Lo specchio del diavolo

Febbraio 10, 2006 in Spettacoli da Roberto Canavesi

Lo specchio del diavolo TORINO – Un bignami dell’economia è “Lo specchio del diavolo” di Giorgio Ruffolo che Luca Ronconi mette in scena per il Progetto Domani del Teatro Stabile di Torino: un excursus a trecentosessanta gradi sul pensiero economico, e sulla storia di una scienza da sempre legata a doppia mandata con il destino dell’uomo, che si articola in quattro ore di uno spettacolo la cui fruizione risulta gradevole soprattutto nella seconda e terza parte.

Negli avveniristici spazi dei Lumiq Studios si muove un cast di trentanove interpreti, segnaliamo Tommaso Ragno, Elia Schilton e Giovanni Crippa, impegnati in un percorso diacronico che, partendo dai tempi di Adamo ed Eva, arriva ai giorni nostri, imbattendosi nei maggiori esponenti e studiosi del pensiero economico: banchieri, finanzieri, economisti, ma anche scimmioni preistorici o Napoleone III, il Duca d’Orleans come il presidente Nixon, piuttosto che frammenti classici di Aristotele, Platone od Erodoto, tutte tessere di un mosaico, a tratti anche complesso ed articolato, con cui l’universo del teatro cerca di abbattere le barriere e i confini che lo separano dal mondo del Dio denaro. Scelta coraggiosa, quella di Ronconi, di far parlare direttamente il “vile pecunio” attraverso le testimonianze di chi ha avuto modo di conoscerlo molto da vicino, per affari pubblici come per arricchimento personale; un’impronta registica particolarmente visibile nella seconda e terza parte, a fronte di un primo atto, ambientato in un moderno supermercato, dove due spaesati Adamo ed Eva incarnano la nevrosi di una moderna coppia alle prese con il tormentato rapporto con la ricchezza.

Pur maneggiando una materia poco teatrale, lo spettacolo acquista via via ritmo, grazie ad alcune “finestre” che si aprono sul passato, momenti utili per cogliere quale sia stato, in differenti epoche storiche, il senso preciso di termini quali denaro, finanza, mercato: “Lo specchio del diavolo”, moderna riflessione sul denaro tra scaffali stracolmi di oggetti, televisori, mappamondi, lingotti d’oro come centinaia di mazzette di dollari, quasi a rappresentare la multiformi incarnazioni di un “denaro-diavolo” che, alla fine della serata, dopo averci strappato anche qualche divertita risata, ci fa forse meno paura. Se così veramente fosse, ancora una volta il teatro avrebbe adempiuto alla sua missione… di questi tempi non sarebbe affatto poco.

di Roberto Canavesi