Un libro d’artista diventa mostra

Novembre 7, 2004 in Arte da Adriana Cesarò

family affaireVenerdì 5 Novembre, inaugurazione a Palazzo Bricherasio di un evento dal titolo Cloudburst, dalla memoria al mito ideato da Victor Kastelic, artista americano di nascita e torinese di adozione. L’evento che scaturisce dalla prima uscita ufficiale del libro Cloudburst: un vero e proprio progetto editoriale d’artista che in più di 200 disegni riproduce un flusso ininterrotto di immagini, raggruppate in sequenze tematiche sottilmente legate tra di loro dalla personale visione dolce-amara dell’autore. I soggetti ispiratori di Kastelic hanno provenienze molteplici: icone della quotidianità, memorie dei sobborghi americani degli anni sessanta, sbiadite foto di famiglia che si mescolano con la recente cronaca nera dei quotidiani italiani, vedute di periferia post industriale che si confondono con paesaggi e volti arrivati dai grandi spazi del West, personaggi miserabili estratti da I Disastri Della Guerra di Goya che incontrano Tex Willer insieme a qualche coniglietta di Playboy. Il tempo scorre, insieme alle pagine, attraverso il passato cinematografico e televisivo, per arrivare al resoconto frustrato del presente. Il morbido sogno americano spezzato dal tuono violento del quotidiano. Ed è qui che il libro diventa mostra:

Oltre ad una suggestiva e consultabile istallazione del volume, pubblicato in collaborazione col museo americano Salt Lake Art Center, dove Cloudburst ha avuto il suo primo debutto nel 2002, le ricche stanze del palazzo ospiteranno un centinaio di disegni originali e diversi lavori su tela attentamente inseriti e sovrapposti all’architettura del luogo con l’aiuto di cinque “lettori” eccellenti:

Ric Collier (direttore del Salt Lake Art Center),

Ugo Castagnotto (docente all’università di Urbino e autore di Come ci adesca la pubblicità,Torino 2000),

Gian Alberto Farinella (critico d’arte e docente all’accademia di Belle Arti di Torino),

Chiara Canali, (giovane critica dell’ultima generazione italiana)

Elio Luzi, (noto architetto torinese)

Ognuno di questi “personaggi narranti”, partendo dal suo mondo e attraverso la sua percezione, interpreterà le immagini scelte a rappresentare le cinque aree tematiche delle cinque sale. La presentazione degli “osservatori-lettori” del libro sotto forma di video-messaggio trasmesso nella sala centrale, sarà realizzato dai due giovani registi torinesi Igor Mendolia e Guido Norzi. L’installazione del progetto insieme ai video-messaggi diventerà un DVD che verrà pubblicato nel mese di dicembre 2004.

Testo critico: Gli dei sono scesi in terra

Tutti vedono che le opere di Victor Kastelic sono disegni. Tutti avvertono a prima vista che il fascino delle sue opere è nel disegno. Ma attenzione! Il vero fascino è sempre nascosto.Nella mostra di Salt Lake City sono presentati cinque grandi dipinti e duecento disegni. I quadri sono eseguiti con il pennello come se fosse una matita o un carboncino. In altre parole, Victor Kastelic dipinge come se si trattasse di un disegno. Perché? Arriviamo al fascino nascosto.

La poesia è in un disegno che “non può diventare quadro”. Questo “non potere” non è una debolezza, come potrebbe pensare affrettatamente chi si aspetta che la pittura abbia già un referente là fuori, in scene che esistono in natura: magari nella Frontiera Americana che segna il confine tra linguaggio, civiltà da un lato, e natura dall’altro. Come Marlboro Country, che molti in Europa credono esista davvero da qualche parte nel lontano ovest. Anche il naturalismo ha bisogno di una sua retorica, come le foglie sulla trappola per farci cadere dentro i fumatori. Victor solleva le foglie. Ci consegna le foglie. Le scene naturalistiche, immagini ormai diventati simboli globali, sono antecedenti al quadro: icone di una quotidianità mitica. Tanto mitica che persino la vita reale non può più essere guardata se non come una icona. Gli dei sono scesi in terra. Questo il fascino dei disegni di Kastelic che non possono diventare quadri. Ma cosa succede dove vi sono solo disegni? Pensiamo al pittore del Rinascimento quando si trovava a dover rappresentare soggetti religiosi “come lui gli aveva in mente”, ma in modo che fossero riconoscibili da tutti. Ogni nuova composizione produceva uno spaesamento che è differenza stilistica ed emozione insieme. I simboli della civiltà contemporanea hanno però qualcosa di diverso dalle madonne con bambino del Rinascimento.

I nuovi simboli coincidono con la produzione di icone industriali mediatiche, come ci insegna la Pop Art. Non è possibile reinventare John Wayne. Chi non è John Wayne è come se lo fosse. Non può nemmeno essere ridisegnato. Il disegno che non può diventare quadro, non può nemmeno diventare disegno. Il fascino dell’opera e tanto più sottile e challanging quanto più lo spazio di intervento e di libertà dell’artista si avvicina allo zero. Fino a diventare spazio mentale, fascino immateriale. Si è sempre parlato della libertà stilistica degli artisti del Rinascimento nonostante fossero condizionati dalla committenza religiosa e, quindi, dal soggetto iconografico loro imposto. Proprio questa circostanza rende interessante la lettura filologica dei disegni preparatori in rapporto al quadro. I disegni aiutano a capire che cosa aveva in mente l’artista quando faceva i quadri. I quadri aiutano a capire che cosa aveva in mente mentre faceva i disegni. L’arte si nasconde. Il nascondiglio di quel fascino è in uno spazio mentale. Le immagini di Victor Kastelic sono disegnate in questo spazio. Victor disegna su uno spazio immateriale.

Ugo Castagnotto

Università di Urbino

Testo al catalogo della mostra: Victor Kastelic “Cloudburst” , Salt Lake Art Center, S.L.C, Ut, USA. 2002.

Biografia essenziale

R. Victor Kastelic nasce a Salt Lake City, Utah (USA) nel 1964. Ottenuta la laurea, nel 1987 si trasferisce a Torino dove tuttora vive e lavora. A Torino organizza la prima mostra personale nel 1992 presso la Galleria Guido Carbone. Tra le mostre personali recenti:2003, Nancy, a cura di Luca Beatrice, Carbone.it, Torino 2002, Cloudburst, a cura di Ric Collier, Salt Lake Art Center, Utah, USA. 2000, On Your Mark! (Pronti…Via!), Fondazione Parco, Casier, Treviso. 1999, Place, Artiscope II-Kanal 20, Bruxelles, Belgio. Tra le collettive recenti:2004, Accelerato Torino-Napoli, Artiscope, Bruxelles, Belgium Media.comm(unity)/ comm.medium,a cura di/curated by Gabriele Perretta. Museo D’Arte Contemporanea Masedu, Sassari. Regards, a cura di Alessandro Riva, Artiscope, Bruxelles, Belgium. Heidi, Museo Nazionale Della Montagna Duca Degli Abruzzi, Torino. 2003, Neo Pop, Renate Schroder, Colonia, Germania. 2002, It’s About Time, Blue Gallery, Los Angeles, USA. 2000, Amici miei, Artiscope, Bruxelles, Belgio.1999

di Adriana Cesarò