Borderline

Luglio 25, 2004 in Libri da Sonia Gallesio

Titolo: Borderline
Autore: Valentina Colombani
Casa editrice: Einaudi
Prezzo: € 12.50
Pagine: 115

Borderline è il nome della mia malattia. [..] Che mi porta a raccontare balle, a essere autolesionista e promiscua sessualmente. La mia malattia è l’impossibilità di essere normale… [Valentina Colombani, Borderline, ed. Einaudi]

Tra poco le tue cosce smetteranno di essere così ingombranti, bambina, e tu tornerai nell’isola felice che non è segnata sulle mappe. Ricordati di non mangiare e di bere tutta la pozione… Il principe ti aspetta in fondo alla radura, lui ti amerà se sarai magra… [Valentina Colombani, Borderline, ed. Einaudi]

BorderlineE’ come camminare sui pezzi di vetro. Essere borderline significa vivere una vita estrema, al limite, sempre sull’orlo di uno strapiombo. Spingersi ogni giorno un po’ più oltre. Farsi del male per vedere sino a dove si può arrivare, talvolta per saggiare fino a che punto il mondo intorno a noi ci ama o può perdonarci.

La realtà dei borderline è fatta di solitudine, illusione, paura, sbandamento. Il loro, è un tentativo convulso di riempire voragini che sembrano impossibili da colmare. Quelle brecce nella carne che mai, comunque, cicatrizzano grazie agli psicofarmaci (“Ciuccia il tuo Minias direttamente dal flacone fino a quando le ferite aperte smetteranno di sanguinare, solo un altro po’ e sarà tutto finito…”), alle droghe, all’alcool, né al sesso o al cibo.

Nel suo primo libro, Valentina Colombani (Cremona, 1969) racconta il suo passato in modo crudo, lucido, franco. Un viaggio a grande velocità e a luci spente verso l’autodistruzione, verso quel fondo che si crede di non arrivare mai a toccare. Un percorso lungo ed estremamente doloroso, il suo, che passa anche attraverso le comunità terapeutiche, e che infine sfocia in una vera e propria rinascita.

Milano, anni Ottanta. Valentina è una piccola donna di quattordici anni dalla “faccia facciosa”. Confusa, fragile, insicura, bisognosa dell’approvazione di una madre distante ed indifferente che spesso giace “brasata nel letto”, con gli “occhi da rettile”, narcotizzata dall’alcool e da General Hospital alla tv.

Per Vale, tutto ruota sull’ossessione di possedere un fisico perfetto, degno d’interesse ed amore solo se magrissimo. “Diciamo pure che vorrei assomigliare […] a […] quelle strafighe con un viso da fata incastonato come un diamante grezzo su un corpo acerbo da gazzella”, racconta, certa che tutte le altre donne, come lei, detestino “il baby fat, quel grasso da bambine appiccicato ai nostri scheletri che non si decide a sciogliersi”.

Per neutralizzare il disagio, fin da giovanissima mescola alcool e benzodiazepine, come impara a fare dalla madre. Del resto, il suo primo stono lo prova all’età di otto anni: un mix portentoso di bourbon e gocce di Serpax.

Da allora, nella sua vita si susseguono autolesionismo, menzogne, rese e fallimenti, orge alimentari e crisi bulimiche, stordimenti da alcool e droghe, sesso spregiudicato e persino prostituzione: “Sono a digiuno da tre giorni. […] Sono alta suppergiù un metro e ottanta, e non sono più vergine. Da nessuna parte, per dirla tutta…”.

Borderline è edito da Einaudi e in copertina c’è una bella immagine fotografica di Silvia Camporesi (Ariel, 2001).

Le citazioni presenti in questo articolo sono interamente tratte da Borderline.

di Sonia Gallesio