Un’arte in via d’estinzione

Giugno 22, 2007 in Medley da Redazione

arte in via dUn tempo non vi era famiglia che la sera non si riunisse attorno alla radio per ascoltare i grandi classici del teatro recitati dalle star del momento. Poi, con l’avvento della televisione, le abitudini sono cambiate e con esse il palinsesto radiofonico. Eppure, a differenza dell’esperienza fallimentare del teatro in tv, lo sceneggiato radiofonico ha mantenuto immutato il proprio fascino, anche se gli amanti del genere non hanno molte occasioni di ascoltare nuove produzioni. I costi di realizzazione sono alti ed è molto più economico pagare un unico conduttore piuttosto che una compagnia di attori, un regista, un montatore ed un tecnico del suono. Se all’estero, inoltre, la maggior parte delle librerie ha una sezione dedicata all’audiolibro, in Italia quest’abitudine sembra riservata alle fiabe per bambini. Esiste però una categoria di persone per le quali l’unico mezzo di accesso alla cultura è proprio questo, ovvero i non vedenti. L’Unione Italiana dei Ciechi si propone pertanto, attraverso il Centro Nazionale del Libro Parlato, di conservare presso i propri archivi tutte le produzioni possibili alle quali, previa prenotazione, possono accedere le persone impossibilitate alla lettura. A Bologna esiste inoltre l’associazione culturale Ondanomala che è fra le pochissime in Italia capace ancora di realizzarne. “Ho cominciato come assistente di Arnaldo Picchi, il mio professore di regia al Dams”, dice Emilio Guizzetti, il presidente. “Poi ho curato la regia di un racconto umoristico di Poe e una serie di dieci puntate tratte dalle avventure di Sherlock Holmes, trasmesse inizialmente da un’emittente regionale e successivamente dal circuito nazionale InBlu”. Recentemente Ondanomala ha realizzato l’ambizioso progetto A Viva Voce, ovvero dieci testi teatrali registrati su cd da donare proprio al Centro Nazionale del Libro Parlato. “E’ stata un’esperienza incredibile, alla fine ci hanno lavorato quasi cinquanta persone fra sceneggiatori, registi, attori e tecnici. Inoltre abbiamo avuto modo di collaborare con dei mostri sacri. Io, ad esempio, ho curato la regia de La signorina Papillon di Stefano Benni che mi ha voluto conoscere”, continua Rossella Caterina Lippi, direttore artistico. Il lavoro che sta dietro ad una produzione di questo tipo è enorme. Innanzitutto la scelta dei testi. “Drammatizzare un racconto significa praticamente scrivere un’opera nuova. Un testo teatrale invece è già in battute, ma è comunque un qualcosa pensato per essere visto. L’abilità sta nel lavorare il testo senza stravolgerlo e mantenendo lo stile dell’autore” dice Guizzetti. Poi va scelto il cast. “E qui viene il bello, perché dobbiamo dimenticarci completamente dell’aspetto fisico dell’attore. Un brutto attore può interpretare il Principe Azzurro, se ha una bella voce. Mentre al cinema questo non succede mai, perché siamo legati agli stereotipi” continua Lippi. “Allo stesso tempo bisogna stare molto attenti, perché persone che fisicamente non confonderesti mai, possono invece avere voci simili. Se li fai recitare nella stessa opera, ne risulterà qualcosa di confuso e di indecifrabile”. Una volta terminata la registrazione, che Ondanomala incide presso il centro di produzione dell’Antoniano (quelli dello Zecchino d’oro, per intenderci), si passa alla fase di montaggio e post produzione. Si aggiungono le musiche, le ambientazioni ed i rumori di fondo. “Per ‘ambientazione’ intendiamo il luogo ove si svolge l’azione: un giardino, una strada o la cella di una prigione… Poi ci sono i ‘rumori’ che sono strettamente legati alle azioni: una porta che si chiude, un clacson o il rumore di passi”, continuano i due. A volte usiamo le library, cioè suoni preesistenti, altre volte invece li ricreiamo dal vivo. Una volta terminato il lavoro, i ragazzi di Ondanomala lo ‘testano’ su non vedente che segnala le eventuali imperfezioni. “Questo è il segreto dell’accuratezza dei nostri lavori: se un cieco non trova sbavature, significa che non ve ne sono”.

di Corrado Rodigari