Living things, il rock antibush

Marzo 31, 2006 in Musica da Gino Steiner Strippoli

Band americana che suona con rabbia e canta denuncia. Un disco – “Ahead of the Lion” – dalle diverse sfumature musicali in chiave rock, prodotto da Steve Albini

Living thingsEcco la band, quasi ‘bandita’ dagli States, dal rock esplosivo anti-Bush. I Living Things sono una band americana formato famiglia, ben tre dei quattro componenti sono fratelli, i Berlin: Lillian, frontman e guitar della band, Eve al basso, Bosh alla batteria. A loro si aggiunge l’ottima guitar di Cory Becker.

Perché sono diventati dei bandits of rock? Perché le loro canzoni suonano velenose contro il Governo Bush e il Partito Repubblicano. A tutto ciò si aggiunge una musica prepotente ma tecnica.

Il disco intitolato “Ahead of the Lion” (SONY BMG) è stato prodotto da Steve Albini (già con Nirvana, Pixies e P.J. Harvey). Le ritmiche rock di questo disco sono molteplici visto che i riff delle due chitarre richiamano sia il rock ‘n ‘roll dei Ramones sia alcune sfumature glam dei primi Sweet sino a ricordare le atmosfere rollingstoniane dei primi anni ’70 e degli Stooges.

La band arriva da Sant Louis, nel Missouri. Sono ragazzi pieni di rabbia, pronti a cantare la loro protesta. Lo stesso Lillian afferma: ”Gli Stati Uniti sono diventati un luogo allucinante per viverci, l’unico vero buon presidente che abbiamo avuto è stato Lincoln! Ad un certo punto devi fare le valigie e andartene per esprimerti al meglio proprio come hanno fatto Jim Morrison a Parigi, Iggy Pop a Berlino e Henry Miller a Londra. Poi scusate se ci voleva un uragano per far capire e dimostrare come l’Amministrazione Bush sia tanto brava a fare le guerre agli altri paesi quanto incapace di soccorrere una città del proprio paese!”.

living thingsL’aggressività di queste parole sono trasmesse bene in questo album. Un disco che parla di frustrazioni politiche, lotte personali e importanti esperienze. “Ahead oh the Lions” suona prepotente e pieno di energia schizzante ma molto schierato politicamente, senza peli sulla lingua da parte di Lillian e Co. Ascoltando il disco si possono sentire e sono rappresentati dai Living Things gli stati d’animo di milioni di americani dopo l’11 settembre. L’inizio è prorompente, “Bombs Below” porta il ‘copione’ già a scaldarsi, le chitarre sublimano assoli in duetto incontenibili. La voce di Lillian Berlin è accattivante e rabbiosa. I riff di chitarra non finiscono di certo con la seguente “I Owe” un brano con piccole spruzzate iniziali di glam per poi rollare grande rock in pieno suono Ramones. Un pezzo in cui si sente molto l’influenza del produttore Steve Albini. Il suono si fa ipnotico in chiave glam rock quando scatta l’ora di “Bom Bom Bom”, dal testo battagliero: un attacco a Bush. Di questo brano è stato anche tratto uno splendido video dove appaiono artisti e animali dell’Orange Circus di Toronto, compreso un elefante ballerino (che rappresenta il Partito Repubblicano), un cammello, una zebra, un pony e un leone (che rappresenta il Govermo Bush). La politica fa la voce grossa ed infatti la successiva “New Year” parla di frustrazioni politiche americane dopo l’attentato alle “Torri Gemelle”. Poi un battito di mani cadenzato accompagna il suono della guitar in “God Made Hate”, uno dei brani più belli delll’album, con un Lillian che dapprima bisbiglia sottovoce un cantato per poi esplodere in progressione distorta ai massimi livelli, un vero rock blues tiratissimo. E’ stupenda”. “End Gospel” è la ballad che più ricorda il ritmo di Jagger e co. degli anni ’70. Le due guitar dei Living Things sono primattrici taglienti nel loro impeto distorto tanto da essere penetranti come raggi laser. Il ritmo non accenna a diminuire con “No New Jesus” sparato Punk n’roll. Nel disco i cambi di stile sono molteplici si passa dal rock anni ’70 al grunge al glam all’hard rock: in questo brano il duetto di chitarre compare di colpo a dare stilettate tremende.

“Hard in Daylight” è invece una canzone divisa in due parti con un inizio delicato trasformato da Lillian in energia pura sino a farne un pezzo devastante nel suo ritonello: . Ma anche i Living Things sanno fare musica “dolce”, in effetti “Keep It til you fold” ha un attacco dolcissimo con atmosfere che richiamano il country rock: è la vera ballad dell’album. Ma è solo una minipausa visto che Bosh Berlin scalda i piatti della drums come intro ad uno scatenato Lillian, un vero duetto piatti e voce, poi arriva la solita esplosione di suoni con le chitarre completamente distorte. “On All Fours” incute minacce sonore e aggressive, qui gli assoli primeggiano. Infine ultimo ma non ultimo nella scala dei valori è “I Wish The Best For You”, una ballad psichedelica suggestiva.

E’ senza dubbio un album trascinante e se da studio sono davvero molto bravi la speranza e che vengano presto in tour in Italia per gustarli al meglio.

di Gino Steiner Strippoli