Beecroft a Rivoli

Ottobre 26, 2003 in Arte da Sonia Gallesio

Esiste un’azione e una rivelazione biografica più profonda: il rapporto con il cibo. Come sempre estendo questo parametro ad un gruppo che lo reinterpreta e quindi perde caratteristiche mie…

[Vanessa Beecroft, dalla conversazione con Marcella Beccaria tratta da Vanessa Beecroft. Performances 1993-2003, ed. Skira]

Ho constatato che quanto più cerco di rendere l’immagine pura e minimalista, tanto più questa diventa feticista…

[Vanessa Beecroft]

Vanessa Beecroft 1.1Il Castello di Rivoli apre la nuova stagione espositiva con la prima, meritatissima, retrospettiva di Vanessa Beecroft (Genova, 1969), l’artista di origini italiane più celebre in ambito internazionale.

Curata da Marcella Beccaria, la mostra è introdotta dalla proiezione di VB 52 (2003, costumi ed accessori di Alberta Ferretti), performance pensata appositamente per l’occasione ed eseguita il giorno dell’inaugurazione. L’autrice stabilisce sempre un contatto con la città che la ospita, ed è per questo che all’evento partecipano alcune esponenti della Torino bene, in rapporto con il museo ed il castello, oltre a modelle già reclutate in passato e persone appartenenti alla sua cerchia familiare (la madre, la sorella e la suocera).

Sedute ad un lungo tavolo di cristallo trasparente, 32 commensali consumano una cena le cui portate sono organizzate in funzione del colore degli alimenti. Le convitate sono libere di gustare o rifiutare ogni singola vivanda: sulla scia di altre precedenti sperimentazioni, dunque, VB 52 rappresenta un’ulteriore opportunità per analizzare il rapporto con il cibo attraverso le reazioni di un gruppo eterogeneo di donne.

Vanessa Beecroft 1.2Partendo da un pretesto, da un modello di ispirazione classica, Beecroft si muove in direzioni differenti, guidata da una semplice intuizione o da un’esperienza del tutto personale.

Mescola suggestioni legate al mondo della moda (perlopiù al fine di sfruttare appieno l’immediatezza dei suoi simboli) a riferimenti alle pellicole cinematografiche più amate e alla storia dell’arte. In VB 48 (2001), ad esempio, l’illuminazione rievoca l’eccellenza del Caravaggio, così come la riproduzione in mostra di alcuni passaggi di VB 43 (Londra, 2000), realizzata direttamente sulle pareti di una sala, rimanda ad un affresco di memoria botticelliana (Beccaria).

Lo stretto legame con l’arte è riconoscibile anche in VB 46 (Los Angeles, 2001). Presentando giovani piuttosto mascoline, con i sessi rasati ed i capelli ossigenati e tinti di bianco, l’autrice si rifà “all’idea di grado zero della pittura”.

In VB 50 (2002), invece, le protagoniste simboleggiano la varietà etnica caratterizzante il Brasile. Con la pelle del colore del fango in tre gradazioni, 50 ragazze sono riunite nella hall del Museu de Arte Contemporanea di San Paolo. Nude e con parrucche ricce, invitano a riflettere sia sull’ossessione per la perfezione fisica che sul fascino della genuinità.

Al contrario di quanto inizialmente si possa pensare, Beecroft desidera rappresentare la gente comune (i venditori di noccioline nel parco…), non le modelle che affollano le pagine delle riviste patinate.

Vanessa Beecroft 1.3Il recente interesse dell’artista per il naturale processo di crescita e gli effetti dell’invecchiamento è documentato dal video di VB 51 (2002). Attuata nella sala delle feste del Castello di Vinsebeck in Germania, la performance coinvolge un gruppo di donne dai 17 ai 60 anni, incluse le note attrici Hanna Schygulla e Irm Hermann. Ispirata al documentario Grey Gardens (1976), nel quale una madre e sua figlia vivono in totale assenza di uomini, l’opera delinea un interessante profilo dell’aristocrazia tedesca e riporta ai misteri della vita e della decadenza fisica.

I legami affettivi sono determinanti per Beecroft, lo conferma il fatto che spesso vengano impiegate persone che sono già in relazione con lei, anche appartenenti alla sua famiglia. Come accade in Ponti Sister (2001), ad esempio, nella quale i corpi della sorellastra e della sua migliore amica nigeriana sono dipinti a strisce nell’omaggiare il lavoro di Gio Ponti.

In VB GDW (Portofino, 2000), ancora, in occasione del suo vero matrimonio con Greg Durkin, l’abito bianco diventa un’uniforme per ogni partecipante. A comporre un suggestivo e singolare ritratto formale, gli invitati e gli sposi, con la ‘benedizione’ di un simbolico ed ambiguo San Sebastiano in estasi, si raccolgono dietro i nonni materni di Vanessa.

Vanessa Beecroft

Dall’8 ottobre 2003 al 25 gennaio 2004

Castello di Rivoli – Museo d’Arte Contemporanea

Piazza Mafalda di Savoia, Rivoli (TO) tel + 039 011 95.65.222

Orari: da martedì a giovedì 10/17; da venerdì a domenica 10/22; chiuso lunedì

Ingresso: intero € 6.20, ridotto € 4.13

A cura di: Marcella Beccaria

Catalogo: ed. Skira, Milano, 400 pagine

Per informazioni: tel. + 039 011 95.65.220;

e-mail: [email protected]

www.castellodirivoli.org

Performances come dipinti

di Sonia Gallesio