Delitti al museo egizio

Luglio 21, 2002 in Libri da Sandra Origliasso

Claudio Chiaverotti “Delitti al museo egizio”, Ananke edizioni, pp. 112 pagine, Euro 10

31358(1)Il naturale e il soprannaturale si incontrano nei vicoli sotterranei di Torino. Con la complicità dell’oscurità poi, ci si può ritrovare a tu per tu con l’incubo, non quello notturno ma quello che a tutti è capitato di vivere nella realtà quotidiana. Non stiamo parlando di un’avventura di Dylan Dog ma di un racconto uscito dalla penna del famoso sceneggiatore di fumetti Claudio Chiaverotti. Il volume raccoglie al suo interno tre storie scritte con l’intento di toccare l’immaginazione del lettore con la sola percezione delle parole. Frasi, situazioni che tuttavia dipendono dalla striscia disegnata e solo come tali possono recuperare il loro senso originario. L’ispettore Arcandi, come tutti gli altri personaggi che fanno parte di “Delitti al museo egizio”, ha con la realtà una rapporto conflittuale, sempre sospeso fra la ricerca della verità e la propria sensibilità personale. I delitti non sono che un pretesto per dare origine ad una serie di eventi che hanno nel mistero il centro propulsore che tuttavia non si esaurisce con il finale.

Quest’ultimo, infatti non ha altra funzione che quella di tenere aperta la finestra ad altre prospettive di racconto, come in “Marionette”, dove come in una scatola cinese ci vengono presentati uno dentro l’altro attori omicidi e marionette spettatori, che in un gioco di reciproci sguardi arriveranno a smascherare un colpevole insospettato. Un carnefice non sempre è un assassino; questo è l’ insegnamento che si può trarre da “Natale di un vampiro, in una Torino dove nella notte di Natale possono avvenire dei miracoli. In una narrazione decisamente descrittiva Chiaverotti dà la sensazione, confortante per il lettore di fumetti, di trovarsi di fronte ad un’ennesima avventura di Brendon. Tuttavia nel libro non troviamo che spunti, neanche troppo originali, mentre il racconto vero e proprio viene svolto in maniera svelta senza arrivare ad uno svolgimento complesso ed elaborato.

di Sandra Origliasso