Decamerone: amori e sghignazzi

Aprile 2, 2008 in Spettacoli da Roberto Canavesi

Decamerone2TORINO – La firma di Ugo Chiti è ormai garanzia di una qualità frutto della capacità creativa di un autore-regista-sceneggiatore da anni impegnato a spaziare con successo dal teatro al cinema: ennesima tappa del fortunato sodalizio con la compagnia fiorentina Arca Azzurra Teatro, Chiti propone in questi giorni al Teatro Gobetti quel “Decamerone: amori e sghignazzi” con cui idealmente prosegue il percorso di studio intrapreso nel 1990 con “Decameron-Variazioni”.

Per dar vita al ritratto di un’umanità in cui convivono ed interagiscono l’amore, la fortuna e l’ingegno, Chiti isola quattro novelle in un congegno scenico dalla struttura circolare attraversato da toni ora comici ora tragici, ora grotteschi ora più filosofici: amori e sghignazzi per un divertissement teatrale ambientato in uno spazio scenico neutro ma ravvivato dai vivaci costumi di Giuliana Colzi, in scena insieme a Andrea Costagli, Dimitri Frosali, Massimo Salvianti, Lucia Socci, Teresa Fallai e Alessio Venturini, tutti applauditi interpreti di uno spettacolo che regala un sintetico, ma pregevole spaccato, del capolavoro boccacesco.

Dalla storia di “Masetto da Lamporecchio che si fa mutolo e diviene ortolano di uno monistero di donne, le quali tutte concorrono a giacersi con lui” si passa alla vicenda della bella Alatiel, in sposa per volere paterno al re Garbo e ripetutamente rapita e violata, pretesto per una riflessione tragico comica sulla condizione femminile e sul concetto di donna oggetto. E’ poi la volta di Alibech “che diviene romita, a cui Rustico monaco insegna rimettere il diavolo in inferno”, lucido esempio di un’ingenuità umana che scambia la passione dei sensi con l’estasi religiosa, prima di concludere con la tragica parabola della messinese Lisabetta, “giovane bella ed assai costumata” incarnazione di una donna medievale destinata ad esser vittima innocente di altrui volontà.

Una messa in scena lineare e godibile in cui, oltre a colpire ritmo e vivacità di una compagnia ben affiatata, impressiona la facilità e l’intelligenza drammaturgia con cui Ugo Chiti ha immaginato il racconto, oggi più che mai vivo riflesso di un’umanità che sembra nel corso dei secoli non esser riuscita, o non aver voluto, a superare determinate inclinazioni d’animo.

Successo alla prima: in scena al Gobetti fino a domenica 6.

Le foto inserite nell’articolo sono di A. Botticelli.

di Roberto Canavesi