Di fama e di sventura

Luglio 29, 2011 in Libri da Stefano Mola

Titolo: Di fama e di sventura
Autore: Federica Manzon
Casa editrice: Mondadori
Prezzo: € 19,50
Pagine: 435

di fama e di sventuraNato sotto una cattiva stella, dicono le comari, nel giorno più caldo dell’estate più calda, e così dovrebbe essere se il cartellone recita foscolianamente di fama e di sventura (che a pensarci il sonetto dell’Ugo è già una sventura di seconda mano, un remake odisseico in tono minore, come a dire che non ci sono più le epiche di una volta).

Qui non abbiamo un Ulisse, ma un Tommaso, che si affaccia su un Adriatico visto da Trieste, condito di vento. Alzerà gli occhi al cielo per scrutare le stelle, così come cercherà per il mondo il padre che non avrà avuto. Intorno ci saranno personaggi forti e ben delineati. Per cominciare, nonna Vittoria. Bellissima nera di di capelli, ci sfila davanti come un vento, come quel vento che gioca con la gonna impudente sopra il ginocchio. Per continuare con un amico, che l’acqua la vince nuotando, Ariel Fiore, amico facile da amare e da tradire. E ancora Mila dagli occhi gialli come il miele e velenosi come il serpente, e altri ancora, in questo libro denso, e l’ultimo che è poi il primo, la voce narrante di questa storia.

Se c’è un’epica deve esserci anche una guerra. E in questo nostro tempo di guerre ce n’è sicuramente, che la storia non è mica finita, che la storia continua a muoversi, siamo solo noi che probabilmente non l’avevamo capito. Ma la guerra delle guerre, quella che si combatte senza sparare direttamente, che a fare quello poi ci pensano altri, è quella dei mercati, delle discese ardite e delle risalite dei mercati azionari.

Tommaso attraverserà anche quella, perché dalla sua umile origine arriverà fino ai vertici della finanza, sulla sponda di un altro mare ben più e grande ed aperto di quello dell’inizio, in quel continente che un tempo chiamavamo nuovo, dalle stanze anguste del collegio ai templi dorati della finanza, da un padre desiderato a un figlio inascoltato, dalla passione bruciante all’amore in punta di piedi.

E acqua, nella forma di corrente che trascina, è la scrittura della trentenne Federica Manzon, che con questo romanzo d’esordio centra la cinquina del Premio Campiello edizione 2011. Fluviale come sa essere la narrazione orale, con un profumo di America Latina avvertibile soprattutto attorno alla figura di Vittoria.

di Stefano Mola