Storie di uno scemo di guerra

Novembre 7, 2005 in Libri da Redazione

Titolo: Storie di uno scemo di guerra
Autore: Ascanio Celestini
Casa editrice: Einaudi

Editore
Prezzo: € 11,50
Pagine: 155

Non è un romanzo. E non è nemmeno un racconto.

Il nuovo libro di Ascanio Celestini “Storie di uno scemo di guerra” (2005, Einaudi) è un consesso di voci chiamate a illuminare il passato. Sembra che la penna di questo eterno ragazzo – un po’ giullare, un po’ storico, un po’ cantastorie – sia un registratore vocale pronto ad impressionare la carta con parole fatte non d’inchiostro, ma di decibel. Sembra quasi possibile cogliere le intonazioni, le calate ciociare, quelle dell’altitalia, quelle della bassitalia: sono le storie della gente comune a creare un’atmosfera domestica, a far sentire il lettore come a casa propria, dove non manca mai il nonno con i capelli bianchi che racconta una storia, la sua storia, sempre la stessa.

È il 4 giugno del 1944. La fine della guerra, l’arrivo degli americani. Un uomo e un ragazzino percorrono le strade di una Roma piena di cicatrici, silenzi e pericoli, con un cartoccetto di fegato e un progetto preciso: acquistare un maiale. Nella ricerca dei soci per l’acquisto, Nino cuce con la sua voce narrante storie strane, un po’ inventate e un po’ no, che messe tutte insieme raccontano la lunga guerra, fatta di fame e fatica, nella città del Papa che mai, si pensava, sarebbe stata bombardata. E invece.

Ascanio Celestini non lavora di cesello. Lo stile con cui racconta le avventure di Nino, della cipolla, del maiale, del barbiere con le mani da diva, è qualcosa di inventato, un patchwork di metafore e apostrofi necessari. “Storie di uno scemo di guerra” è scritto con la lingua del Quadraro, quartiere romano a rischio oggi come nel 1944. Celestini non teme editing severi perché quella è la sua lingua e chi lo segue da sempre sa che è così e non può fare a meno, leggendo, di immaginarselo recitare quelle parole, con tutte le sue inflessioni e cadenze. Lo si può quasi vedere recitare, lì in piedi o seduto sulla sua sediolina, con la lampadina a picco sui capelli indomabili. Questo libro è per quella stessa gente che fa la storia, quella che Celestini ferma e ascolta, tirando fuori storie strane e incredibili. Questo libro è per quella gente che non ha paura di immaginare lo scrittore che gli legge il libro, saltando le pagine, inventando, facendo le voci dei personaggi. Questo libro è per quella gente che, quando le pagine finiscono, vorrebbe avere il numero di telefono di questo scrittore decisamente sui generis, per potergli parlare, per chiamarlo e chiedergli di raccontargli la storia daccapo, tutta dall’inizio.

di Stefania Leo