Bricherasio surreale

Novembre 6, 2005 in Arte da Barbara Novarese

A Palazzo Bricherasio, cinque grandi pittori si confrontano sul tema del surrealismo, dipingendo un’atmosfera che si alterna tra l’inquietante ed il fantastico:

Paul Delvaux, Giorgio de Chirico, Renè Magritte, Constant Permeke e Leon Spilliaert.

pompei

L’esposizione presenta quaranta tele e venti disegni del maestro belga, provenienti dalla Fondation Paul Delvaux, da alcuni fra i principali musei europei, nonché da prestigiose collezioni private belghe e italiane; undici opere di De Chirico; tredici quadri di Renè Mangritte e due sale dedicate alle opere di Constant Permeke e Leon Spilliaert.

Un sussulto di reale immaginazione permea l’intera mostra, rivelando la concretezza della vita attraverso il filtro di occhi abituati a mediare ciò che si crede “verità”, con ciò che lo è davvero. Il “come dipingere” si diluisce al “cosa dipingere” con la perfezione di un’alchimia che inganna i sensi, adeguando il tempo al trascorrere dello spazio e sincronizzando la realtà alla traboccante assenza di logica.

Con approcci stilistici diversi, i cinque pittori inseguono la dimensione onirica, vi si tuffano come in un oceano sconfinato per riemergere con una coscienza della verità che ci lascia a volte atterriti, a volte ammaliati.

Discostandosi con semplice genialità dall’iconografia epica, Delvoux si concentra sulla mitologia per dipingere immagini femminili diafane e sensuali. Esseri misteriosi, sospesi tra la vita e la morte, collocati in paesaggi surreali, si dipanano tra l’antico ed il moderno; veneri attraenti, tuttavia impregnate da un fascino angosciante come le donne di “Pompei” – 1970 Delvaux”

Diversamente seducente è l’ ”ARIANNA ABBANDONATA” – 1938-40 (terracotta dipinta con colori a freddo) di De Chirico che attende sola e malinconica, nel labirinto del vuoto, il ritorno di Teseo; forte ed immortale, eppure fragile come la pietra che sopravvive ai secoli e nello stesso tempo destinata a sgretolarsi, così, semplicemente, ad un tremore improvviso della terra.

de chirico

Ma è soprattutto la relazione tra gli oggetti, calata in un contesto irrazionale, a rappresentare il filo conduttore tra i maggior esponenti del movimento surrealista. Argomenti, apparentemente introdotti nelle opere con ordine casuale, trovano la loro armonia in un concerto di corrispondenze riscoperte, come se si dipingesse il mondo per la prima volta “Mobili nella valle” – 1966.

Idilliaca, quasi sublime, l’esperienza di analizzare la realtà dopo aver cancellato ogni ricordo stereotipato della nostra dimensione; come osservare attraverso l’anima di un bambino che guarda con semplicità ciò che sfugge agli occhi di un adulto, avvezzo a non vedere “L’hereux donateur” Magritte – 1966.

Tela dopo tela, disegno dopo disegno i sensi si abbandonano ad una sorta di sindrome di Stendhal che osa condurre la mente verso uno sconcertante dubbio: qual è il confine che separa la pazzia dalla normalità? Se la visione del mondo fosse distorta dalla volontà di voler vedere solo ciò che si desidera, allora potremmo svegliarci una mattina e scoprire di aver sempre sognato.

L’arte surrealista si ama o non si ama! Difficilmente si trova un compromesso, poiché non è abbastanza apprezzarla, è necessario comprenderla. La mostra, allestita a Palazzo Bricherasio, è da vivere fino in fondo non solo come esperienza artistica ma piuttosto come visita introspettiva.

di Barbara Novarese