Il volontariato nel terzo millennio

Febbraio 25, 2001 in Attualità da Claris

16890(1)“Come vorresti fosse il tuo futuro?”, così recita uno degli spot delle aziende che hanno sostenuto l’incontro del week-end sul volontariato, organizzato dalla presidenza del Consiglio dei Ministri e dal dipartimento per gli Affari Sociali al centro congressi del Lingotto di Torino. Raramente una frase pubblicitaria è stata più indicata. Tante persone sono vulcani di dee per migliorare i rapporti sociali, per rendere la comunità in cui viviamo più solida, meno indifesa, meno problematica per i diversi, i senza tetto, i giovani disoccupati, le persone senza certezze,…

Lo strumento per agire è il volontariato col suo ruolo prezioso e moderno che ricopre nel nostro tempo. Il 2001 è stato proclamato dalle Nazioni Unite anno internazionale dei Volontari ed il Governo italiano intende celebrare questo evento facendone un’occasione per valorizzare nella società il lavoro di migliaia di persone che si dedicano agli altri.

Avvalendosi del contributo di un apposito Comitato di cui fanno parte l’Osservatorio Nazionale per il Volontariato e personalità insigni della cultura, della scienza, dello spettacolo e della politica, è stato costruito un evento di notevole significato sociale.

Tradizione ed innovazione, pluralità dei campi d’azione e dei riferimenti culturali: sono queste le caratteristiche che connotano il presente ed il passato del volontariato; l’evento di Torino ha avuto il merito di comunicare a tutta la società i valori fondanti del volontariato, ovvero la gratuità e la presa in carico dell’altro.

Questo un argomento fondamentale, come sottolineato dal ministro On.le Livia Turco, “siamo convinti che questi valori siano attuali e particolarmente necessari in questo nostro tempo così segnato, troppe volte, dalla fragilità delle relazioni umane, dalla solitudine e dalla perdita del valore della vita”.

Altri espressivi passi dell’introduzione del ministro sono stati i seguenti: “Per questo, gratuità, cura e presa in carico dell’altro devono sempre più diventare parte di un’etica pubblica condivisa. A partire dalla constatazione che “fare del bene fa stare bene” e che, dunque, l’apertura all’altro non è un generico dover essere, ma una dimensione indicativa della libertà individuale. Gratuità e presa in carico dell’altro sono, altresì, una dimensione della pratica dei diritti e della costruzione della giustizia sociale. Non c’è dignità umana senza riconoscimento e pratica dei suoi diritti fondamentali, non c’è dignità umana senza giustizia sociale. Il rispetto che le Istituzioni devono al Volontariato consiste, anzitutto, nel fare fino in fondo la propria parte nella difesa dei più deboli, nella promozione dei diritti sociali e della giustizia sociale, consiste nella capacità di “ascolto”, di riconoscimento del “sapere” del Volontariato e di coinvolgi mento dello stesso, in un rapporto di pari dignità, nell’elaborazione delle proposte e delle decisioni politiche.”

Parecchio spazio nella due giorni di dibattiti hanno trovato la nuova Legge quadro che regola il percorso nel rapporto tra Volontariato ed Istituzioni “per un sistema integrato di interventi e servizi sociali”, nonché il coinvolgimento dei giovani.

Al proposito, sono stati diffusi i risultati di una recente rilevazione quantitativa effettuata intervistando persone tra i 15 ed i 29 anni. La stragrande maggioranza è cosciente dell’importanza del volontariato, anche per supplire alle carenza della res publica. Nonostante questo, per ora, solo un giovane su sette dichiara di praticare attivamente il volontariato, quindi il coinvolgimento effettivo è ancora limitato. Gli ambiti maggiormente frequentati sono i servizi sociali, la sanità, l’ambiente e la protezione civile.

Altra questione portata più volte alla ribalta è stato il servizio civile volontario europeo che potrebbe dar vita a un vero e proprio esercito di giovani volontari europei per la pace e la coesione sociale, per rendere il nostro continente meno triste, più efficace, ma soprattutto meno arida e povera la vita di migliaia di persone che soffrono. Infatti la società di oggi, le donne e gli uomini di oggi, hanno soprattutto bisogno di ritrovare il senso e la capacità dello stare insieme. Perché il vuoto che è all’origine di tanti disagi e di tanti drammi è la perdita della misura delle relazioni umane, la povertà delle relazioni: l’apertura all’altro, il farsi carico dell’altro, non è generico altruismo, ma una forma moderna di espressione della propria libertà e della propria individualità.

Per non restare separati dalla città, per sentirsi partecipi di tutti i luoghi e tutti i linguaggi dove viviamo, per comunicare l’utilità e la bellezza dell’agire del volontariato dobbiamo impegnarci tutti nel diffondere il messaggio simbolo del volontariato: “dai qualcosa di te ad un altro, dai qualcosa di te per cambiare la società”.

di Claris