Ultras
Maggio 20, 2004 in il Traspiratore da Redazione
Nei giorni delle partite, troppo spesso, radio, giornali e televisioni aprono i loro bollettini non con le cronache sportive, bensì con quelle delle violenze insulse che succedono sugli spalti ed attorno agli stadi, sui treni dei tifosi o nelle stazioni. Genericamente si parla di degrado sociale, ultras e insensatezza giovanile. Qualcuno è andato più a fondo e ha studiato il fenomeno. Ne parliamo con il dottor Sébastien Louis, la cui tesi di dottorato è un saggio che esamina il movimento ultrà in Italia dalla nascita ad oggi. Sébastien (per contatti ed approfondimenti: [email protected]), laureato in Storia e da sempre appassionato di calcio, negli ultimi dieci anni ha girato gli stadi d’Europa, e d’Italia in particolare, per comprendere come un gruppo di tifosi diventi un manipolo di estremisti. La sua partecipazione decennale al gruppo di ultras dell’Olympique Marsiglia, squadra di cui è tifoso, gli ha ovviamente consentito di avvicinare e di comprendere più facilmente molti aspetti di questo fenomeno.
Perché questa ricerca?
L’analisi del fenomeno ultras è uno spaccato delle evoluzioni della società italiana negli ultimi trenta anni. Vista la mia formazione di storico, la mia ricerca non si è limitata al campo dei comportamenti umani, ma ha delle strette connessioni con studi sociologici ed etnologici.
Come è nato il fenomeno ultras in Italia?
Alla fine degli anni ‘60, sulle tribune degli stadi di calcio italiani, gruppi di giovani supporter danno vita a nuove strutture associative. Nel 1968 nasce il primo gruppo ultras, che apre la strada ad un modello aggregativo che continuerà a svilupparsi per tutto il decennio successivo, dapprima intorno alle grandi squadre dell’epoca, per estendersi poi alle categorie inferiori. Questi assembramenti di giovani si distinguono dai supporter tradizionali per il modo attivo ed organizzato di incoraggiare la loro squadra del cuore. Ogni gruppo ultras si caratterizza con un nome simbolico e si inventa una coreografia per sostenere la propria squadra: gli stadi si riempiono di bandiere, nascono gli inni, si lanciano coriandoli e fumogeni, e qualche volta si arriva alla rissa con la tifoseria avversaria.
Lo sviluppo dei gruppi ultras negli anni ‘70 coincide con un periodo piuttosto tempestoso della società italiana, toccata a più riprese dalla violenza di gruppi estremisti, sia di destra che di sinistra. Le azioni dei tifosi si ispirano sia a quelle “terroristiche”, sia a quelle degli hooligan, le frange estremiste dei supporter della Gran Bretagna.
Come si è sviluppato negli anni ’80 e ‘90?
Negli anni ‘80, tutte le squadre professioniste hanno almeno un gruppo ultras e il modello italiano si diffonde in Europa, soprattutto tra i paesi latini.
Per molti ragazzi far parte di questi gruppi rappresenta un punto di forza, un motivo d’orgoglio personale. L’importanza degli ultras cresce sia all’interno dello stadio, dove diventano i veri padroni delle curve, sia all’interno delle società di calcio, che sempre più spesso devono accontentarne le richieste. Per far parlare di sé gli ultras ricorrono inoltre, sempre più spesso, alla violenza, fuori e dentro gli stadi, fenomeno che le forze dell’ordine all’inizio non riescono ad arginare.
Negli anni ’90 la repressione aumenta, ma il problema della violenza nel calcio resta molto grave, soprattutto perché degenera in atti di vandalismo gratuiti contro le forze dell’ordine.
Il fenomeno oggi…
A trent’anni dalla nascita, i gruppi di ultras sono una vera e propria istituzione, riconosciuta, suo malgrado, dal sistema. Dispongono di sedi, organizzano le loro comunicazioni attraverso Internet, libri e fanzine e hanno da centina a migliaia di iscritti a seconda dell’importanza del club.
Il nuovo decennio si annuncia pieno di insidie per gli ultras, la cui credibilità, grazie ad interventi mirati delle autorità, ad una condanna costante da parte dei media e alle nuove politiche commerciali dei club (orientati a supportare tifosi più tranquilli, disposti ad acquistare i prodotti del merchandising), è completamente minata dopo i fasti degli anni ’80 e ’90. Ciononostante, in Italia, i movimenti ultrà restano uno dei pochi fenomeni aggregativi dei giovani in cui la forza del gruppo prevale sulle individualità.
di S. Louis