al nuovo Catasto degli Impianti Termici (dgr 6 ottobre 2014 n.13-381), che la Regione Piemonte ha deciso di dematerializzare con la creazione di un apposito portale.
Confartigianato, Cna e Casartigiani del Piemonte hanno condiviso lo spirito di tale iniziativa. Purtroppo però, ad un mese dall’entrata in vigore del provvedimento, non tutto marcia speditamente come dovrebbe. Per quanto la Regione si sia attivata con una videoconferenza informativa con le imprese del settore nell’immediatezza dell’attivazione del portale, non è stata ancora messa in atto un’analoga capillare campagna d’informazione nei confronti dei cittadini e dell’utenza in generale, molti dei quali non sono neanche consapevoli delle responsabilità e delle sanzioni derivanti dall’avere in casa o in azienda un impianto termico o di climatizzazione non mantenuto a norma di legge.
Per poter compilare correttamente i libretti telematici gli impiantisti devono ottenere dai loro clienti una serie d’informazioni integrative come i dati catastali, ed i numeri dei contatori (Pod e Pdr); su questa richiesta si sta riscontrando l’indisponibilità di molti clienti a rilasciare i dati, ritenuti da essi sensibili, con la conseguenza che i manutentori non riescono a completare la prima fase del caricamento del libretto sul C.I.T., a causa del blocco previsto dalla procedura che individua molte informazioni come obbligatorie, determinando l’impossibilità a procedere alla generazione del libretto telematico ed ai successivi adempimenti.
Per superare tale situazione le Confederazioni artigiane propongono di rendere facoltativa la compilazione di alcuni dati fino a quando le azioni d’informazione della Regione nei confronti dell’utenza portino alla comprensione e all’accettazione degli obblighi posti a suo carico.
La categoria evidenzia come la dematerializzazione degli adempimenti rappresenta un servizio aggiuntivo alle normali attività di manutenzione che giocoforza dovrà essere remunerato generando ulteriori costi al cliente.
Confartigianato, Cna e Casartigiani stigmatizzano inoltre la decisione della Regione di tassare gli impianti termici come previsto nelle ultime proposte finanziarie dalla Giunta (DDL 66 art 3) contrariamente a quanto deciso ad inizio estate. Ciò sarà fonte di ulteriori complicazioni poiché sono molte le imprese che hanno già richiesto a titolo gratuito numerosi bollini non appena la procedura C.I.T. lo ha reso possibile.
Le decisioni finanziarie prese dalla Regione non possono trasformarsi in richieste economiche che rischiano di scaricarsi sulle imprese di manutenzione, poiché si rischia che l’utente intenderà erroneamente tale obbligo a carico delle imprese manutentrici degli impianti. Se questa decisione venisse confermata è opportuno che i cittadini ne siano informati e che all’utente venga data la possibilità di versare direttamente il contributo con modalità semplici e differenziate, senza gravare ulteriormente sulle casse già indebolite delle imprese.
Le Confederazioni artigiane chiedono un incontro con l’assessore regionale alle attività produttive Giuseppina De Santis per mettere a punto tutti gli strumenti necessari per adempiere agli obblighi di legge in modo condiviso e utile per i cittadini.


 
5 dicembre 2014
CNA si apre al web, e non solo per il cioccolato
BookingPiemonte.it, il portale istituzionale per le prenotazioni turistiche firmato da Regione Piemonte, da adesso fa conoscere ai turisti in arrivo da ogni parte del mondo le imprese eccellenti dell’artigianato piemontese, con pacchetti, itinerari e promozioni online. La nuova sinergia è stata presentata dal presidente di Cna Piemonte, Franco Cudia, insieme a Luigi Barbero, presidente di BookingPiemonte.it, Paola Casagrande, direttore dell’Assessorato alla Cultura e Turismo della Regione Piemonte e Filippo Provenzano, segretario Cna Piemonte.
Dalle botteghe enogastronomiche a quelle dell’artigianato e della moda, con pastifici, cioccolaterie e pasticcerie, ma anche le ceramiche e le sartorie: in ogni comune del Piemonte esistono luoghi dove la qualità delle produzioni non solo è fruibile e acquistabile, ma diventa anche il miglior biglietto da visita per conoscere il territorio in tutti i suoi aspetti d’eccellenza. “Saper presentare il Piemonte attraverso i tratti distintivi che più ne marcano il carattere è la sfida che vogliamo cogliere – sottolinea il presidente di Cna Piemonte, Franco Cudia – Il 2015 sarà un anno straordinario, forse ancora più delle Olimpiadi del 2006: oltre all’Expo e agli eventi collaterali per la promozione di un territorio che fa da sempre del buon cibo una filosofia di vita, Torino e il Piemonte saranno al centro di eventi religiosi quali il bicentenario della nascita di don Bosco, l’Ostensione della Sindone e Torino Capitale europea dello Sport. Vogliamo che il turista, insieme a tutte le informazioni utili al suo soggiorno, abbia la possibilità di conoscere i diversi angoli di questa terra attraverso le sue tante imprese artigiane di eccellenza.”
BookingPiemonte.it è il primo portale italiano pubblico, interattivo e multifunzione, che permette di abbinare direttamente all’acquisto della camera un intero carrello di prodotti.
“Ad un anno dalla nascita del portale sono già oltre undicimila le notti vendute – sottolinea Luigi Barbero, presidente di BookingPiemonte.it – Il 40% dei turisti è in arrivo dall’estero con in testa Francia, Svizzera e Stati Uniti. Le strutture ricettive che hanno aderito alla piattaforma diventeranno quasi mille entro la fine del 2014. Adesso, grazie alla sinergia con Cna, BookingPiemonte sarà anche la vetrina delle eccellenze artigianali che al meglio sanno rappresentare la tradizione del Piemonte, offrendo ai turisti un’ulteriore chiave per cogliere tutte le potenzialità di questo territorio.”

E come non citare che tra le più cliccate imprese artigiane del Piemonte in questo periodo ci sono quelle del cioccolato, anche grazie a Cioccolatò, che organizzato con il patrocinio della Città di Torino, della Provincia di Torino, della Regione Piemonte, di Unioncamere Piemonte e della Camera di Commercio di Torino, oltre che delle principali associazioni di categoria quali Ascom, Confesercenti, Confartigianato e Casartigiani e naturalmente CNA.
E fino al 30 Novembre, tantissimi appuntamenti animeranno il calendario della kermesse che, oltre al Chocolate Show, il goloso emporio del cioccolato, proporrà un ricco programma di attività didattiche, iniziative culturali, degustazioni guidate, laboratori e gli immancabili appuntamenti con il Gianduiotto Day e il Gianduiotto Award.
Durante il weekend, Piccoli fornai…al cioccolato, laboratorio didattico e manipolativo proposto dalla Centrale del Latte di Torino insieme a tutti gli altri laboratori MasterChoc, metterà i più piccoli alla prova nella preparazione dei biscotti al cioccolato. L’appuntamento, per chi desidera partecipare, è alle ore 10 presso il Polo Nord del Polo Cioccolato, al cui interno si svolgeranno tutte le attività firmate Expo Milano 2015. Alle ore 11,30, nella stessa location, è in programma Il Brunch dolce al Cioccolato, interessante rivisitazione in chiave cioccolatosa del tradizionale rito americano, con una selezione di finger food dolci al cioccolato per iniziare al meglio la giornata. Da non perdere, alle ore 10, il laboratorio ludico-didattico Primi passi nel Cioccolato, che permetterà ai più piccoli di scoprire come nasce il cioccolato e creare i ciocorelli, dolci capolavori di pittura. Ampia scelta anche fra le degustazioni.


 
5 marzo 2014
Gli imprenditori della Cna a confronto con il parlamentare europeo Vito Bonsignore
“Il tema dell’Europa è sempre più centrale per le piccole imprese.” Ne è convinto Franco Cudia, presidente della Cna Piemonte, e l’ha ribadito nel corso di un confronto con il parlamentare europeo Vito Bonsignore che si è l’altra sera alla Cna Piemonte alla presenza di decine di dirigenti della confederazione. “Non a caso l’Europa ha cercato di rispondere alle esigenze di questi 20 milioni di imprenditori europei con lo Small Business Act: peccato che esso non si sia tradotto in una direttiva europea e quindi sia rimasto un documento di principi. Questo – ha proseguito Cudia – ha avuto un immediato riflesso sulla programmazione dei fondi europei per il periodo 2014-2020, particolarmente delicata vista la fase di profonda crisi. Per il Piemonte ci attendiamo circa 3 miliardi e 600 milioni per il nuovo settennio sommando i vari fondi Fse Fesr e Fondo per l’agricoltura.
Inoltre, ha stigmatizzato il segretario Cna Piemonte Provenzano “Il ruolo normatore della Ue ha avuto un impatto molto negativo su alcuni aspetti della vita delle imprese. Si pensi al delicatissimo rapporto tra piccola impresa e credito. Le regole imposte dalle varie versioni di Basilea hanno introdotto rigidità che hanno reso molto più asettica la valutazione del merito creditizio delle nostre imprese: è sempre più un problema di rigida valutazione di bancabilità delle imprese, di rating, che di valutazione basata sula reale affidabilità dell’impresa. Conosciamo i dati di Bankitalia rispetto le sofferenze bancarie, ma vogliamo anche dire che se non si trova una soluzione c’è il rischio di bloccare tutto al grido di “per colpa di qualcuno non si fa credito a nessuno”: che come noto è il biglietto che troviamo appeso nelle nostre panetterie.”
In sostanza, il timore espresso dalla Cna Piemonte è che il processo dell’Unione bancaria europea sia invece governato da una Bce sempre più sotto la forte influenza tedesca. “Sarebbe auspicabile – secondo Cudia – che a livello europeo si aprisse una fase nuova in cui l’austerity lasci spazio a politiche di crescita in grado di far rimettere in moto l’economia europea e per quello che ci riguarda direttamente quella del nostro paese. Lo stesso presidente Napolitano ha sottolineato nel suo recente discorso al parlamento europeo questa necessità interpretando un sentire comune che ha offuscato l’idea europea fatta di opportunità, a favore di un’idea matrigna dell’Europa che ci impone sacrifici nel momento meno opportuno.
Secondo l’on. Bonsignore l’Europa sta adottando un modello di risanamento molto restrittivo, su cui ci si è molto scontrati. “Altri Paesi hanno hanno affrontato la crisi in modo diverso. Pensiamo agli USA e al Giappone: qui oggi la crisi è stata superata. La scelta è ricaduta sugli investimenti nelle grandi opere, nelle reti per la trasmissione veloce dei dati, sull’immigrazione. Ma nel nostro Paese esistono purtroppo delle regole e un sistema autorizzativo che frenano iniziative di sviluppo e di investimento.” Sicuramente l’Europa ha scelto un modo per rispondere alla crisi molto restrittivo che ha penalizzato il nostro Paese, ma l’Italia non ha saputo mettere a frutto in modo adeguato le risorse ottenute. “I fondi strutturali – ha proseguito Bonsignore – sono stati usati anche in Piemonte per mettere a posto il bilancio della Regione, distraendoli dagli iniziali obiettivi della progettazione.”
Secondo Bonsignore, molti provvedimenti dell’Unione Europea vengono poi bloccati per impedimenti burocratici. Si pensi al pagamento dei debiti della pubblica amministrazione, all’Iva da versare per cassa. Provvedimenti non realizzati per l’ostracismo dello Stato italiano. Inoltre il problema dell’Italia è il proliferare degli enti che governano il territorio, che sottraggono troppe risorse per il loro funzionamento. In sostanza, secondo Bonsignore “L’Italia non ha saputo organizzare la propria macchina per adottare le misure europee in modo corretto e far fruttare le risorse pervenute in questi anni con i vari fondi strutturali. Altri Paesi invece hanno saputo cogliere queste opportunità e sono cresciuti. L’apparato burocratico costa al contribuente italiano 73 miliardi all’anno. A tutto ciò si aggiunga il fatto che proliferano le imprese pubbliche che sottraggono, spesso senza avere adeguate competenze, mercato ai privati. Se non cambiamo il nostro approccio non lasceremo in grande futuro ai nostri figli.”


 
8 ottobre 2013
Infanzia rubata, mostra a Chivasso sul lavoro minorile
Se adesso la tutela del lavoro minorile è giustamente in primo piano, anni fa così non era, sia nel mondo artigiano che industriale, e ce lo ricorda la mostra “Infanzia rubata, le immagini che turbarono l’America”, realizzata dalla Fondazione Alberto Colonnetti con le fotografie di Lewis Wickes Hine (1874- 1940) che si è inaugurata sabato 5 ottobre a Palazzo Einaudi, piazza d’Armi 6, Chivasso sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica.
Lewis Wickes Hine ha realizzato, nei primi decenni del ‘900, migliaia di fotografie sul lavoro minorile negli Stati Uniti d’America sensibilizzando in questo modo l’opinione pubblica del suo Paese. Le immagini fotografano i bambini al duro lavoro nelle campagne, nelle industrie, nelle miniere, nelle strade e a domicilio.
Si tratta di documenti eccezionali, frutto di un’accurata selezione del materiale messo a disposizione dalla Library of Congress, Washington D.C. La mostra, curata da Giovanni Carlo Bonotto, Marta Cena, Carmen Di Vuolo e Rodolfo Suppo, è l’occasione per conoscere uno dei più grandi fotografi del secolo scorso e per invitare il pubblico e soprattutto i giovani a riflettere sul tema del lavoro guardando ad immagini realizzati negli anni a cavallo della drammatica crisi del 1929.
Aperta con orario 10-12;16.30 – 19 alla mostra sono collegate altre iniziative e un concorso per le scuole. Per le primarie, il tema è “Lettera ad un bambino che lavora”; per le superiori “riflessione sulle nuove forme di sfruttamento minorile.” L’elaborato potrà essere inviato a info@colonnetti entro il 25 novembre 2013.
Qualche cenno in più su Hine e la sua opera “L’aria calda e umidiccia era piena di polvere e di lanugine che ricopriva i vestiti dei bambini rendendo problematico il respirare. I bambini sviluppavano non di rado tubercolosi, bronchiti croniche e altre malattie respiratorie. Un fanciullo che lavorava in un cotonificio aveva soltanto il 50% di probabilità di uscire vivo. Di probabilità di uscire vivo dalla fabbrica prima di compiere vent’anni. Le bambine erano ancora più sfortunate.”
E’ per immortalare questa situazione che Lewis Wickes Hine lascia il suo posto da insegnante per lavorare il National Child Laboratorio Committee per documentare lo sfruttamento del lavoro minorile nelle fabbriche, nelle miniere, nei campi, nei cotonifici, nelle città e nei porti.
Fino a fine ‘800 negli Stati Uniti si riteneva che la povertà fosse un fatto puramente privato da risolvere solo con azioni filantropiche e caritative.
Nel 1907 con la ricerca di Pittsbourgh viene realizzata una prima indagine di carattere scientifico negli Stati Uniti che decreta il passaggio definitivo dalla filosofia filantropica del XIX secolo all’ingegneria sociale del XX secolo.
Proprio collaborando con questa ricerca Hine viene a contatto con gli aspetti più drammatici di un emergente sviluppo industriale.
“L’unica cosa che il lavoro infantile produce è il ripetersi ininterrotto dello stesso tragico racconto. […] i bambini cominciano a lavorare con il viso disteso e poi finiscono nel cumulo dei rifiuti umani, già prima che la loro esistenza muova i primo passi sicuri. Un ragazzo commette un passo falso, cade dentro una macchina, perde le dita e non è più adatto a lavorare per sempre. Egli può essere aggiunto al cumulo dei rifiuti umani.”
Per immortalare questi fanciulli Hine ha vita difficile: è costretto a cambiare identità: si presenta come ispettore dei vigili del fuoco, o venditore di cartoline e di Bibbie, oppure travestito da insegnante in rovina costretto a vendere assicurazioni. Nascosto in tasca teneva un quadernetto in cui, di soppiatto, raccoglieva appunti: e le didascalie della mostra sono quelle autentiche di Hine.
Questi bambini dai volti dignitosi rimangono nel cuore di chi li osserva in queste foto magnifiche: raccontano disperazioni umane e sotterfugi padronali…. persino dietro un’attività apparentemente innocua come quella di portare il cibo ai genitori nasconde lo sfruttamento, visto che i bambini poi venivano utilizzati come sostituti dei loro genitori.
Le immagini di Hine scossero le coscienze degli americani e costituirono un primo passo verso importanti mutamenti nella legislazione sul lavoro, seppure spesso disattese.
Hine definì il suo compito come una missione per svelare a coloro che godevano dei beni di consumo quale fosse la realtà vera che si celava tra le pieghe del lavoro necessario per crearli. Era come se intendesse strappare un velo: e questo suo obiettivo, se pensiamo ai fanciulli sfruttati in tanti parti del mercato globale per garantirci di poter cambiare iPhone, vestiti e calzature firmare, è tutt’ora valido. Questo fa delle sue immagini una drammatica attualità.


 
20 settembre 2013
Piemonte record nell’export
È del Piemonte nel primo semestre 2013 la migliore performance nazionale nell’export. Questo uno dei temi principali discussi domenica scorsa nell’assemblea elettiva di CNA Piemonte all’hotel Santo Stefano di Torino con gli interventi tra gli altri del ministro alla Coesione territoriale, Carlo Trigilia, di Agostino Ghiglia (Regione Piemonte), Sergio Silvestrini (CNA nazionale), Beppe Berta (Università Bocconi) e Marco Bettiol (Università di Padova)
Mentre il dato complessivo dell’export è in calo dello 0,4%, nel primo semestre 2013, il Piemonte registra la migliore performance a livello italiano (+2,1% rispetto allo stesso periodo del 2012) confermandosi in Italia la quarta regione esportatrice con il 10,5% delle esportazioni complessive nazionali per un valore di 20,4 miliardi di euro (dati Unioncamere Piemonte). In Piemonte l’export cala nei settori della meccanica e dei metalli, ma registra una brillante performance nei prodotti alimentari (+6,9%) e nel tessile-abbigliamento regionale (+2,4%) soprattutto verso i Paesi non europei.
Esiste quindi un mercato globale dei Paesi emergenti interessato alla produzione di qualità, al made in Italy rappresentato da prodotti qualitativamente “artigianali”. È qui la via di uscita dalla crisi. Anzi, il tema dell’artigianato non ha mai riscontrato così tanto interesse a livello mondiale come oggi. Un motivo in più per il nostro Paese per partire dalle sue competenze “artigiane” per rilanciare l’economia del Paese.
Ma l’artigianato è pronto ad introdurre processi di innovazione di prodotto e di organizzazione? La CNA Piemonte ne è convinta a condizione che il Governo metta in campo politiche a supporto delle piccole imprese.

Nel suo intervento, il ministro Trigilia ha tirato le orecchie alle Regioni sollecitandole a fare la loro parte “La Rgione ha fondi che non sono impegnati: a situazione eccezionale diamo una risposta eccezionale. Su tali risorse – ha proposto – individuiamo come destinazione prioritaria la decontribuzione: questo comporta una ridefinizione di impegni dalla parte delle stesse Regioni che devo dire ad oggi non sono incoraggianti.” Gli imprenditori chiedono certezze. Secondo Cudia “Certamente le imprese tergiversano sugli investimenti se non hanno sicurezze. Ecco perché sollecitiamo il patto.” “La globalizzazione e l’integrazione europea sono i fattori che hanno messo in ulteriore difficoltà il nostro mondo produttivo – ha concluso il ministro Trigilia – perché abbiamo perso l’occasione di trasformarle in vantaggio quindi ci siamo trovati di fronte ad una competizione crescente e all’impossibilità di svalutare che si è aggiunta alla forte pressione fiscale e alla scarsa efficienza delle istituzioni pubbliche e private. Di qui la crisi dell’artigianato di produzione e di servizio dove hanno resistito meglio le imprese che hanno innovato o internazionalizzato e dove importanti sono i progetti di cooperazione tra imprese e tra imprese ed enti, nel quale fondamentale e il ruolo di associazioni come la CNA, e di investimento nella qualità del capitale umano; nell’artigianato di servizio chi ha offerto servizi specializzati e personalizzati ha retto meglio…. Quindi il futuro è già cominciato per molte imprese… Il compito della politica e di incoraggiare queste strategie e moltiplicare queste imprese che coniugano tradizione e innovazione, perché oggi cresce lo spazio per una domanda di qualità e più specializzata. Come fare questo? Anzitutto c’è l’esigenza di impiegare i fondi non ancora vincolati in chiave anti recessiva a sostegno della de contribuzione e dell’accesso al credito. Purtroppo la risposta delle regioni non è stata così favorevole… Le regioni hanno più di 1miliardo di euro a disposizione… Non è tollerabile che non lo utilizzino in tal senso, non possiamo permettere che tali fondi pur essendo spesi a buon fine perdano il loro impatto perché dispersi in mille rivoli. Che cosa siamo riusciti a fare dopo anni di utilizzo di questi fondi ?”
In apertura di convegno, invece Filippo Provenzano, segretario della Cna PIemonte, aveva dichiarato “Esiste una parte dell’artigianato, quello manifatturiero in senso stretto, che mostra dinamismo: tutto ciò si riflette sull’export che in Piemonte in questi ultimi mesi è cresciuto. Queste imprese possono essere considerate una parte del made in Italy, le famose 4A: automazione/attrezzature, alimentare, abbigliamento, arredo. Sono fortemente orientate verso nuovi mercati e quindi verso l’internazionalizzazione”.
Ma per crescere queste imprese devono poter contare su politiche che supportino le aggregazioni e le reti, su fiscalità premiale di scopo, su una moratoria che consenta alle imprese che vogliono crescere di non avere più gravosi oneri fiscali e contributi, su un migliore accesso al credito, su una fondamentale ed indispensabile semplificazione dei processi burocratici.Inoltre, ha proposto il presidente Cudia “E’ indispensabile che per l’utilizzo dei fondi europei 2014/2020 si sottoscriva un patto tra regione e associazioni datoriali per definire gli interventi, in cui si definiscano ruoli e responsabilità. Non si possono sprecare le opportunità derivanti dai Fondi ed essi vanno indirizzati a sostegno della piccola impresa. Lo Small Business Act va attuato, non costantemente ignorato”.Già, perché nel mondo oggi si discute molto di artigianato e di piccola impresa.Come ha ricordato il professor Bettiol dell’Università di Padova si assiste “ad u ritorno al fare, che però è un fare diverso dal passato, basato sulle nuove tecnologie e orientato al mondo globale. Si potrebbe parlare di intelligenza artigiana che lavora sulla personalizzazione e sul su misura anche in settori come la meccanica. E’ necessario che tutti gli artigiani di oggi compiano questa trasformazione aprendosi al mondo e collaborando con altri professionisti. “Secondo il prof. Berta dell’Università Bocconi “si tratta di un passaggio obbligato, una piattaforma comune di qualità che coniughi l’artigianato e l’alta tecnologia, un esempio su tutto è la stampate a 3d che però richiede davvero conoscenze ingegneristiche quindi è necessario un sistema che diffonda queste conoscenze e competenze.” Non ultimo, hanno ricordato gli esponenti della Cna, sono necessari investimenti sulla connettività perché il futuro si concretizza nella capacità delle imprese di fare rete, ma con il supporto della rete telematica. E sul tema della connettività il nostro Paese è ancora troppo arretrato.


 
19 febbraio 2013
Alleanza strategica tra Unicredit, CNA Piemonte e CogartCna Piemonte
Un’importante alleanza è stata siglata lunedì 18 febbraio tra CNA Piemonte, CogartCna Piemonte e Unicredit per sostenere il tessuto dell’artigianato e delle piccole imprese piemontesi. “Con la sigla di questo protocollo d’intesa – ha dichiarato Enzo Innocente, presidente del confidi CogartCna – vogliamo riconoscere pubblicamente a Unicredit una particolare sensibilità maturata verso l’artigianato e le piccole imprese mettendo a disposizione della banca un plafond di € 30 milioni di garanzie da applicare a posizioni a breve termine ed € 5 milioni di garanzie da applicare a posizioni a medio e lungo termine.”
“Questo accordo – ha evidenziato il segretario di Cna Piemonte Filippo Provenzano – è un esempio innovativo di come fare sistema con il mondo bancario. Il ruolo dei confidi si conferma centrale per sostenere l’accesso al credito per le imprese e deve quindi continuare ad essere sostenuto dalle politiche pubbliche regionali attraverso i fondi di riassicurazione.” Cogart CNA ha individuato tra le azioni principali per il 2013 il rilascio di garanzia ad aziende che, nonostante siano strutturalmente sane, attraversano un periodo di difficoltà a causa della difficile e prolungata congiuntura economica. Un’altra novità è che Cogart Cna interverrà sia in casi di sostituzione di altra garanzia confidi non più rinnovata sia nei confronti di imprese che non avevano mai fatto ricorso a questo tipo di garanzia, senza richiedere ad UniCredit ulteriori aumenti dell’affidamento quale presupposto per la concessione. L’intervento del confidi consente pertanto di mantenere viva la relazione con il cliente.
“L’obiettivo di questa iniziativa – ha sottolineato il regional manager UniCredit Nord Ovest Giovanni Forestiero – è dare un sostegno forte all’economia, facilitando l’accesso al credito delle aziende meritevoli con interventi sia di rafforzamento della gestione ordinaria delle imprese, sia di sostegno degli investimenti durevoli grazie a finanziamenti a medio lungo termine. Anche in passato abbiamo sempre affrontato le sfide dei momenti difficili assieme ai nostri partner. Impresa Italia nel 2008, SOS Impresa Italia nel 2009 e Ripresa Italia nel 2011 ne sono un esempio. Attraverso questi programmi abbiamo già supportato nel perimetro PMI, 110.000 aziende in 4 anni erogando 3 Mld di finanza aggiuntiva.”
“In questo contesto di collaborazione – ha proseguito il deputy manager UniCredit Nord Ovest Vladimiro Rambaldi – una delle iniziative individuate è stata quella di intervenire per ottimizzarne il capitale dei Confidi, attraverso operazioni di Tranched Covered e di liberazione gratuita delle garanzie prestate a favore della nostra Banca. Questo permette al confidi di liberare e rendere disponibile un capitale maggiore per l’emissione di nuove garanzie a favore del nostro territorio. L’iniziativa odierna va in sostegno di quelle aziende che seppure sane sono in difficoltà a causa del perdurare della crisi che incide in maniera peggiorativa sui loro indici di bilancio e quindi sui loro rating.”
“In passato, anche nei periodi in cui la crisi del debito sovrano si è fatta sentire in modo maggiore – conclude Paolo Alberti, segretario Cna Torino – Unicredit ha sempre mantenuto viva la relazione con il sistema associativo e con le piccole imprese stanziando importanti plafond. Tali stanziamenti non sempre si sono trasformati in nuovo credito per le imprese. Questo accordo deve rappresentare una nuova opportunità che impegna le parti a migliorare l’accesso al credito. Le nostre sedi sono a disposizione per informazioni e approfondimenti.”

Dati sul comparto artigiano
Sono circa 135.000 le imprese artigiane piemontesi. Solo nel 2011 hanno chiuso 11.000 artigiani. Nell’ultimo ultimo semestre del 2012 gli artigiani cessati sono stati 8003 con un saldo negativo di 1480 unità. Gli effetti più negativi si rilevano nel settore manifatturiero (in particolare legno, tessile, metalmeccanico, orafo), nelle costruzioni e nei trasporti. Hanno difeso le posizioni i servizi all’impresa e alle persone. Hanno mostrato dinamicità i settori alimentari.
In questi anni è aumentata in modo costante l’imprenditoria straniera e quella a titolarità femminile. Si deve purtroppo registrare un processo di senilizzazione dell’imprenditoria: proprio alla luce di quest’ultimo dato appaiono estremamente importanti tutti gli interventi per garantire le imprese anche nell’ottica di favorire un indispensabile passaggio generazionale.

Gli occupati nelle imprese artigiane
Occupavano 295.600 addetti (fra titolari, soci e dipendenti) a fine 2011: nonostante tutti gli sforzi compiuti per mantenere inalterati i livelli occupazionali, il settore ha perso dal 2007 circa 19.000 occupati, dato che risente anche della diminuzione del numero dei titolari attivi. er via di questa perdurante crisi le imprese artigiane piemontesi hanno dovuto far ricorso alla cassa integrazione in deroga: al 9/12/2012 hanno fatto richiesta di cassa integrazione in deroga 7.554 imprese artigiane su un totale di richiesto di oltre 13.000 imprese.

Artigianato e Pil
L’artigianato rappresenta in Italia non soltanto una realtà diffusa in termini di numerosità d’impresa, ma anche una notevole fonte di ricchezza per il Paese nel suo complesso: il contributo del settore artigiano in termini di valore aggiunto sfiora i 150 miliardi di euro, ossia il 12,5% del valore aggiunto nazionale al netto dell’agricoltura.
Il maggior contributo per la creazione di ricchezza derivante dal settore artigiano si riscontra nelle regioni del Nord Ovest (in totale 46,9 miliardi di euro, pari al 31,7% del valore aggiunto artigiano complessivo del Paese.)


 
4 dicembre 2012
Nuove iniziative CNA: presentazione del manuale sulla sicurezza del lavoro e convegno sul consumo consapevole per superare la crisi
CNA Piemonte è continuamente impegnata in iniziative pratiche verso i suoi consociati e verso gli utenti finali che si avvalgono delle prestazioni del artigianato e della piccola e media impresa. Tra queste ne segnaliamo ultimamente due, la presentazione di un manuale sulla sicurezza del lavoro e un interessante convegno sul consumo consapevole per superare la crisi

Le confederazioni artigiane del Piemonte, Confartigianato, Cna e Casartigiani, in collaborazione con Inail Piemonte, hanno realizzato il manuale “La sicurezza sul lavoro: buone prassi per i lavoratori autonomi” e lo presenteranno giovedì 6 dicembre, alle ore 11.00, nella sede di Confartigianato Piemonte in via Andrea Doria 15 a Torino. La realizzazione del manuale è stata possibile, come detto, grazie al prezioso contributo organizzativo dell’Inail Piemonte diretto da Antonio Traficante nonché all’indispensabile sostegno economico, consolidando così un percorso collaborativo ormai da anni in essere tra le organizzazioni artigiane e l’istituto.
Questo manuale sulle buone pratiche e sulle principali nozioni relative alla sicurezza sul lavoro è prioritariamente indirizzato alle imprese artigiane senza dipendenti, vale a dire ai lavoratori autonomi. L’attività del lavoratore autonomo prevede lo svolgimento in prima persona di un’opera o di un servizio senza vincolo di subordinazione, cioè al di fuori di un rapporto di lavoro dipendente. In pratica il lavoratore autonomo è un titolare d’impresa artigiana che presta la sua opera da solo, cioè senza l’ausilio di dipendenti, soci o collaboratori.
In Piemonte le imprese artigiane risultano ad oggi essere 136.070, di queste oltre il 50% non ha dipendenti. Di questo 50% ormai circa il 30% è di nazionalità straniera: in particolare il 60% proviene dall’est europeo (principalmente Romania e Albania), il 20% dal nord Africa (specialmente Tunisia, Marocco e Algeria), l’8% dall’America latina ed il 7% dall’Asia (soprattutto Cina), mentre il restante 5% proviene da altri paesi. Tale incidenza percentuale è stata raggiunta in questi ultimi dieci anni ed è in continua crescita.
Ne consegue quindi la necessità di favorire l’integrazione lavorativa e sociale di queste forze produttive, che nel futuro possono crescere, dando vita ad imprese più strutturate con conseguenti ricadute occupazionali, positive per contribuire al rilancio della nostra economia. In tale ottica l’obbiettivo specifico della pubblicazione è diffondere in modo chiaro e semplice le conoscenze essenziali per consentire a tutti i lavoratori autonomi di operare in sicurezza, compresi quelli che, provenendo da altri paesi, non sempre hanno una piena padronanza della lingua italiana ed un’adeguata conoscenza delle normative vigenti in Italia sulla sicurezza sui luoghi di lavoro.

Architettura a basso costo per un nuovo paesaggio sociale. Ri-utilizzare e Re-cuperare i materiali per costruire il futuro in armonia con il presente e il passato”
A Restructura è stato affrontato in un convegno un tema molto sentito nel settore per l’attuale crisi economica ed ambientale che spinge alla riduzione dei consumi, ovvero, in questo contesto, quale potrà essere il futuro dell’edilizia pubblica e/o privata?
Quante famiglie potranno ancora permettersi di acquistare o edificare abitazioni agli attuali prezzi di mercato? Quali amministrazioni saranno in grado di investire in asili nido, strutture di pubblico servizio, residenze per anziani?
Ecco alcuni dei temi oggetto del convegno “Architettura a basso costo per un nuovo paesaggio sociale. Ri-utilizzare e Re-cuperare i materiali per costruire il futuro in armonia con il presente e il passato”, svoltosi sabato scorso in occasione del 25° anniversario di Restructura, nella Sala Amaranto del Lingotto Fiere.
Ne hanno parlato gli architetti Paolo Portoghesi (professore emerito presso l’Università La Sapienza di Roma); Pietro Derossi (professore emerito in Progettazione Architettonica Contemporanea Politecnico di Milano), Guido Montanari (docente di Storia dell’Architettura Politecnico di Torino) con i costruttori della Cna Andrea Talaia e Massimiliano Caporale. Altri interventi son stati di Filippo Provenzano, segretario Cna Piemonte, dell’arch. Giovanni Pellegrini, curatore dell’iniziativa, e del presidente dell’Ordine Architetti di Torino e provincia Riccardo Bedrone.
Sono state presentate soluzioni architettoniche incentrate sul recupero di materiali destinati allo smaltimento attraverso le abilità intellettuali e manuali di architetti e artigiani nel trasformarli in edifici fruibili e ben inseriti nel paesaggio. Architettura di recupero quindi, non solo come risposta ad esigenze di emergenza, ma anche come abitazioni, edifici pubblici dal design contemporaneo ed essenziale.
Tale operazione è rivolta a sensibilizzare e coinvolgere l’opinione pubblica e gli investitori immobiliari verso interventi di riqualificazione e rivalorizzazione di complessi industriali dismessi e di centri storici. Interventi di questo tipo vedono la loro attuazione attraverso nuovi e inattesi utilizzi in architetture sperimentali, padiglioni espositivi, abitazioni a basso costo con il riuso di materiali, elementi o strutture per finalità e modi diversi da quelli originali al fine di costruire o ricostruire, fornire possibili soluzioni a problemi legati a gestire in modo più intelligente i rifiuti.
Un’idea architettonica che ha già trovato interessanti applicazioni, ad esempio nella sede Freitag a Zurigo: una torre di 17 container che ha vinto il premio marketing + architettura, oppure nel Container City d Londra, progetto che prevede la realizzazione di abitazioni – uffici nella zona est di Londra. Il primo è stato installato in 4 giorni e ampliato successivamente per ospitare uffici. I container, per trasformare la loro destinazione d’uso in abitazioni, negozi o servizi, devono essere lavorati da mani sapienti che li isolino, li abbelliscano, li trasformino in edifici a basso impatto ambientale e li decorino esternamente per renderli assimilabili all’ambiente esterno. Il tutto a costi decisamente contenuti e accessibili, eliminando dall’ambiente parti che, diversamente, andrebbero ad aumentare i problemi di smaltimento già ampiamente presenti sul nostro territorio.


 
30 novembre 2012
La casa da sogno a KM zero a Restructura col supporto di CNA
La casa dei sogni, ma anche il luogo di lavoro ideale nascono a Restructura, come risposta ad un momento difficile, se non drammatico, dell’edilizia. Grazie all’impegno di CNA Torino il salone del mondo delle costruzioni, ma anche delle professioni e dei mestieri al servizio dell’edilizia e dell’arredo ospita quest’anno una vetrina in grado di dare rappresentanza a oltre 400 aziende riconducibili a più di 60 specializzazioni artigiane.
Come ogni anno, CNA Costruzioni organizzerà quattro concorsi di abilità rivolti agli artigiani e ai loro dipendenti. Quest’anno si affiancheranno 3 dimostrazioni dal vivo che coinvolgeranno una cinquantina di giovani studenti delle scuole edili del Piemonte che lavoreranno fianco a fianco con artigiani esperti: Arte e Finiture, Posa ad arte e Lavorazione Terra Cruda.
Verrà inoltre presentato il progetto di recupero, ormai terminato, dell’Oratorio della Parrocchia del complesso monumentale della Palazzina di Caccia di Stupinigi, desinato a diventare un museo di Arte Sacra, progetto e realizzato a cura della CNA Costruzioni e del Lions Club Stupinigi 2001.
Cna organizzerà incontri tecnici sulle normative di settore, sui materiali innovativi disponibili sul mercato e sulle tecniche di lavorazione edile ispirate alla tradizione e recentemente riscoperte.

Tra i convegni segnaliamo oggi alle ore 19 in sala Amaranto “That’s Cuba: opportunità per le imprese”. Negli ultimi venti anni Cuba ha affrontato il tema del proprio modello di sviluppo economico e sociale. Già dai primi anni ’90 alcune riforme istituzionali ed economiche hanno generato la crescita del settore privato e la costituzione di joint-venture tra imprese cubane e imprese estere soprattutto nei settori terziario e primario. Questo processo di riforme ha recentemente subito una accelerazione. Queste novità saranno presentate da due professoresse cubane di fama internazionale del Centro Studi dell’Economia Cubana (CEEC), un economista dell’UNCTAD (Agenzia delle Nazioni Unite sul Commercio internazionali) e un dottore di ricerca dell’Università di Torino.
Scopo della conferenza è far conoscere e discutere sulle novità e opportunità che vanno profilandosi a Cuba. Così, la conferenza tratterà diversi temi, tra cui: l’imprenditoria locale, l’imprenditoria femminile, le strutture del commercio e degli investimenti stranieri a Cuba. Nel 2011 infatti è stato approvato un programma di riforme economiche che, tra le altre cose, mira a una maggiore apertura all’esterno e una maggiore integrazione economica tra settore statale e privato, sia esso locale che estero. Così, per esempio, nell’ultimo anno sono stati ridiscussi i criteri-guida per la costituzione di partnership con attori economici stranieri, mentre sono già state implementate una serie di leggi attuative volte a sostenere lo sviluppo di una piccola e media imprenditoria locale. Prof.ssa Anicia Garcia, docente di economia c/o l’Università dell’Havana conta di formazione professionale e accademica internazionale e numerose esperienze di collaborazione accademica con prestigiosi enti di ricerca e Università estere (David Rockefeller Center for Latin American Studies of Harvard University (2010), Norwegian Institute for International Affairs (NUPI) (2011) University of Florida (98), etc).
Pro.ssa Dayma Echvarria Leon, docente di sociologia c/o l’Università dell’Havana e ricercatrice presso il Centro di Studi dell’Economia Cubana. Conta di numerose esperienze di collaborazione accademica con importanti enti di ricerca e Università estere (Università di Sevilla (2009), Université de la Sorbonne (2007), Università di Torino (2006)). Ha inoltre numerose esperienze professionali come team leader e valutatore di progetti volti alla costruzione e implementazione di processi di innovazione e sviluppo socio-economico con metodologie di partecipazione attiva dei soggetti locali.

Sabato 1° dicembre, ore 10,30, Sala Amaranto: “Architettura a basso costo per un nuovo paesaggio sociale.” Gli architetti Paolo Portoghesi (professore emerito presso l’Università La Sapienza di Roma); Pietro Derossi, professore emerito in Progettazione Architettonica Contemporanea Politecnico di Torino, Guido Montanari, docente di Storia dell’Architettura Politecnico di Torino si confronteranno con i costruttori della Cna Andrea Talaia e Massimiliano Caporale. Altri interventi: Filippo Provenzano, segretario Cna Piemonte, arch. Giovanni Pellegrini, curatore dell’iniziativa, il presidente dell’Ordine Architetti di Torino e provincia Riccardo Bedrone moderati dal giornalista di Repubblica Paolo Griseri.
Restructura chiuderà domenica 2 dicembre con la consueta premiazione dei concorsi di abilità promossi da CNA Costruzioni e con la tavola rotonda “Scuola e impresa, quale futuro per i giovani” dedicata al difficile rapporto tra giovani e mondo del lavoro, a cui interverrà il ministro della Salute Renato Balduzzi. Sarà un momento di confronto per rivalutare queste esperienze lavorative che, troppo spesso, vengono snobbate da giovani e famiglie perché ritenute una scelta di secondaria importanza rispetto ad altri percorsi di formazione e professionali, considerati invece preferibili e per sfatare alcuni stereotipi negativi legati alla piccola impresa.
I lavori saranno introdotti da Filippo Provenzano, segretario regionale Cna. Interverranno, oltre al ministro Balduzzi, Roberto Cota (presidente Regione Piemonte); Piero Fassino (sindaco di Torino), Massimo Calzoni (presidente Formedil nazionale), Alessandro Barberis (presidente della Camera di Commercio di Torino), Francesco Cudia (presidente Cna Piemonte), Daniele Vaccarino (presidente Cna Torino); Andrea Talaia (presidente Cna Costruzioni Torino); Andrea Di Benedetto (presidente nazionale Cna Giovani Imprenditori) moderati da Luca Ponzi, vicecaporedattore TgR Rai Piemonte.


 
5 novembre 2012
L’oro di Valenza nel sud-est asiatico
Il distretto orafo di valenza: si espande nel mondo e conquista nuovi mercati grazie a una importante joint venture che permette ai nostri orafi di Valenza di sbarcare e far conoscere il loro gusto e soprattutto le loro abilità artistiche in Cina, Honk Kong, Macao, Singapore, Taiwan, Tailandia e Malesia.
Ce ne parla Luciano Ponticello, vicepresidente del Consorzio Marchio “di Valenza” e presidente della Cna di Valenza, nato nel 1971 per proseguire l’attività del padre dopo aver frequentato l’Istituto d’Arte di Valenza.
Qual è la novità?
“Abbiamo annunciato una joint venture fra il Consorzio Marchio “di Valenza”, il Fondo cinese Investimenti Baida Finance Ltd e la Share srl, una società di brokeraggio di Roma. Grazie a questo accordo porteremo la gioielleria valenzana in estremo oriente, non solo in Cina, ma anche ad Honk Kong, Macao, Singapore, Taiwan, Tahilandia e Malesia attraverso una rete di show room rivolti agli operatori del settore.”
E’ una sfida ambiziosa. Come è nato l’incontro fra voi e questo fondo di investimento?
“Abbiamo avuto i primi contatti con Baida Finance nel gennaio scorso, grazie ai contatti con l’assessore alle Attività Produttive della Provincia di Alessandria Barbadoro. Il Fondo di investimenti cinese ha ritenuto interessante il marchio di Valenza perché sa rappresentare un territorio. Quindi sa evocare più complessivamente la cultura di una parte importante del Piemonte, costituita dai gioielli certamente, ma anche dall’offerta d’arte, dalle colline del Monferrato, dal vino e dal cibo.”
Quindi è stata premiante la vostra scelta di avere un consorzio di valorizzazione del marchio valenzano – e non solo del distretto orafo – già nel 2007. Perché allora faceste quella scelta?
“Abbiamo dato vita al Consorzio per risolvere intanto un problema di comunicazione sulla qualità del nostro prodotto. Le caratteristiche di lavorazione delle nostre imprese non sono quelle industriali e non possono essere valutabili attraverso le certificazioni Iso per le dimensioni delle imprese stesse. Si tratta di una produzione di gioielleria di elevata qualità, strettamente legata al suo territorio e alla sua storia. Il marchio comunica questa qualità territoriale, prima di tutto valenzana e poi alessandrina. Quando il Fondo Baida è arrivato nel nostro territorio invitato dall’assessore Barbadoro – che ha visto in quest’opportunità una possibile risposta positiva al tremendo calo occupazionale che investe la provincia – si è interessato proprio a questa qualità e a questo modo di comunicarla. E in accordo con il presidente del Consorzio Viale e con i consorziati ho iniziato questo percorso, questa trattativa che ci ha portati alla joint venture oggi presentata.”
Che cosa vi consentirà?
“Ci permetterà di coprire lacune altrimenti incolmabili per imprese delle nostre dimensioni. Per usare una metafora calcistica, creando il marchio Di Valenza è come se avessimo cercato di giocare una partita di calcio con la sola difesa. Ottima strategia, ma per vincere bisogna anche andare a segnare e quindi sapere che cosa succede nell’altra metà del campo, chi sono i giocatori, come smarcarsi e andare a rete. La joint venture ci permette proprio questo: arrivare sui nuovi mercati di riferimento, saperne interpretare il gusto e quindi riuscire a declinare il nostro gusto secondo la cultura locale, conoscere le leggi e le modalità di intervento su quei mercati. Per poter produrre, dobbiamo sapere che cosa produrre: senza un feed back dal mercato sarebbe come stare nel limbo. Le nostre capacità di produzione sarebbero fine a se stesse: invece noi dobbiamo mantenere, coltivare, migliorare queste nostre abilità storiche, ma sapendo anche proporci positivamente sui nuovi mercati.”
Perché Baida ha scelto proprio voi? E come avete fatto a giungere all’accordo? Non vi siete sentiti come Davide contro Golia?
“Sicuramente ci ha scelti perché siamo parte di un territorio visto come una potenzialità per gli investitori, quelle potenzialità che noi – troppo concentrati sulla crisi e così abituati al bello delle nostre città che diamo per scontato – non sappiamo più cogliere. Inoltre, in modo lungimirante, abbiamo registro il marchio Di Valenza in 41 paesi nel mondo e un plus che consente di guardare anche ad altri mercati. Il contratto che ci lega descrive approfonditamente l’impegno nostro, di Baida, e di Share. Il nostro consorzio ha dovuto compiere un percorso complesso e ci siamo avvalsi di consulenti locali e milanesi specializzati nel trattare con l’Asia e nel settore del lusso. E’ stato difficile, ma il nostro obiettivo è quello di tornare ai vecchi livelli di occupazione: abbiamo una capacità produttiva per 6.000 addetti, mentre oggi ne lavora sì e no un terzo. I nostri consorziati hanno compreso fin da subito che sarebbe stato come andare in Cina in Ferrari, invece che con le biciclette, e mi hanno onorato di un pieno mandato. Abbiamo rischiato, in questi anni, di veder scomparire Valenza e le sua capacità: ognuno di noi ha accettato di veder scomparire il proprio nome a vantaggio del marchio, ma questo è il futuro per veicolare al meglio il made in Italy.”
Insomma, siete pronti a sbarcare in Oriente. Ma non avete paura della concorrenza qui in Italia?
“Ma noi il mercato italiano, quello grande, l’abbiamo già perso per tanti motivi, complice anche l’incapacità della nostra classe dirigente, i mancati interventi sul costo del lavoro e così via. E non ci interessa neanche arrivare al cuore del mercato orientale, ma alla sua periferia, alle nicchie che apprezzano il gusto italiano. Si tratta però di nicchie importanti: la massa di popolazione a cui facciamo riferimento è di 2 miliardi di persone. Una porzione anche infinitesimale di questo mercato è in grado di far ripartire i laboratori valenzani e generare nuova occupazione. Attraverso i nostri gioielli speriamo di attirare qui i nostri clienti che saranno sicuramente affascinati dal nostro territorio e dalla nostra ospitalità. E’ in questo modo che bisogna ragionare: saper cucire un abito sartoriale per ogni mercato.”
E’ stato faticoso questo lavoro?
“Sicuramente si ed è stato un investimento di tempo e di fatica. Ma io sono consapevole del fatto che oggi, se vuoi salvare te stesso, devi fare in modo di salvare tutti. Un’impresa non può pensare di fare profitto in un’area in cui altre imprese muoiono costantemente. Solo uniti possiamo vincere: e abbiamo tutte le potenzialità per farlo. Quello che accade oggi a Valenza mi auguro sia di stimolo per tutti gli altri settori colpiti dai nostri stessi problemi.”
A commento dell’iniziativa il segretario regionale della Cna Piemonte Filippo Provenzano ha dichiarato: “Questo è un esempio, una buona pratica: è la prova di vitalità di un made in Italy di stampo subalpino che, nonostante le dimensioni contenute delle sue aziende, sa darsi gambe lunghe per affrontare la sfida mondiale dell’export.”