Sovrana dell’eternità

Ottobre 27, 2002 in il Traspiratore da Redazione

32249Delle sette meraviglie del mondo antico, una sola è sopravvissuta: la Grande Piramide, la maggiore delle tre della Pianura di Giza (Il Cairo, Egitto), i complessi funerari dei Faraoni della IV dinastia dell’Antico Regno (2600-2500 a.C. circa), e cioè Cheope il padre, Chefren il figlio e Micerino il nipote.

Per capire il significato della Grande Piramide, non bisogna però considerarla come un unico monumento isolato – anche se oggi i tre giganti di Giza sono privati di quello che un tempo li circondava – ma come il monumento chiave di un vasto complesso architettonico. Ai confini del deserto, infatti, sul bordo del Nilo, c’era un tempio d’accoglienza in cui venivano effettuati riti di purificazione. Di là partiva una galleria che portava a un tempio situato sul lato est della piramide. Tutt’attorno erano costruite le tombe dei nobili: una vera e propria Necropoli.

Osservata in un disegno o in un modello, la piramide appare semplice, ma basta avvicinarsi ad essa ed alzare lo sguardo alla sua sommità perché tutto divenga diverso. Basta penetrare all’interno perché i passaggi stretti e bui diano strane sensazioni. E’ una costruzione enorme, gigantesca, realizzata da un Faraone che ci ha lasciato, oltre alla piramide, solo una piccola statua di sé, alta non più di 9 centimetri!

Rivestimento del luogo di sepoltura, mausoleo che fungeva da scala verso il cielo per il defunto, libero dalle tenebre eterne e in volo verso il cosmo, costruzione sacra: questo rappresentava per gli antichi Egizi la piramide.

La Grande Piramide di Cheope è unica per il fatto che ha corridoi e stanze nella parte interna della struttura, mentre tutte le altre (quelle di Giza non sono infatti le uniche!) hanno, in pratica, solo un passaggio che conduce ad una camera al livello del suolo o nella roccia sottostante. In origine era alta 148 metri (oggi misura in altezza circa 137 metri) e la base misurava in maniera estremamente precisa 230 metri per ogni lato. E’ costituita da 2.300.000 blocchi di granito dal peso medio che varia dalle due alle quindici tonnellate. L’esterno della piramide doveva essere completamente ricoperto con una particolare pietra riflettente, chiamata “Calcare di Tura”, ma nel Medio Evo i blocchi di rivestimento vennero riutilizzati per costruire edifici del Cairo. E’ stato provato che, se fosse ancora all’esterno (oggi ne è rimasta un’infima parte sulla cima), questa pietra, permetterebbe, al sorgere del sole, di vedere la piramide addirittura dalla luna.

Le quattro facce della grande piramide sono rivolte esattamente verso il Nord, il Sud, l’Est e l’Ovest. Recenti calcoli hanno poi dimostrato che la differenza con il polo Nord magnetico è appena di tre minuti di grado (0,015%), un valore davvero impressionante. Quelli che inizialmente si pensava fossero dei semplici condotti di aerazione all’interno di essa, si rivelarono dei veri e propri cunicoli stellari, puntati con la massima precisione verso le costellazioni in direzione delle quali l’anima del Faraone, dopo la morte del corpo, si sarebbe tramutata in stella imperitura. Come se tutto ciò non fosse sufficiente, la piramide di Cheope è situata proprio nel punto dove si incrociano il 30° meridiano ed il 30° parallelo: potrebbe essere definita “il Centro del Mondo”!

Si diceva addirittura che all’interno della Grande Piramide vi fossero mappe stellari e globi terrestri estremamente precisi. Nel IX secolo, il Califfo governatore del Cairo, Al Mamun, grande cultore di scienza (aveva messo in discussione i risultati di Tolomeo), arrivato al Cairo nell’820 d.C. con un grande seguito di scienziati, decise di mettersi alla ricerca dei tesori nascosti nella Grande Piramide. Assunse una squadra di cavapietre con l’ordine di praticare una galleria nella facciata settentrionale della stessa, con la speranza di trovare le camere sepolcrali e tutti i tesori annessi. Al tempo del Califfo, infatti, l’ingresso della piramide era occultato (durante l’occupazione romana solo la parte sotterranea della Grande Piramide era stata visitata). La fortuna lo baciò perché il tunnel scavato dai suoi operai confluì nel corridoio discendente che parte dall’ingresso, nascosto, della facciata settentrionale.

Il corridoio porta a quella camera sotterranea descritta da Strabone, priva di lucroso interesse. La fortuna continuò ad essere vicina al Califfo, perché la vibrazione degli arieti contro le pareti fece staccare un blocco di pietra calcarea dal soffitto del corridoio discendente, svelando un’altra via, che sale inoltrandosi nel cuore della piramide. Gli operai scoprirono, quindi, l’esistenza di un corridoio ascendente, bloccato da enormi tappi di durissimo granito, impossibile da frantumare. Si preferì allora scavare nel calcare una galleria che aggirasse l’ostacolo, creando così l’attuale strada percorsa dai turisti per imboccare il corridoio ascendente. Alla fine del corridoio, si scoprì una prima camera completamente vuota, chiamata dagli Arabi Camera della Regina. Dopo la prima delusione si esplorò la Grande Galleria, che stranamente ha il pavimento con forma di canale incassato, e alla sua sommità la Camera del Re, che apparve desolatamente spoglia, ad eccezione di un sarcofago di granito vuoto, privo di mummia regale, di iscrizioni e di coperchio.

Pur non riuscendo a dare alla scienza quella grande scoperta che sperava di fare investendo una parte considerevole dei suoi averi, il Califfo diede ai posteri la possibilità di ammirare gli interni di questa costruzione unica, che non ha ancora rivelato tutti i suoi segreti (come dimostrano i continui e recenti tentativi degli archeologi, che mandano in avanscoperta piccoli robot dotati di telecamera, dalle dimensioni di un trenino elettrico, per esplorare nuovi cunicoli) e che sfida tuttora l’Eternità.

Il Traspiratore – Numero 39

di S. El Sebaie