Supereroi: effetti speciali al cinema
Ottobre 10, 2004 in Cinema da Redazione
In principio fu Batman. E fu un successo. Poi arrivarono i sequel, si vociferò a lungo dei Fantastici Quattro e poi…… e poi arrivarono X-men, Blade, Hulk, Daredevil, il Punitore, Catwoman e, prossimamente, Hellboy, Ghost Rider ed altri. Senza dimenticare Judge Dredd e i kolossal Spider-man 1 e 2. L’nvasione di pellicole cinematrografiche dei più e meno conosciuti personaggi dei fumetti americani è un fenomeno che visto nella sua integrità ha del nuovo e che merita di soffermarvisi un attimo per ragionarlo e giustificarlo.
Se si guarda alla storia del cinema, gli sceneggiatori sono da sempre stati influenzati dall’immaginario dei creatori dei fumetti, questi a loro volta conquistati dalle storie dei romanzieri. Fin dai più antichi Tarzan e Phantomas, il cinema deve molte delle sue creature ai pastelli ed ai carboncini dei disegnatori. E non si può dire che i supereroi, ovvero gli eroi dotati di poteri trascendenti l’umano, si siano affacciati per la prima volta sul grande schermo con il film di Tim Burton: diversi anni prima Flash Gordon aveva già conquistato le platee, e il Superman di Cristopher Reeve era entrato nell’iconoclastia mondiale. Intanto i produttori avevano realizzato anche delle serie televisive, come Flash, con discreto successo.
E’ solo con il Batman di Tim Burton però che le atmosfere si fanno nere, che il gotico si impone come scenografia ideale per il mondo supereroistico, e che lo spessore psicologico degli albi trova un corrispettivo nelle storie dei registi. Da allora gli effetti speciali non hanno fatto che progredire, ed il digitale permette oggi di rendere giustizia alle evoluzioni grafiche dei disegnatori più plastici che hanno visitato le pagine di suddetti eroi. Questa è una delle giustificazioni del fenomeno supereroistico. Scene che ieri avrebbero rischiato di sembrare ridicole se interpretate da attori in carne ed ossa (e che a volte lo sono effettivamente state, vedasi alcune scene dell’Uomo Ragno di fine anni Settanta) diventavano ora plausibili interpretate da attori in carne, ossa e digitale.
Non è questa l’unica ragione del successo degli eroi dei comic book rivisitati da Hollywood. I produttori, registi, sceneggiatori ed attori di oggi sono quelli cresciuti a forza di pane e fumetti. Hanno spesso nel loro stesso cromosoma le storie di Clermont, Stan Lee, Frank Miller, Mignola e le tavole di Romita, Quesada, McFarlane e Jim Lee. Fan loro per primi della mitologia delle case editrici americane (Marvel, DC Comics, Dark Horse ed Image), sono ansiosi di cimentarsi con i propri stessi eroi, di dimostrare quanto hanno interiorizzato delle pagine e pagine sfogliate nell’ultimo trentennio. Non per niente Superman è arrivato al cinema decenni prima di Batman e X-men.
Non basta però prendere un personaggio di successo per stracciare i record di incassi. Non sono poi neanche i nomi del gota di Hollywood a garantire il risultato: Ben Affleck non fa un buon Devil, così come un misconosciuto Ron Perlman non inficia l’onesto risultato di un Hellboy o Hugh Jackman la credibilità di Wolverine. Ancora, la firma di un gran regista non vale certificato di garanzia (Ang Lee scritto in piccolo sotto la parola Hulk nella locandina del film), nè i grossi nomi della musica possono tenere a galla un film altrimenti non eccelso: incredibile il cast assemblato per la trsposizione di Spawn, creatura del «manager» Todd McFarlane, dove figurano nomi del calibro di Metallica, Marilyn Manson, Korn, Orbital, Moby, Prodigy e Incubus.
L’alchimia per il bel film è difficile da trovare, ed ancora una volta non è pianificabile a tavolino, con un tot di attore rinomato, un tot di regista di fama, ed una valanga di scazzottate ed effetti speciali. Per carità, il Devil di qualche mese fa sarà pur piaciuto, ed avrà portato al successo l’ennesima band ghotic-metal (Evanescence), ma gli effetti speciali della lotta sull’organo da chiesa più enorme dell’universo rimangono penosi.
Infine un problema enorme degli adattamenti cinematografici dei fumetti a stelle e strisce resta la fedeltà alla storia originale. L’Uomo Ragno, gli X-men, Batman e gli altri hanno alle spalle decine d’anni di esistenza, con intrecci e colpi di scena impossibili da ricreare nelle due ore di un lungometraggio. Non tradire le aspettative dei fan rimane dunque difficile; ed ancor più quando lo sceneggiatore di turno vuole mettere la sua firma, per dare la sua interpretazione o, ancora peggio, per influenzare il processo creativo delle uscite a fumetti. Purtroppo, da questo punto di vista, la quasi totalità dei film di supereroi è un fallimento. Peggio, sembrerebbe che i loro stessi creatori incoraggino questi stravolgimenti di sceneggiatura, con Stan Lee stesso (padre putativo dell’Uomo Ragno) che fa una capatina in entrambi i film diretti da Sam Raimi.
Per gli X-men la commercializzazione dell’evento è ancora più deleteria. Vista la giovane età degli spettatori in sala, che poi non hanno esitato a gettarsi sul fumetto nei negozi specializzati, gli autori hanno stravolto trame, disegni e target del prodotto, creando addirittura una serie che riprende e prolunga gli stravolgimenti presentati come situazione «status quo» nel film. Sarebbe molto complicato spiegare ad un ragazzino di dieci, dodici anni che l’Uomo Ghiaccio ha nel fumetto la stessa età di Ciclope e Jean Grey, che Rogue non è così giovane o che Nightcrawler è nel gruppo dagli anni Ottanta, ed ha quindi già una trentina d’anni suonati. O che Charles Xavier non è sempre stato in carrozzina, che Mystica e Magneto non possono vedersi o che la storia d’amore tra Wolverine e Marvel Girl è finita da anni ed anni ed anni.
Nella foga attuale di produrre gli eroi a fumetti da parte del cinema si confondono come visto diverse cause: le maggiori possibilità offerte dagli effetti speciali, che permettono ai personaggi di librarsi in scenografie diurne e non li obbligano a caverne oscure o a notti senza giustizia da The Crow; la passione generazionale degli autori di Hollywood; la voglia delle case editrici di mettersi in mostra per poi approfittare del merchandising, e per attirare nuove frotte di lettori. Ma al fine di far prendere la pasta tra personaggio, regista, attori e colonna sonora si deve utilizzare con accortezza la risorsa della computer grafica e possibilmente rendere giustizia alla storia originale dell’eroe. Mentre gustiamo ancora Spiderman 2 e Hellboy (se vi è possibile, evitate Catwoman e The Punisher), speriamo che questi ingredienti siano sapientemente dosati nelle pellicole che già ci sono promesse per il futuro: Sam Raimi e tutto lo staff hanno già firmato per Spiderman 3, un terzo capitolo di X-men dovrebbe vedere il giorno senza problemi, Ghost Rider dovrebbe farsi conoscere dal grande pubblico nei prossimi mesi, Capitan America I Vendicatori e Iron Man stanno aspettando solo di essere messi alla prova; e forse si rimetterà mano al progetto di cui tanto si parlò alla fine degli anni ’90, un film che renda giustizia ai Fantastici Quattro.
di Diego DID Cirio