Un vertice speciale a Bruxelles

Gennaio 15, 2013 in Net Journal, Primo Piano, Racconti, Viaggi e Turismo da Redazione

Traspi penna: Roberto Resegotti

22 e 23 novembre 2012, giornate speciali a Bruxelles, in cui le speranze prendono forma, ma anche giorni in cui i peggiori incubi possono avverarsi. Forse è autosuggestione, ma la città sembra in tutto e per tutto appropriata alla sua funzione. Non solo per gli aspetti esteriori con elicotteri che sorvolano, auto blu, furgoni delle reti televisive e forze dell’ordine dispiegate, ma piuttosto per come è la città in sé: un mix di più tratti culturali e architettonici in cui i segni della tradizione presenti nella parte centrale sfumano in zone senza un carattere dominante, moderne e asettiche come rischia di diventare la UE.

E’ la capitale dell’Europa, ed il palazzo del potere oggi è il Justus Liptius, squadrato e razionale, che accoglie i suoi ospiti pronto a illuminarne le lunghe trattative notturne. Mesi di attese, promesse e disillusioni ci hanno dato ciò che i padri fondatori dell’Europa non avrebbero voluto: l’Europa è sulla bocca di tutti, dalle decisioni delle istituzioni comunitarie dipendono le vite quotidiane di ciascuno di noi, ma la percezione per i cittadini europei è vieppiù negativa.

Mesi, anni di discussioni, decine di riunioni del Consiglio Europeo prima di trovare una soluzione, che già sentiamo come parziale, alla crisi finanziaria e al super debito. Dobbiamo ancora capire se c’è la luce in fondo al tunnel ed ecco, arriva la madre di tutte le discordie, il denaro del bilancio pluriennale. La posta in gioco è circa il doppio di quanto stanziato per il fondo salva stati, qui non si scherza! I contributi per la formazione e l’occupazione, per l’innovazione, per il programma Erasmus, quelli per limitare il cambiamento climatico. Ma non è tutto qui: solo una comunità con un bilancio corrispondente ai propri obiettivi può essere la nostra grande casa, altrimenti l’incongruenza è palese.

Quanto a me, trovo personale gentile e educato che dopo la registrazione mi indica un posto libero al piano mezzanino, sarà la postazione del Traspiratore per due giorni. L’area stampa è organizzata per accogliere centinaia di persone con tutti i servizi necessari, e allora via, si comincia. Le posizioni di partenza sono distanti quanto basta. La proposte succedutesi nel tempo hanno ridotto man mano le diverse voci di bilancio, ma per i paesi euroscettici, primo tra tutti il Regno Unito non è mai abbastanza.

Una soluzione per avere successo deve portare fuori dalla logica della trattativa sulla sola dimensione del saldo netto – quanto ciascun paese riceve o versa nell’intero periodo 2014-2020–nella quale si evidenziano posizioni difficilmente conciliabili. In caso contrario si entra in un vicolo cieco in cui la tutela degli interessi contingenti, per alcuni la politica agricola come è ora, per altri le politiche di coesione e la politica agricola con un rapido riequilibrio tra gli stati, per altri ancora le azioni per l’innovazione, impediscono il raggiungimento di un accordo.

La trattativa per sfinimento fino a notte fonda non è più la chiave per una soluzione. A nessuno fanno più pena i leaders esausti dopo estenuanti trattative e comunque, se ci sono degli stati pronti al veto, hanno vittoria facile nella gara che si svolge fino all’alba: non serve lucidità per dire no a tutto!

E allora si presenta la spettro di un rinvio dell’incontro e forse del bilancio provvisorio, ma per giungere davvero a un accordo migliore? La mancanza di cooperazione e la sfiducia portano presto o tardi alla disgregazione di una comunità, di stati in questo caso. E per quanto riguarda il tempo a disposizione non facciamoci ingannare: mesi di trattative possono essere pochi per giungere a un accordo, mentre tre ore possono essere molte, basta volerlo.

Alla fine il rinvio arriva per davvero: se ne parlerà a gennaio o febbraio del 2013, ma i reporter di Traspi.net, sappiatelo, sono presenti sempre e ovunque.