Storia della carta in Italia | Sudate Carte Curiosità IV edizione

Gennaio 31, 2006 in Sudate Carte da Stefania Martini

FabrianoNel viaggio alla scoperta dell’evoluzione dei metodi e delle materie impiegate nella fabbricazione della carta, uno zoom su come si sviluppò nel nostro paese una delle industrie a tutt’oggi più fiorenti.

Come illustrato nel corso della seconda parte (Storia della carta (parte II)) della storia dell’evoluzione dei metodi e delle materie impiegate nella fabbricazione della carta, furono gli Arabi ad introdurla in Europa, a partire dal 711 d.c., quando invasero la Spagna.

Molti documenti attestano che, già nel XIII secolo, in Italia si consumavano grandi quantità di carta. La carta, di provenienza sia araba che spagnola, faceva parte dei commerci che i Genovesi e i Veneziani intrattenevano con Barcellona e Valencia.

Le prime cartiere nacquero, tuttavia, ad Amalfi, la Repubblica Marinara del sud, che intratteneva stretti rapporti commerciali con Damasco, nel 1220.

Nel 1276 venne attivata la prima cartiera a Fabriano, nelle Marche.

Le aree in cui si diffuse la produzione della carta nel nostro paese furono quelle dell’Italia settentrionale e centrale, data la notevole disponibilità di lino che vi si coltivava.

A Bologna si tesseva la rinomata “tela bolognese”, ed è probabilmente grazie a questo fattore, insieme al richiamo esercitato dall’Università, che la città divenne un grande centro cartario.

I cartai italiani furono, inoltre, i primi a servirsi di filigrane per contrassegnare la propria carta, usanza assolutamente sconosciuta ai Cinesi e agli Arabi.

Questa marca, la cui invenzione è probabilmente dovuta al caso, costituì presto il mezzo di identificazione della cartiera d’origine, del titolare dell’attività, del formato e della qualità del prodotto.

Fabriano, in particolare, mantenne a lungo la supremazia grazie soprattutto ad alcune tecniche innovatrici che hanno costituito, per secoli, elementi determinanti per la fabbricazione della carta quali l’invenzione della pila a magli multipli usata per la preparazione della mezza-pasta dagli stracci; l’impiego della gelatina animale per rendere la carta resistente ai liquidi, quindi scrivibile; lo sviluppo della filigrana da semplice effetto in chiaro a riproduzioni multitonali tridimensionali.

Tali perfezionamenti tecnici introdotti e affinati dai Fabrianesi influirono in modo determinante sulla resistenza nel tempo e sulla qualità della carta, che divenne il supporto per la scrittura più diffuso e conveniente, essendo meno costosa della pergamena e degli altri materiali usati prima della sua invenzione.

Con la nuova tecnica dei caratteri mobili per la stampa la carta, nella seconda metà del XV secolo, assume il ruolo di strumento e di veicolo insostituibile per la diffusione della cultura e della informazione.

Grazie all’elevatissima qualità raggiunta, per almeno 200 anni l’Italia dominò il mercato della carta, sostituendosi nell’approvvigionamento dell’Europa alla Spagna ed a Damasco.

A partire dalla metà del XVI secolo, la supremazia passò ad Anversa e all’Olanda, grazie all’invenzione del cilindro olandese (si veda Storia della carta (parte III))), che fu introdotto dai maestri cartai italiani nelle loro fabbriche solo nel XVIII secolo.

Quasi in contemporanea le industrie cartiere italiane iniziarono ad utilizzare anche la macchina “sans-fin”, la prima delle quali viene attivata nel 1807 da Paolo Andrea Molina nella sua fabbrica a Borgosesia.

Solo qualche anno più tardi ne compariranno altre in alcune cartiere piemontesi.

di Stefania Martini