Club Alpino Accademico Italiano

Novembre 1, 2004 in Arte da Marinella Fugazza

CAAI_2Non pochi si sorprenderanno nell’apprendere l’esistenza del Club Alpino Accademico Italiano, si è che, impegnati nella pratica conoscenza della parte superiore della crosta terrestre, abbiamo spesso trascurato la “sublime” arte dell’apparire, così tanto di moda”, con queste parole Corradino Rabbi, presidente generale del CAAI, presenta l’associazione nell’introduzione al catalogo di una nuova mostra allestita nelle sale del Museo Nazionale della Montagnadi Torino dal 9 ottobre al 14 novembre 2004.

La mostra ripercorre le tappe salienti che hanno contraddistinto i cento anni di vita del Club Alpino Accademico Italiano (CAAI). L’Accademico, oggi Sezione nazionale del Club Alpino Italiano, nacque nel capoluogo subalpino, all’interno di questo, esattamente Il 26 maggio 1904 con il concorso dei gruppi del Cai torinese, ligure e valsesiano, da 16 soci fondatori che in quel momento rappresentavano, nel campo dell’alpinismo senza guide, i migliori elementi in Italia, fra questi: Canzio, Ceradini, Hess, Kind, Valbusa. Lo scopo era di riunire i più quotati alpinisti italiani dell’epoca per favorire l’alpinismo senza Guide e, attraverso un’opera di proselitismo, lo sviluppo dell’alpinismo italiano e la crescita del CAI. L’ambiente alpinistico torinese era, all’inizio del ‘900, tradizionalista, conservatore e parecchio aristocratico, contrariamente a quello giovanile delle “carovane” scolastiche che era ribelle e stimolato dalla ricerca di liberta’; parallelamente aumentava il numero di seguaci dell’alpinismo senza guide. A tutto ciò si aggiungeva poi un aspetto economico tutt’altro che trascurabile: la pratica dell’alpinismo con guida rappresentava una spesa considerevole, insostenibile per le comuni finanze di molte persone del tempo. Come ebbe a scrivere Ettore Canzio, fondatore e primo Presidente dell’Accademico: “Non fu una ribellione dell’alpinista al montanaro: fu un lento scivolar fuori di tutela”.

CAAI_1 Cento anni sono trascorsi. L’alpinismo italiano si è sviluppato e con esso ha progredito e si è affermato il Club Alpino Italiano, principale istituzione nazionale dedita, non solo alla pratica dell’alpinismo ma anche allo studio, la conoscenza e la protezione delle montagne. La mostra “Alpinismo” accompagna il visitatore alla scoperta della storia e delle attività promosse e realizzate dal Club Alpino Accademico Italiano. Nelle sale per le esposizioni temporanee del Museo (al Monte dei Cappuccini di Torino) alle foto storiche che raccontano le origini dell’alpinismo senza guide seguono immagini più recenti che testimoniano l’attività contemporanea degli Accademici; documenti d’archivio si alternano a libri e collezioni legate all’associazione. In occasione del settantesimo della fondazione Renato Chabod usò queste parole per descrivere il profondo senso di appartenenza, orgoglio ed impegno degli accademici all’associazione “è motivo di fierezza per il Club Alpino Accademico Italiano essere un soggetto, anzi un protagonista nella storia dell’alpinismo italiano, le cui odierne realizzazioni sono il frutto di quelle passate e hanno il loro massimo fondamento nei valori morali degli uomini che ci hanno preceduto”. Una piccola curiosità: il CAAI, fin dagli inizi, per suo statuto, ammise fra le sue fila unicamente alpinisti di eccellenza, non professionisti; i soci, quindi, furono sempre pochi; nel 1922 erano 94, oggi sono poco piu’ di trecento; finalmente, nell’assemblea generale del 1977 convocata a Milano, fu presa la decisione di ammettere al proprio interno anche le donne con gli stessi criteri in vigore per gli uomini.

Come tradizione del museo torinese la mostra è accompagnata da un libro curato, come l’esposizione, da Corradino Rabbi e Alessandra Ravelli, pubblicato nella collana dei Cahier Museomontagna (prezzo di copertina Euro 18,00).

Orari: tutti i giorni dalle 9,00 alle 19,00

Biglietti: intero euro 5,00; ridotto euro 3,50; soci CAI 2,50.

di Marinella Fugazza