La scomparsa di due uomini e del loro mestiere

Luglio 24, 2006 in Racconti da Tiziana Fissore

Molti se lo ricorderanno ancora il signor Sebastiano, almeno quelli della mia età, anche se forse il soprannome ‘Bastian l’Neir’ porterà l’immagine di quest’uomo più nitida alla memoria. Era Bastian e basta, anche se il cognome l’aveva di certo ed abitava nel cantone del Rio, vicino a casa mia, a Sommariva del Bosco.

Perché ne voglio parlare? Perché era un personaggio, una caratteristica del paese e con lui è scomparso un mestiere.

Era facile vedere Bastian, un anziano che da giovane doveva essere stato un bell’uomo, alto, un tipo alla Hemingway, gironzolare in paese e nelle frazioni vicine, in ogni cascina nei dintorni, sulla sua vecchia e super arrugginita bicicletta,dotata di una cesta di fronte ed una di dietro, portando oggetti vari che riusciva ad avere dalle persone a cui faceva visita. Erano oggetti vecchi ma non da buttare via bensì, in seguito, divennero quello che è la base dei ‘mercatini dell’usato’. Si può dire che Bastian fu un precursore in questo campo ed assieme al commercio dell’usato faceva quello che era il suo vero mestiere: comprava pelli di coniglio che poi rivendeva alle concerie. Può sembrare una sciocchezza ma questa sua attività gli portava via tutta la giornata; pedalare di cascina in cascina, fino ai paesi più vicini, far essiccare le pelli al punto giusto per poi portarle alla conceria, richiedeva il suo tempo. A quel tempo il lapin o meglio coniglio era la pelliccia più usata.

Lui fu dunque l’ultimo a commerciare questo tipo di pelli ed in questo modo, comprandole cioè direttamente dai contadini; con lui scomparve questo mestiere nelle nostre zone.

Voglio però ricordare Bastian non solo per il caratteristico lavoro ma per la sua umanità che ho avuto modo di constatare di persona. Come già detto viveva nei pressi di casa mia con una sorella; non si erano mai sposati e dividevano gli anni della loro vecchiaia insieme. Accanto a loro abitava una signora che purtroppo era gravemente malata di nervi, come lo chiamava Giuseppe Berto, in un suo libro ‘Il male oscuro’ che la portava a fare gesti paradossali a volte pericolosi per se stessa e per gli altri.

Nonostante tutto ciò, Bastian e la sorella la ospitavano sovente in casa loro dividendo il cibo e dandole un posto per dormire nella loro umile casa, composta di un solo vano che fungeva da cucina a camera da letto. Mai ebbero un momento di esitazione nell’accettare la pericolosità di quella creatura perché avevano un cuore puro e quella semplicità che fa fare cose grandi.

L’altra persona invece è un uomo che lo si è trovato un po’ in tutti i paesi, anche se il nome nessuno lo seppe mai. Era conosciuto come il ‘mulita’, dalla parlata si sarebbe detto che veniva dalle parti di Saluzzo e trascorreva ogni anno due o tre mesi a Sommariva.

Andava di casa in casa a chiedere alla gente se aveva coltelli o forbici da molare ma con una semplicità squisita. Questo personaggio non molto curato, vestito con abiti di taglia diversa dalla sua, perché donati dalla gente, lasciava intravedere un uomo diverso, dal viso delicato, fine, molto bello ed il portamento ricordava una persona di cultura. Chissà chi era stato veramente in passato? Si accontentava di quel poco che la gente gli dava, a volte di un bicchiere di vino ed il suo giaciglio era sulla nuda terra, su di un mucchio di stracci, vicino alla sua ‘mola’, accanto al forno del panettiere del cantone del Rio, per ricevere un po’ di calore ed anche il pane che la brava persona gli dava. Era amato e conosciuto da tutti quelli del cantone del Rio perché dove stazionava, era esattamente dove inizia la salita Colle Oliva, quella che porta al castello.

Poi, improvvisamente, non lo vedemmo più, non avemmo più sue notizie e ci mancò molto il nostro ‘mulita’. Un giorno, leggendo il giornale, vidi nella cronaca un articolo che parlava di un incidente, nel quale aveva perso la vita un uomo che amava girovagare nei vari paesi della zona, molando coltelli e cose simili. Nella fotografia vidi il volto ringiovanito del ‘mulita’; anche lui se ne era andato per sempre ma pure lui, ci aveva lasciato qualcosa di molto prezioso: il suo sorriso, la sua umiltà, il suo amore per la vita ed il rispetto verso ogni persona, la sua semplicità.

di Tiziana Fissore